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Biotech, un settore anticiclico dai buoni fondametali
22 Giugno 2012 08:00
società biotecnologiche gli analisti internazionali prevedono un trend di sviluppo non solo quasi immune dall’andamento delle economie mondiali, ma anche molto superiore a quello del mercato farmaceutico: l’aumento medio del fatturato stimato nei prossimi tre anni si attesta infatti a +20%. Stime che poggiano su solide basi: i progressi del fatturato, l’approvazione di nuovi importanti farmaci, l’esito delle sperimentazioni.
La forza del settore dipende anche dal potere di determinazione dei prezzi delle società biotecnologiche che, a sua volta, dipende dal fatto che commercializzano medicinali per rispondere a esigenze terapeutiche non ancora soddisfatte. Anche sotto il profilo dei brevetti i prodotti biotecnologici hanno un vantaggio in quanto restano in vigore per molti anni ed evitano la minaccia dei farmaci generici che invece insidiano le grandi corporation healthcare.
Tuttavia, la peculiarità più preziosa del settore biotech sta nell’innovazione nel lungo termine; queste imprese, che hanno l’obiettivo primario di scoprire, sviluppare e produrre molecole che interessano l’industria farmaceutica, possono puntare ad un ingente incasso sia che decidano di concedere in licenza la molecola e sia se optino per la vendita dell’intera società.
La dimostrazione di tutto questo è nel crescente numero delle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) che gli analisti stimano possa continuare a questo ritmo per via dell’esigenza, da parte delle grandi società farmaceutiche, di colmare il loro gap competitivo prima che possano perdere i loro brevetti dei prodotti di successo. Negli ultimi tempi, per esempio Amylin Pharmaceuticals, Human Genome Sciences e anche Ardea Biosciences hanno ricevuto offerte pubbliche di acquisizione molto generose da parte delle grandi società farmaceutiche: Pharmasset, per fare un esempio, è stata acquistata da Gilead Sciences per 11 miliardi di dollari americani con un premio dell’89% sull’ultimo prezzo di Borsa.
In pratica, il biotech ha molti punti di forza e valutazioni che ai prezzi attuali non sembrano affatto care: il settore si candida quindi a occupare un posto di rilievo nei portafogli azionari degli investitori.
La forza del settore dipende anche dal potere di determinazione dei prezzi delle società biotecnologiche che, a sua volta, dipende dal fatto che commercializzano medicinali per rispondere a esigenze terapeutiche non ancora soddisfatte. Anche sotto il profilo dei brevetti i prodotti biotecnologici hanno un vantaggio in quanto restano in vigore per molti anni ed evitano la minaccia dei farmaci generici che invece insidiano le grandi corporation healthcare.
Tuttavia, la peculiarità più preziosa del settore biotech sta nell’innovazione nel lungo termine; queste imprese, che hanno l’obiettivo primario di scoprire, sviluppare e produrre molecole che interessano l’industria farmaceutica, possono puntare ad un ingente incasso sia che decidano di concedere in licenza la molecola e sia se optino per la vendita dell’intera società.
La dimostrazione di tutto questo è nel crescente numero delle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) che gli analisti stimano possa continuare a questo ritmo per via dell’esigenza, da parte delle grandi società farmaceutiche, di colmare il loro gap competitivo prima che possano perdere i loro brevetti dei prodotti di successo. Negli ultimi tempi, per esempio Amylin Pharmaceuticals, Human Genome Sciences e anche Ardea Biosciences hanno ricevuto offerte pubbliche di acquisizione molto generose da parte delle grandi società farmaceutiche: Pharmasset, per fare un esempio, è stata acquistata da Gilead Sciences per 11 miliardi di dollari americani con un premio dell’89% sull’ultimo prezzo di Borsa.
In pratica, il biotech ha molti punti di forza e valutazioni che ai prezzi attuali non sembrano affatto care: il settore si candida quindi a occupare un posto di rilievo nei portafogli azionari degli investitori.
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