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L’India è pronta a sfidare i giganti dell’economia digitale

La Goods and Services Tax (GST) ha unificato un’economia da 2mila miliardi di dollari e 1,3 miliardi di persone in uno dei mercati comuni più grandi al mondo.

8 Giugno 2018 11:34
financialounge -  india Kim Catechis Legg Mason Martin Currie mercati emergenti settore tecnologico

Le riforme producono evidenti slanci positivi in molti paesi emergenti: un assunto valido più che mai anche in India. Il problema è che le varie iniziative riformatrici assumono caratteristiche molto differenti le une dalle altre con ricadute positive che, spesso, vengono sfruttate in modo disomogeneo sia dai singoli paesi e sia, persino, dalle aziende dello stesso paese. “Ridurre le barriere commerciali, favorire i flussi di capitali, migliorare le infrastrutture e l’assetto istituzionale: con riforme come queste si producono cambiamenti sociali ed economici durevoli” sostiene Kim Catechis, Head of Emerging Markets di Martin Currie (gruppo Legg Mason).

APPROCCIO DI INVESTIMENTO ATTIVO


Se però dalle potenzialità economiche si passa agli investimenti finanziari, l’esperto reputa adatto un approccio attivo, basato sull’analisi fondamentale focalizzata sui titoli: il modo più efficace per selezionare le migliori opportunità del momento. La tesi di Kim Catechis è indicata in particolare all’India, paese che dall’entrata in carica nel 2014 del governo guidato da Narendra Modi ha beneficiato di molteplici riforme mirate a potenziare le infrastrutture e i fondamentali economici. Grazie anche a queste riforme la crescita del pil dell’India evidenzia ritmi record: proprio in questi giorni, per esempio, l’agenzia di rating Moody’s ha confermato le previsioni di crescita per quest’anno del 7,5%, stimando quelle per il 2018 al 7,3%.

LA GOODS AND SERVICES TAX (GST)


Ma quali sono i fattori che hanno potenziato i fondamentali dell’India? Innanzitutto l’introduzione, nel luglio dello scorso anno, della Goods and Services Tax (GST). “Ha segnato una nuova era nell’economia dell’India, sostituendo oltre una dozzina di tasse federali e statali. Un’iniziativa che ha consentito di unificare un’economia da 2mila miliardi di dollari e 1,3 miliardi di persone in uno dei mercati comuni più grandi al mondo” spiega Kim Catechis. In pratica, la GST ha semplificato la struttura fiscale, puntando, in un colpo solo a incentivare l’attività economica, limitare il peso fiscale e incrementare i consumi. In parallelo, il governo indiano ha cercato di ridurre l’evasione fiscale, aumentare le entrate statali e, in prospettiva, incrementare il PIL.

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IL PROGRAMMA AADHAR


Un altro driver importante è Aadhar, un programma di riforme indiano basato sul più imponente database di identificazione biometrica al mondo. L’obiettivo di questo progetto è fornire a tutti i cittadini un’identità ufficiale e verificabile: una sfida importante dal momento che fino a pochi anni fa circa metà della popolazione indiana non aveva nemmeno un certificato di nascita.

IL PROGRAMMA DI INCLUSIONE FINANZIARIA


Al fianco di questo programma il primo ministro Modi ne ha sviluppato un altro di inclusione finanziaria. È stato battezzato Jan Dhan, ed ha già creato oltre 300 milioni di nuovi conti bancari low-cost proprio grazie alle identità schedate attraverso Aadhar. A completare il quadro, l’implementazione di un app per i pagamenti in tempo reale che utilizza l’United Payments Interface realizzata dal governo.

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LE POSSIBILITA’ SCONFINATE DEL DIGITAL BANKING


Come dire che con Aadhar, il programma di inclusione finanziaria ‘Jan Dahn’ e l’app per i pagamenti mobile, sono state gettate le fondamenta per una rapida crescita dell’economia digitale indiana con possibilità sconfinate per il digital banking. Anche perché va ricordato che nel 2016 è stato avviato con successo il processo di demonetizzazione rimuovendo l’86% del denaro contante in circolazione: una decisione che proietta i cittadini dell’India sempre più verso le transazioni online, preparando così la strada per un boom dei pagamenti digitali e dell’e-commerce.

COMMERCIO ONLINE PRONTO AL BOOM


“L’India è ancora indietro nel commercio online rispetto alla Cina, e il basso reddito pro capite è sicuramente un problema, ma nel lungo periodo le prospettive di un paese che conta 1,3 miliardi di persone restano piuttosto convincenti” sottolinea Kim Catechis.
L’esperto prevede un ampliamento delle tipologie di beni comprati online (oggi prevalgono nettamente i settori dell’elettronica e dell’abbigliamento): una crescita che, con ogni probabilità, sarà alimentata anche dalla vasta popolazione rurale del paese.
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