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Hedge Fund, gli anni d'oro restano un ricordo

Nel 2017 hanno messo a segno la miglior performance da 4 anni, ma non è un ritorno in auge. Costano tanto e non "valgono" i rendimenti, spesso simili agli ETF.

12 Gennaio 2018 06:50
financialounge -  ETF George Soros hedge fund Morning News rendimenti volatilità

Una volta erano le star del firmamento finanziario, guardati da tutti con invidia e ammirazione, capaci di portare a casa ritorni stellari comparati con quelli dei gestori ‘normali’. Ma erano gli anni '90, quando grazie alla leva un George Soros si permetteva di sfidare stati sovrani importanti come la Gran Bretagna e l’Italia sul campo di battaglia del forex e di vincere, anzi stravincere. Poi c’è stata la bolla di Internet, dopo ancora quella dei subprime, intanto sono arrivati gli ETF che hanno permesso praticamente a tutti di prendere posizione su tutto, anche con leve importanti, e il tramonto degli hedge fund è iniziato.

Ora il FT ci dà la notizia che nel 2017 hanno messo a segno le miglior performance da 4 anni. I mostri sacri sono tornati? Non esattamente. Se andiamo a vedere le performance registrate dalla società specializzata HFR vediamo che in complesso nel 2017 hanno portato a casa poco meno del 10%. In un anno in cui un ETF sullo S&P 500 ha fatto più del doppio. All’interno delle varie categorie di hedge fund il panorama è molto variegato, si va dall’oltre 13% di perfomance dei fondi equity, che scommettono sull’azionario sia al rialzo che al ribasso, fino al fanalino di coda rappresentato dai fondi macro, una volta protagonisti di guadagni spettacolari, che nel 2017 si sono dovuti accontentare di poco più del 2%.


Bisogna tener conto che il costo del capitale per gli hedge fund è molto elevato, causa anche il ricorso alla leva, e quindi per essere profittevoli devono portare a casa performance molto migliori dei fondi di investimento normali, per non parlare degli ETF. Il problema è che il miglior amico degli hedge fund, quello che fa da moltiplicatore alle scommesse con la leva, si chiama volatilità. E la volatilità è stata il grande assente dai mercati anche nel 2017. Certo, c’è chi ha fatto meglio della media, soprattutto tra gli hedge azionari. Il FT cita Whale Rock Capital e Light Street Capital, che hanno portato a casa nel 2017 rispettivamente il 36,2% e il 38,6%, e Tiger Global con un tutto sommato rispettabile 27,5%.

APPROFONDIMENTO
2018: il ritorno della volatilità?

Se andiamo a vedere il settore macro, vale a dire quello delle scommesse legate ai tassi di interesse, ai cambi e ai fattori geopolitici, il panorama invece è desolante. Il magrissimo ritorno del 2,3% nel 2017 fa seguito all’ancora più magro 1,0% realizzato nel 2016. Se si pensa che le fee che l’investitore paga per investire in un hedge partono da un fisso intorno al 2% cui si aggiunge un 20% di fee di performance c’è poco da stare allegri. E infatti nel 2017 il numero di hedge fund che ha chiuso i battenti ha superato il numero di chi ha aperto bottega. Un fenomeno che va avanti da tre anni di fila.
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