Fondi obbligazionari
Affidarsi ai fondi veramente flessibili
14 Giugno 2012 20:00
Grassano, Head of Sales per l'Italia di J.P. Morgan Asset Management, dopo le dichiarazioni contenute nell’articolo di FinanciaLounge “La rendita non esiste più” è tornato sull’argomento delle gestioni obbligazionarie flessibili per spiegare, nei dettagli, come gli investitori italiani possano sfruttare al meglio le tante opportunità presenti nel reddito fisso attualmente.
“Intanto, lo possono fare attraverso lo strumento del fondo comune, perchè se un BTP potevo pensare di potermelo scegliere da solo, magari di fronte ad una scelta più sofisticata ho bisogno di appoggiarmi ad un gestore professionista” riferisce Pietro Grassano che poi aggiunge: “E poi, nella scelta del fondo adatto alle proprie esigenze, tenendo presenti due criteri: 1) gestori che siano veramente flessibili, cioè in grado di sfruttare appieno i gradi di libertà di cui godono, e 2) logiche di diversificazione autentica all’interno del portafoglio. Per il primo punto, è chiaro, ad esempio, che nel mondo in cui i tassi dei risk free non possono scendere ulteriormente più di tanto, devo poter tenere la duration complessiva del portafoglio tendenzialmente bassa, e poi gestirla dinamicamente, assumendo anche posizioni corte laddove ritenuto necessario. Solo l’avere a disposizione questi gradi di libertà potrà permettere di cogliere le occasioni che pure il mercato obbligazionario presenta, come già abbiamo detto, senza vederle compromesse da un eventuale rialzo dei tassi. Per il secondo punto, il rischio qui è di confondere la direzionalità di uno specifico mercato con le capacità del gestore. Fare performance con il beta di un solo mercato, sia esso uno di quelli percepiti come rischiosi, come quello del debito emergente o delle emissioni High Yield, o difensivo come quello dei Treasury americani, va bene...finchè va bene. Quando poi invece le cose si mettono ad andare in maniera diversa dallo scenario centrale che il gestore preventivava (il che, chiariamolo, è sempre possibile...!), l’assenza di diversificazione vera (quella costruita tenendo conto delle radici profonde del rischio) comporta un aumento molto importante della volatilità del portafoglio. E per questo tipo di investimento, l’investitore tende ad essere poco tollerante con la volatilità. L’importante, dicevamo prima, è appunto saper bilanciare correttamente il rendimento positivo con quel rischio che è, sempre, il suo prezzo: e questo è il classico mestiere dell’investitore obbligazionario flessibile, che ha ampi gradi di libertà, e di responsabilità, nella gestione del suo portafoglio."
Ma quali sono i fondi della scuderia JPMorgan am che possono essere consigliati in questo ambito?
"All’interno della nostra offerta abbiamo due comparti di Sicav caratterizzati appunto dalla ricerca di rendimenti sul mercato obbligazionario tramite una gestione flessibile: uno è JPMorgan Global Strategic Bond, l’altro è JPMorgan Income Opportunity. I due comparti sono gestiti da due team differenti, con filosofie di gestione differenti – e possono quindi rappresentare soluzioni complementari all’interno di un portafoglio. In entrambi i casi c’è la possibilità di spaziare lungo tutto lo spettro delle opportunità offerte dal mercato delle obbligazioni: dalla liquidità alle obbligazioni trentennali, dalle emissioni governative a quelle corporate, dai covered bond alle cartolarizzazioni, dalle emissioni dei paesi sviluppati a quelle dei paesi emergenti, con mano libera anche in termini di esposizione valutaria. Il primo, Global Strategic Bond, ha carattere più Macro: è gestito dal nostro CIO International Fixed Income, che tende a dare alla gestione una logica più legata alla connotazione macroeconomica del ciclo di mercato. Nel caso del secondo, Income Opportunity, la logica è invece più micro, con una gestione che cerca le opportunità a partire dall’analisi del rischio/rendimento di ciascuna singola emissione di ciascun singolo emittente. In entrambi i casi, la storia del fondo ci dice che è stato possibile affrontare i momenti più delicati della crisi del credito fornendo al cliente un extrarendimento medio rispetto alla liquidità del 3-4% all’anno, con una volatilità che è rimasta anche qui tra il 3 e il 4%: due esempi di gestione efficiente, con la quale pensiamo di poter affrontare con successo i mercati obbligazionari anche nel prossimo futuro."
“Intanto, lo possono fare attraverso lo strumento del fondo comune, perchè se un BTP potevo pensare di potermelo scegliere da solo, magari di fronte ad una scelta più sofisticata ho bisogno di appoggiarmi ad un gestore professionista” riferisce Pietro Grassano che poi aggiunge: “E poi, nella scelta del fondo adatto alle proprie esigenze, tenendo presenti due criteri: 1) gestori che siano veramente flessibili, cioè in grado di sfruttare appieno i gradi di libertà di cui godono, e 2) logiche di diversificazione autentica all’interno del portafoglio. Per il primo punto, è chiaro, ad esempio, che nel mondo in cui i tassi dei risk free non possono scendere ulteriormente più di tanto, devo poter tenere la duration complessiva del portafoglio tendenzialmente bassa, e poi gestirla dinamicamente, assumendo anche posizioni corte laddove ritenuto necessario. Solo l’avere a disposizione questi gradi di libertà potrà permettere di cogliere le occasioni che pure il mercato obbligazionario presenta, come già abbiamo detto, senza vederle compromesse da un eventuale rialzo dei tassi. Per il secondo punto, il rischio qui è di confondere la direzionalità di uno specifico mercato con le capacità del gestore. Fare performance con il beta di un solo mercato, sia esso uno di quelli percepiti come rischiosi, come quello del debito emergente o delle emissioni High Yield, o difensivo come quello dei Treasury americani, va bene...finchè va bene. Quando poi invece le cose si mettono ad andare in maniera diversa dallo scenario centrale che il gestore preventivava (il che, chiariamolo, è sempre possibile...!), l’assenza di diversificazione vera (quella costruita tenendo conto delle radici profonde del rischio) comporta un aumento molto importante della volatilità del portafoglio. E per questo tipo di investimento, l’investitore tende ad essere poco tollerante con la volatilità. L’importante, dicevamo prima, è appunto saper bilanciare correttamente il rendimento positivo con quel rischio che è, sempre, il suo prezzo: e questo è il classico mestiere dell’investitore obbligazionario flessibile, che ha ampi gradi di libertà, e di responsabilità, nella gestione del suo portafoglio."
Ma quali sono i fondi della scuderia JPMorgan am che possono essere consigliati in questo ambito?
"All’interno della nostra offerta abbiamo due comparti di Sicav caratterizzati appunto dalla ricerca di rendimenti sul mercato obbligazionario tramite una gestione flessibile: uno è JPMorgan Global Strategic Bond, l’altro è JPMorgan Income Opportunity. I due comparti sono gestiti da due team differenti, con filosofie di gestione differenti – e possono quindi rappresentare soluzioni complementari all’interno di un portafoglio. In entrambi i casi c’è la possibilità di spaziare lungo tutto lo spettro delle opportunità offerte dal mercato delle obbligazioni: dalla liquidità alle obbligazioni trentennali, dalle emissioni governative a quelle corporate, dai covered bond alle cartolarizzazioni, dalle emissioni dei paesi sviluppati a quelle dei paesi emergenti, con mano libera anche in termini di esposizione valutaria. Il primo, Global Strategic Bond, ha carattere più Macro: è gestito dal nostro CIO International Fixed Income, che tende a dare alla gestione una logica più legata alla connotazione macroeconomica del ciclo di mercato. Nel caso del secondo, Income Opportunity, la logica è invece più micro, con una gestione che cerca le opportunità a partire dall’analisi del rischio/rendimento di ciascuna singola emissione di ciascun singolo emittente. In entrambi i casi, la storia del fondo ci dice che è stato possibile affrontare i momenti più delicati della crisi del credito fornendo al cliente un extrarendimento medio rispetto alla liquidità del 3-4% all’anno, con una volatilità che è rimasta anche qui tra il 3 e il 4%: due esempi di gestione efficiente, con la quale pensiamo di poter affrontare con successo i mercati obbligazionari anche nel prossimo futuro."