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Carlo Benetti

Mercati emergenti, perché è il momento di fare uno stress test del portafoglio

Il dollaro americano e il rendimento dei titoli di stato USA sono le due principali variabili che regolano i destini di performance dei mercati azionari degli emerging markets

17 Maggio 2018 09:57
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“Al netto delle condizioni politiche globali, si stanno inasprendo anche le condizioni finanziarie che, combinate con il rafforzamento del dollaro, puntano dritto alla parte più vulnerabile dell’eco-sistema finanziario globale, le economie emergenti” mette in rilievo Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell'Alpha e il Beta del 14 maggio 2018.

UN APPROFONDIMENTO DOPO IL CASO ARGENTINA


Sebbene per GAM, in un orizzonte di lungo periodo, il “caso dei mercati emergenti” resti intatto, è doveroso un approfondimento della situazione alla luce di quanto accaduto di recente all’Argentina. “Rispetto al 2013, le attuali condizioni dei mercati emergenti sono molto diverse, e non è un caso che Argentina e Turchia siano accomunate da forti squilibri finanziari con l’estero” spiega Carlo Benetti.Il riferimento del manager è rivolto, in particolare, alle riserve internazionali e ai conti in ordine che mostrano una solidità migliore rispetto al passato per molti paesi dei paesi emergenti.

LA VARIABILE CAMBIO


Il problema è che, sebbene l’approccio di base vincente nell’investimento sia sempre quello di tipo bottom up (caratterizzato dalla rigorosa selezione degli emittenti e dei singoli titoli) a complicare le cose, nell’ambito dei mercati emergenti, c’è la variabile del cambio. “Le oscillazioni valutarie sono frequenti, ampie, brusche, tali da annullare gli effetti delle buone scelte selettive. Per questo la gestione dei mercati emergenti è soprattutto gestione del rischio valutario” puntualizza Carlo Benetti ricordando, a tale proposito come siano il dollaro americano e il rendimento dei titoli di stato USA (Treasury) le variabili principali che regolano i destini di performance dell’asset class.

LE MOSSE DELLA FED


Per quanto riguarda gli Stati Uniti in un orizzonte di medio termine, è difficile immaginare che possa proseguire la forza rialzista del dollaro: ne consegue che la grande incertezza riguarda l’inflazione e la normalizzazione dei tassi di interesse americani da parte della Federal Reserve. Resta il fatto che sia i fondamentali e sia l’orizzonte temporale di lungo termine depongono a favore dell’investimento in azioni e obbligazioni emergenti, anche in valuta locale.

APPROFONDIMENTO
Massima attenzione alla gestione del rischio dei portafogli

LO STRESS TEST AL PORTAFOGLIO


“La raccomandazione agli investitori è pertanto duplice: da una parte ribadiamo la ragionevolezza del posizionamento nell’asset class dei paesi emergenti, dall’altra raccomandiamo di condurre una specie di ‘stress test’ sul portafoglio, magari con l’aiuto di un esperto di fiducia” specifica Carlo Benetti consapevole che non ci sono classi di attivo immuni dal rischio di repricing.

Il consiglio è quindi quello di approfondire la tenuta del proprio portafoglio all’aumento dei tassi di interesse, verificare se la diversificazione è adeguata, se alle classi di attivo tradizionali, azioni e obbligazioni, si affiancano altre e diverse strategie flessibili e alternative.
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