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A-shares, le azioni per cavalcare la prossima crescita della Cina

Il mercato delle A-shares è dominato dagli investitori retail che determinano ampie oscillazioni delle quotazioni ed elevati livelli di dispersione delle valutazioni.

18 Luglio 2018 13:04

Le A-shares, i titoli delle aziende cinesi quotati sul listino di Shanghai (a differenza delle H-shares quotate invece sul listino di Hong Kong), rappresentano lo strumento ideale per cavalcare la crescita che la Cina registrerà nell’arco dei prossimi dieci anni. Ne sono persuasi Gary Cheung, Managing Director e May Yu, Managing Director di Morgan Stanley Investment Management.

INCLUSIONE NEGLI INDICI MSCI


Una convinzione basata su molteplici fattori a cominciare dall’inclusione delle A-shares negli indici MSCI. Uno sviluppo importante perché si partirà da una limitata rappresentazione del mercato (5% circa della capitalizzazione di mercato di 226 società), per poi arrivare, nel corso dei prossimi anni, a disporre di una copertura sempre più importante e aderente all’intero universo composto da più di 3.300 imprese, per una capitalizzazione complessiva che supera quella del mercato azionario giapponese.

UN MERCATO DOMINATO DAGLI INVESTITORI RETAIL


“Il mercato delle A-shares è ampio e liquido, ma a nostro avviso altamente inefficiente: è proprio qui che risiedono rischi e opportunità. Potrebbe diventare l’unico grande mercato azionario al mondo in cui gli investitori retail rappresentano la vasta maggioranza (intorno all’80% secondo le nostre stime) dei volumi di negoziazione giornalieri” puntualizzano i due esperti. Non solo. Nel mercato delle A-shares, persino gli investitori istituzionali effettuano un numero considerevole di transazioni al punto che è come se cambiassero completamente la composizione dei loro portafogli più volte l’anno.

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PRONUNCIATE VARIAZIONI DEI PREZZI


Tutto questo determina pronunciate variazioni dei prezzi ed elevati livelli di dispersione delle valutazioni. Basti pensare che, al momento, se da un lato si contano circa 200 titoli che trattano in Borsa con un rapporto prezzo/utili (p/e) compreso tra 10 e 20, dall’altro ne figurano altrettanti il cui p/e è vicino a quota 100. “In quanto investitori di lungo termine, possiamo permetterci di ignorare le oscillazioni di breve periodo e di restare fedeli al nostro rigoroso processo d’investimento” sottolineano Gary Cheung e May Yu, la cui priorità consiste nel riuscire a catturare le migliori idee d’investimento e le aziende che dovrebbero beneficiare al meglio della storia di crescita pluriennale rappresentata dalla Cina odierna.

FOCUS SULLA NUOVA CINA


A questo proposito, i due esperti stanno tenendo sotto stretta osservazione, nell’ambito del loro focus sulla ’Nuova Cina’, alcuni fattori chiave che pongono l’enfasi sia sulle aziende orientate all’assunzione di una nuova generazione di lavoratori qualificati e sia sulle imprese focalizzate sui consumatori appartenenti proprio a questa fascia di popolazione. “Dopo la riforma dell’istruzione di fine anni ‘90, il numero di laureati in Cina è salito da uno a otto milioni l’anno. I guadagni iniziali dei laureati nei settori dal web design al marketing non arrivano a 10.000 dollari l’anno, cioè circa un quinto dei loro omologhi europei o americani” specificano Gary Cheung e May Yu.

UNA FASCIA DI CONSUMATORI PIÙ ABBIENTI


La convinzione è che quelle retribuzioni, attualmente inferiori ai 10.000 dollari annui tenderanno ad accelerare incrementando il potere d’acquisto e i consumi di quella specifica fascia di popolazione. “In settori come il lusso, i giocattoli e la bellezza, i cinesi spendono mediamente ancora da cinque a dieci volte in meno dei consumatori degli altri paesi del G20. Riteniamo che il margine di espansione della ‘nuova Cina’ sia notevole, e ciò non fa che accentuare ulteriormente l’attrattiva del mercato A-shares” concludono Gary Cheung e May Yu.

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