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Oro, assicurazione per tutte le stagioni del portafoglio

Il prezzo dell’oro dovrebbe continuare ad oscillare come fa da tempo intorno ai 1.300 dollari per oncia. Ma in caso di turbolenze sui mercati e crisi finanziarie il suo valore dovrebbe salire proteggendo una parte del portafoglio

5 Luglio 2018 14:11

Da inizio anno il prezzo dell’oro è in calo del quattro per cento circa: infatti dai 1.306 dollari l’oncia di fine dicembre 2017 si è passati ai 1.255 dollari delle quotazioni correnti. Il prezzo dell’oro al grammo in euro, invece, segna una contrazione di mezzo punto percentuale da inizio anno, dai 34,76 ai 34,59 euro per grammo. Secondo gli addetti ai lavori è probabile che le quotazioni del metallo giallo continuino a oscillare anche nei prossimi sei mesi intorno ai 1.300 dollari. Tuttavia, ci sono delle valide ragioni per prendere in considerazione l’oro se non come forma d’investimento perlomeno come bene rifugio per proteggere il portafoglio. Scopriamo insieme perché e come agire.

LE VARIABILI CHE INFLUENZANO IL PREZZO


Cominciamo col dire che analogamente a quanto accade per altre materie prime il prezzo dell’oro è influenzato da diverse variabili, sebbene siano tre le principali: effetto rarità, tassi di interesse USA, dollaro americano. Da millenni l’oro è considerato il bene prezioso per eccellenza anche e soprattutto per la sua rarità. Quello in circolazione è in quantità limitata e quello che si potrà estrarre nei prossimi anni sarà ancora meno abbondante che in passato. Questo aspetto conferisce al metallo giallo un effetto rarità che ne influenza e sostiene positivamente il prezzo nel corso del tempo. Prezzo che dipende anche dalla domanda del settore gioielleria e, negli ultimi anni, delle richieste provenienti dalle classi agiate dei paesi emergenti (con la Cina che mostra segnali di incremento della spesa per i preziosi mentre l’India conferma la sua frenata anche quest’anno per l’effetto combinato di tasse e regole più stringenti per l’acquisto di oro da parte dei residenti).

NESSUNA CEDOLA NÈ DIVIDENDO


Resta il fatto che il possesso dell’oro non produce nessun rendimento periodico certo: non prevede infatti né il pagamento di una cedola (come accade per i titoli di stato e le obbligazioni) e nemmeno la distribuzione di un dividendo (come succede per i possessori di azioni). Ne deriva che se il rendimento (o anche soltanto il rendimento atteso) di un altro bene rifugio cresce, tende ad influenzare negativamente il prezzo della domanda di oro. È il caso in particolare dei tassi di interesse dei Treasury (titoli di stato USA) ritenuti sui mercati finanziari un altro bene rifugio per eccellenza. Il fatto che negli ultimi mesi, il rendimento dei governativi americani sia salito ha di fatto ridotto la domanda di oro tra gli investitori internazionali, sempre più attratti dalle cedole generose dei titoli di Washington.

RELAZIONE INVERSA COL DOLLARO


Strettamente legato ai tassi USA, c’è il dollaro. Non a caso, dopo un periodo di apatia, il biglietto verde da aprile ha innestato la marcia al rialzo, guadagnando terreno sulle principali valute estere. Per esempio, tra il 18 aprile e il 13 giugno il dollaro ha guadagnato sull’euro circa 5 punti percentuali mentre le quotazioni dell’oro hanno perso il 4,5%, da 1.340 dollari l’oncia a 1.270 dollari l’oncia. Questa correlazione inversa tra l’oro e il dollaro USA (quando sale l’uno scende l’altro e viceversa) non sempre è confermata ma è molto frequente e bisogna quindi tenerne conto.

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IL RUOLO DELLE BANCHE CENTRALI


Così come bisogna tenere nel dovuto conto le operazioni di compravendita sul mercato da parte delle banche centrali di tutto il mondo: attività che servono a rafforzare le riserve degli istituti centrali per accreditarne l’autorevolezza sui mercati. A questo proposito si può citare il dato fornito dal World gold council, una delle principali istituzione internazionali nel settore aurifero, secondo il quale nel 2017 le banche centrali hanno acquistato una quantità di oro del 5% inferiore a quella del 2016.

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RANGE DI PREZZO TRA 1.250 E 1.300 DOLLARI


Tutto questo per spiegare perché la quotazione dell’oro sembra destinata a oscillare senza una precisa direzione tra 1.250 e 1.300 dollari l’oncia: la combinazione della domanda sul mercato (stabile tendente leggermente al ribasso), dei tassi di interesse USA (in graduale rialzo) e del dollaro (in lieve rafforzamento) sembrano escludere, almeno nel breve termine, rialzi dell’oro al di fuori di tale range.

EVENTI INATTESI


Tuttavia, un improvviso evento geopolitico (Iran?), piuttosto che politico (acutizzarsi del populismo in Europa) o una escalation della guerra commerciale potrebbe creare le condizioni per forti turbolenze sui mercati finanziari. In quel caso, l’oro rappresenterebbe un valido cuscinetto di protezione. Per esempio nel 2011, durante la crisi del debito della zona euro, mentre l’indice MSCI World delle borse mondiali è arrivato a perdere oltre il 17 per cento, le quotazioni dell’oro si sono rafforzate del 9,6%. A inizio 2016, quando i mercati temevano una brusca frenata della Cina, l’MSCI World in euro perse fino al 12% mentre l’oro si apprezzò del 16%. O ancora, nella settimana successiva all’esito del voto per la Brexit, a fronte di una sbandata dell’MSCI World (-4,9%), l’oro aumentò di valore di oltre sette punti percentuali.

COME UNA POLIZZA ASSICURATIVA


In pratica, se è vero che nel breve termine l’investimento in oro difficilmente potrà riservare soddisfazioni, nel medio lungo periodo costituisce un valido scudo alle turbolenze dei mercati. Per queste ragioni gli esperti consigliano un 5% del portafoglio investito in oro come investimento strutturale. Un investimento come una sorta di polizza assicurativa: non rende molto (o, al limite, fa perdere qualcosa) nelle fasi di calma relativa ma offre ritorni elevati nei momenti di estrema tensione sui mercati.

Perché mantenere una quota strutturale in oro in portafoglio


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COME INVESTIRE IN ORO


Ci sono diversi modi per investire in oro. Se si vuole investire in oro fisico, bisogna evitare l’investimento in gioielli in quanto il valore del pezzo acquistato è solo in minima parte legato all’oro. L’oro da investimento è quello acquistabile solo presso banche e società autorizzate (come per esempio Bolaffi Metalli Preziosi, Confinvest, Italpreziosi) e soltanto su questo oro da investimento non si paga l’Iva. Tuttavia, ci sono altri costi da sostenere. Ogni ordine (di acquisto o di vendita) di lingotti o monete d’oro (come per esempio la sterlina d’oro) comporta una commissione per l’intermediario che può arrivare anche fino al 10% dell’importo. Se si desidera evitare il rischio di furto in casa, le monete o i lingotti d’oro devono essere custodite in una cassetta di sicurezza che costa non meno di 30-50 euro l’anno. Inoltre va fatta la dichiarazione alla Unità di Informazione Finanziaria per l'Italia istituita presso la Banca d’Italia per i movimenti in oro per valori pari o superiori a 12.500 euro mentre, al momento della vendita, occorre inserire l’operazione nella dichiarazione annuale dei redditi e pagarci il 26% sulle plusvalenze realizzate.

LA VALIDA ALTERNATIVA DEGLI ETF


Una valida alternativa che assicura l’esposizione all’andamento dell’oro in dollari USA con costi minimi è quella degli ETF specializzati sull’oro. Rispetto ad investimenti come quelli che prevedono l’investimento in oro fisico ci sono molti vantaggi come minori costi di gestione e minori commissioni. Ce ne sono diversi quotati in Piazza Affari (per esempio l’ETF Gold Bullion Securities, ISIN: GB00B00FHZ82). Il costo di negoziazione (acquisto o vendita) di questo strumento finanziario è lo stesso che la propria banca o SIM applica per le compravendite di azioni ( di solito compreso tra lo 0,05% e lo 0,20% dell’importo investito o riscattato) mentre i costi di gestione si attestano intorno allo 0,40% all’anno e sono inclusi nel valore giornaliero dell’ETF.

STRUMENTI DERIVATI


Esiste anche la possibilità di effettuare un investimento in oro utilizzando strumenti derivati (futures). In questi casi l’acquirente non deve pagare subito il prezzo complessivo ma soltanto una percentuale, mentre il venditore non è tenuto a inviare l’oro fisico. Di norma si tratta di contratti della durata di tre mesi (durante i quali però si possono negoziare sul mercato) scaduti i quali è previsto che l’offerente trasmetta effettivamente l’oro a chi lo ha comprato a meno di un rinnovo attraverso la vendita di nuove futures. Si tratta in ogni caso di strumenti per investitori molto abili che puntano a massimizzare i guadagni (se il momento di entrata e quello di uscita sono giusti) ma che accettano di essere esposti anche a perdite ingenti (in caso di timing sbagliato).
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