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Il bitcoin sotto tiro trova rifugio nella Crypto Valley svizzera

Attaccato su più fronti e con quotazioni in calo, il bitcoin è diventato popolare nel ricchissimo cantone di Zug, dove il colosso cinese del mining ha aperto una succursale.

1 Febbraio 2018 07:50
financialounge -  bitcoin Bitmain Technologies blockchain svizzera zug

Per il bitcoin e i suoi fratelli, sotto tiro nel resto del mondo, sembra esserci una nuova, ricca famiglia “adottiva”: il cantone di Zug, quello dei Paperoni della Svizzera. Questo incantevole angolo di Confederazione situato tra Zurigo e Lucerna, dove i franchi non crescono sugli alberi ma si trovano in grandi quantità nelle banche, si sta trasformando in una vera e propria Crypto Valley, come lo hanno ribattezzato da quelle parti.

Non a caso Bitmain Technologies, colosso cinese del mining – il processo di creazione del bitcoin – ha aperto una filiale proprio nel cantone di Zug, dove spera di trovare spazi di crescita dopo i giri di vite imposti dal governo di Pechino sulle criptovalute. Nel resto del mondo il periodo d’oro del bitcoin, almeno per il momento, sembra un ricordo.

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Sotto attacco da più fronti – ultimo il divieto di Facebook di pubblicizzare contenuti legati alle criptovalute – la più nota tra le criptovalute è tornata intorno a quota 10mila dollari, livello più basso da novembre scorso. Ma mentre quello cinese e altri governi (russo e sudcoreano tra gli altri) si affannano a imbrigliare lo sviluppo delle criptovalute, il governo svizzero mostra un atteggiamento benevolo nei confronti della blockchain, la tecnologia usata (anche) per utilizzare i bitcoin. Tendenza a incoraggiare l’innovazione, possibilità di ottenere finanziamenti e presenza di prestigiosi istituti di ricerca sono tutti punti a favore della nascita di una Crypto Valley svizzera. Ma il passato non si può cancellare facilmente, neanche con la parola magica “blockchain”.

Alcuni osservatori, infatti, guardano con un certo sospetto a questa luna di miele tra la Svizzera e le criptovalute. Per anni la Svizzera è stata associata al segreto bancario: una cassaforte nel cuore dell’Europa dove mettere al sicuro – con garanzia dell’anonimato – capitali provenienti da ogni angolo del globo. Un elemento, quello dell’anonimato, che guarda caso accomuna anche la maggior parte delle criptovalute. E così il segretario del Tesoro americano Steve Mnuchin non le ha mandate a dire e ha puntato il dito proprio sulla Svizzera: “Vogliamo essere certi che il Bitcoin non diventi il conto cifrato svizzero del futuro, vogliamo assicurarci che i cattivi non utilizzino questo strumento per fare del male”.

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Ma agli svizzeri le preoccupazioni degli americani sembrano interessare poco. Infatti il ministro dell’Economia Johann Schneider-Ammann, partecipando in veste ufficiale alla Crypto Finance Conference di St. Moritz, ha salutato i giornalisti dicendo chiaro e tondo che la Svizzera “vuole diventare la crypto-nation”.
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