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Edoardo Ugolini

Ugolini: “Timing e gestione dinamica fondamentali con l’incertezza politica”

Il mese di maggio ha messo sotto pressione gli asset finanziari italiani e, a cascata, quelli dell’area euro. Ma alcune mosse ragionate hanno permesso di limitare i danni, spiega il portfolio manager di Zest AM.

13 Giugno 2018 10:08

A maggio i mercati, in particolare quelli relativi agli asset azionari e obbligazionari italiani, hanno sperimentato una brusca inversione di tendenza sulla scia del caos politico sulla formazione del nuovo governo. I gestori, per ridurre ai minimi termini la volatilità, hanno dovuto adottare scelte di portafoglio agili e con il giusto timing anche perché le turbolenze non erano conseguenza di trend economici quanto piuttosto di eventi politici. In questa intervista, Edoardo Ugolini , Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi], racconta le ragioni che hanno guidato le sue scelte e le attuali posizioni in portafoglio.

Nel pieno della crisi dei mercati di maggio avete azzerato la posizione azionaria prima della crisi. Avete liquidato le posizioni su Giappone, Europa e sulle banche Europee, e avete aperto una posizione short (ribassista) sull’indice di Piazza Affari FtseMib del 3,5%. Quali le ragioni di queste scelte? Sono ancora in portafoglio?


“In tempi di eventi politici e non trend economici il timing è molto importante e l’attività di gestione deve essere più dinamica al fine di limitare la volatilità (eliminarla è quasi impossibile). Di conseguenza, a livello tattico, abbiamo chiuso le posizioni long (rialziste) e aperto una piccola posizione short (ribassista) sull’indice FTSEMIB di Piazza Affari. Le posizioni sono state invertite successivamente. Come detto le scelte sono state dettate da un obiettivo di protezione del portafoglio, non da speculazione”.

In ambito valutario dopo essere stati long (rialzisti) per un 7% sul dollaro USA avete ridotto la percentuale al 2%. Siete ancora moderatamente positivi sul biglietto verde per i prossimi 3-6 mesi? Dove potrebbe attestarsi il cambio euro/USD entro fine anno?


“Il dollaro a medio termine (cioè nei prossimi 3-6 mesi) dovrebbe tenere le valutazioni attuali o rinforzarsi leggermente fino ad un fixing con l’euro di circa 1,15. Più a lungo termine, invece, le cose tenderanno a complicarsi a causa del “double deficit” (quello di bilancio e quello commerciale) degli Stati Uniti”.

Sempre in ambito valutario avete aperto una piccola posizione long (rialzista) sul dollaro australiano AUD: quali le ragioni?


“La posizione sul AUD è una posizione di carry (cioè di extra rendimento) visto il differenziale di tassi a 2 anni tra i titoli core della zona euro e quelli omologhi del dollaro australiano, con i primi in territorio negativo (-0,5% circa) e i secondi che pagano il 2,2 per cento”.

La componente obbligazionaria di portafogli è stata molto negativa (specialmente in area italiana) nel mese pur restando molto conservativi su credito e duration. Com’è investita attualmente la componete obbligazionaria di portafoglio e perché?


“Abbiamo tenuto al posizione sui titoli italiani riducendo la duration (portandola da 4 anni a 1,5 anni), riducendo la sensibilità all’andamento dei tassi ma senza un impoverimento significativo del rendimento. È vero che i BTP sono in questo periodo rischiosi e volatili, ma per un gestore offrono una opportunità e soprattutto vantano, grazie ai market makers e agli strumenti di copertura (futures a 3 anni e a 10 anni), forte liquidità ed efficienza. Certo la volatilità del portafoglio ha sofferto in maggio, ma restare razionali premia il gestore. Si pensi che durante la crisi di maggio il prezzo del BTP  1/3/2067 (50 anni) è passato da 96 a 80 (16 figure di ribasso), mentre il BTP 20/11/2023 (5 anni legato all’inflazione) è sceso da 102 a 91 (11 figure): un appiattimento della curva dei tassi non coerente con uno scenario di Italexit, cioè spiegabile soltanto con il puro panico”.
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