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Perché è il momento di considerare la Cina un’asset class a sé stante

L'apertura dei mercati finanziari della Cina consentirà una costante affermazione degli asset di Pechino, che beneficeranno di flussi di acquisto decorrelati dai mercati emergenti.

18 Luglio 2018 07:50

Il percorso verso l'internazionalizzazione del renminbi della Cina (RMB) sta proseguendo senza soluzione di continuità. Un contributo importante potrà fornirlo l’inclusione nei benchmark delle azioni e delle obbligazioni locali (onshore) che dovrebbero attrarre maggiori flussi di capitali internazionali nei prossimi anni. Nel frattempo Pechino sta proseguendo nel suo programma di transizione strutturale - da un’economia di quantità a una più incline alla domanda interna e focalizzata su settori a maggior valore aggiunto - accelerando le riforme necessarie.

I DAZI COMMERCIALI SPINGERANNNO LE RIFORME


“A questo proposito, l'escalation delle tensioni commerciali sembra aiutare a spingere la Cina ad accelerare il suo programma di riforme che include, prima di tutto, l'ulteriore apertura agli investitori stranieri del settore finanziario del paese” sottolinea Vincent Mortier, Group Deputy CIO and Asia ex Japan supervisor di AMUNDI. Infatti, tra le riforme cruciali del governo per agevolare una transizione strutturale verso un modello di crescita di alta qualità, l'apertura dei mercati finanziari della Cina ricopre un ruolo di primo piano. Una situazione in evoluzione che, nel corso del tempo, dovrebbe supportare le valutazioni delle azioni cinesi.

CINA, UNA NUOVA ASSET CLASS A SÉ STANTE


“Dal punto di vista degli investitori, alla luce delle variazioni della composizione dell'MSCI che terrà conto nei prossimi anni in misura crescente delle azioni cinesi, sarà interessante considerare la Cina come una nuova asset class a sé stante e non solo come parte dell'esposizione ai mercati emergenti” specifica Vincent Mortier. Un ragionamento che è ancora più pertinente per gli investitori a lungo termine i quali, secondo l’esperto, non possono più permettersi di trascurare i mercati cinesi per diversificare il portafoglio.

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MSCI CHINA A-SHARE -30% DAL PICCO DI GENNAIO


Nel frattempo, il mix composto da una correzione importante del renmimbi con il peggioramento delle aspettative di crescita in Cina nelle ultime settimane, ha determinato un clima di minore fiducia del mercato. Basti pensare che l’MSCI China A-share (azioni quotate sulla Borsa di Shanghai) è sceso di quasi il 30% dal picco toccato a fine gennaio 2018: una correzione che però permette alle attuali valutazioni di esprimere un premio interessante sia in termini assoluti che in termini relativi rispetto al mercato H-share (azioni quotate sulla Borsa di Hong Kong) su base storica.

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AZIENDE DOMESTICHE E LEGATE AI CONSUMI


Nel breve termine gli esperti di AMUNDI preferiscono restare cauti su entrambi i mercati (A-share e H-share), almeno sino a quando non saranno chiare le dinamiche circa la risoluzione dei driver negativi. Se però l’orizzonte temporale d’investimento è di medio-lungo termine il mercato A-share appare interessante. Volendo rintracciare punti di ingresso, a livello di titoli, i professionisti di AMUNDI individuano in quelli domestici e in quelli delle compagnie orientate ai consumi le migliori opportunità.
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