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Idee di investimento – Azioni – 18 giugno 2018

È sempre importante distinguere tra gestione attiva e speculazione sfruttando i temi di investimento a lungo termine come Cina, innovazione, robotica e intelligenza artificiale.

18 Giugno 2018 09:14

La gestione attiva piace al 73% degli investitori professionali italiani che preferiscono strategie attive pure o a predominanza attiva rispetto a quelle passive. È il risultato di un sondaggio condotto per conto di GAM Investments da FINER, il think tank fondato da Nicola Ronchetti che coniuga ricerche di mercato con l’attenzione al capitale umano.
Le evidenze del sondaggio, illustrate nell’articolo GAM: “Sette investitori italiani su dieci preferiscono la gestione attiva”, sono state presentate da Alexander S. Friedman, CEO del Gruppo GAM, e Riccardo Cervellin, country head per l’Italia, in occasione della ricorrenza per i 35 anni di esperienza nella gestione di strategie di investimento attive del gruppo.

DISTINGUERE TRA GESTIONE ATTIVA E SPECULAZIONE


Occorre tuttavia distinguere tra gestione attiva e speculazione come specifica nell’articolo Ugolini: “Timing e gestione dinamica fondamentali con l’incertezza politica”, Edoardo Ugolini , Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4: “In tempi di eventi politici e non di trend economici il timing è molto importante e l’attività di gestione deve essere più dinamica al fine di limitare la volatilità (eliminarla è quasi impossibile). Di conseguenza, a livello tattico, abbiamo chiuso le posizioni long (rialziste) e aperto una piccola posizione short (ribassista) sull’indice FTSEMIB di Piazza Affari. Le posizioni sono state invertite successivamente. Come detto le scelte sono state dettate da un obiettivo di protezione del portafoglio, non da speculazione”.

A-SHARES, IL MERCATO AZIONARIO CINESE È SERVITO


Intanto l’inclusione graduale delle A-shares cinesi negli indici MSCI crea nuove opportunità nel mercato azionario Cina, sostenendo la preferenza di BlackRock per l’Asia emergente.
“La correlazione delle A-shares con le azioni globali potrebbe aumentare a mano a mano che gli stranieri aumentano l’esposizione, ma ci aspettiamo che ci vorranno anni, non mesi” commenta, nell’articolo A-shares, la porta d’ingresso principale per il mercato azionario cinese, Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist. Per ora, lo strategist vede le A-shares che offrono vantaggi di diversificazione e un’esposizione più completa alla ‘old’ e alla ‘new’ economia della Cina. Le A-shares (quotate a Shanghai) hanno una maggiore esposizione rispetto alle H-shares (quotate a Hong Kong) ai settori industriali e dei materiali, le cui prospettive di guadagno continuano a beneficiare delle riforme dal lato dell’offerta. “Inoltre – precisa Richard Turnill – riteniamo che il mercato stia sottovalutando la competitività globale dei produttori cinesi delle società della A-share. Il peso della capitalizzazione di mercato del settore tecnologico è più elevato nelle H-shares, ma le A-shares garantiscono una più ampia gamma di esposizione al settore tecnologico e una maggiore ponderazione per altri settori della ‘new ecomony’ quali l’healthcare e i beni di prima necessità”.

ORA IL MADE IN CHINA È NELL’INNOVAZIONE


D’altra parte, un numero crescente di aziende cinesi promuove l’innovazione interna ponendosi l’obiettivo di migrare verso un modello di business più redditizio e sostenibile. “Nei nostri incontri con il management abbiamo notato che un numero crescente di aziende sta promuovendo l’innovazione interna, nel tentativo di passare a un modello di business più redditizio e sostenibile. Si tratta di un fenomeno nuovo ed interessante, e stiamo valutando le motivazioni che hanno generato questa tendenza, così come le sue implicazioni di investimento” fanno sapere nell’articolo Il nuovo concetto di Made in China punta sull’innovazione gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (‘GSAM’). Inoltre, se è vero che la Cina è intrisa di una cultura che enfatizza in particolare la formazione e, più di recente, l’imprenditoria mentre il governo di Pechino è concentrato sul sostegno e sul miglioramento delle proprie infrastrutture, ciò che permette al colosso asiatico di sfruttare il capitale umano, le strutture e le infrastrutture di qualità sempre più elevata è il significativo aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) registrato negli ultimi anni. Non è certo un caso che stiano proliferando marchi nazionali cinesi sempre più competitivi sul mercato globale: produttori di componenti in settori come smartphone, robotica e droni che continuano a conquistare quote di mercato, con un contestuale aumento della riconoscibilità del marchio, del potere di determinazione dei prezzi e dell’influenza sui trend futuri di mercato.

ROBO ADVISOR, PRIVI DEL TOCCO UMANO DEL CONSULENTE


A proposito di robotica e intelligenza artificiale: è sempre più evidente quanto stiano già ridefinendo i processi lavorativi nell’industria, nell’agricoltura, nei servizi e anche nel wealth management. Infatti, tra le applicazioni che combinano robot e AI, i robo advisor costituiscono una delle punte più avanzate.
“Rappresentano un esempio di sviluppo tecnologico destabilizzante nel settore del wealth management. Queste macchine forniscono servizi di gestione del portafoglio automatizzati e online mediante una serie di algoritmi che riducono al minimo l’intervento umano” fa sapere nell’articolo Robotica e intelligenza artificiale, il wealth management investito dalla rivoluzione Dickon Corrado, analista degli investimenti di Capital Group, che poi aggiunge: “Anche se nuovi e tutti da verificare, e chiaramente privi di quel tocco umano fornito da un consulente finanziario, i robo advisor stanno diventando sempre più diffusi”.

BAROMETRO DEI PORTAFOGLI ITALIANI, PRUDENTE STABILE


Infine, vale la pena segnalare quanto è emerso dal Barometro dei Portafogli Globali elaborato dal Portfolio Research & Consulting Group (PRCG) di Natixis Investment Managers. Nonostante lo scorso anno la volatilità sia precipitata ai minimi (con il Value at Risk dei portafogli italiani a un livello mai registrato prima, sotto l’1%), non si è osservata una variazione significativa delle allocazioni di portafoglio degli investitori italiani, né nel corso del 2017 né quest’anno. Entrando più nel dettaglio, come si ha modo di leggere nell’articolo Portafogli, gli italiani continuano a puntare su Europa e fondi multi-asset, gli investitori italiani hanno confermato l’orientamento favorevole agli asset europei, per evitare il rischio di cambio (soprattutto verso il dollaro americano) e l’aumento dell’interesse (e dell’esposizione) ai prodotti multi asset. È aumentata pure la domanda di strategie azionarie più flessibili e, in parallelo, si affermano i fondi ESG, improntati a principi etici, sociali e di governance.
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