Affari&Finanza
L'industria del Risparmio - 9 luglio 2012
10 Luglio 2012 14:00
nvestimento finanziario, sia che si tratti di un acquisto diretto in titoli (azioni, obbligazioni ecc.), sia che si abbia a che fare con fondi comuni, comparti Sicav o gestioni patrimoniali, viene misurato in base al rendimento ottenuto in un certo periodo di tempo. Serve per determinare se quello specifico impiego di risparmi abbia fruttato il risultato sperato oppure no.
Tuttavia, nel caso di investimenti piu` complessi (come, per esempio, una gestione patrimoniale in fondi e in titoli), al fine di evitare di disinvestire l’intero capitale in caso di rendimenti non soddisfacenti, si procede con il determinare la cosiddetta performance contribution. Quest’ultima consiste nella ricostruzione della performance dell’investimento in base al singolo titolo o fondo in portafoglio.
Proviamo a fare un esempio pratico.
Poniamo che al 30 giugno 2011, avessimo un portafoglio bilanciato composto per il 40% in fondi azionari (equamente ripartite tra Wall Street, area euro, Italia e Paesi Bric), per il 55% in fondi obbligazionari (10% corporate bond euro, 35% fondi obbligazionari Italia, 10% titoli di stato internazionali) e, per il restante 5%, in fondi con strategie legate alla volatilita` (indice Vix).
Alla fine di dicembre 2011, il portafoglio in questione avrebbe accusato un calo del 5,5% frutto delle perdite accumulate dai fondi obbligazionari Italia (-2,3%), dagli azionari Italia (-2,5%), dagli azionari Bric (-2,3%), dagli azionari area euro (-1,9%) e dei guadagni realizzati tramite i comparti specializzati su Wall Street (+0,6%), sui corporate bond (+0,2%), sui titoli governativi internazionali (+0,5%) e, soprattutto, dai fondi con strategie d’investimento specializzate sulla volatilita` (+2,1%).
Proprio grazie alla scomposizione delle performance e` quindi possibile verificare quali siano stati i punti di forza e quali i punti di debolezza del portafoglio: sarebbe bastato diminuire del 12% l’esposizione ai fondi azionari e incrementare dello stesso peso i fondi specializzati sulla volatilita` per registrare una performance semestrale positiva dell’intero portafoglio dell’ 1,9%.
Tuttavia, nel caso di investimenti piu` complessi (come, per esempio, una gestione patrimoniale in fondi e in titoli), al fine di evitare di disinvestire l’intero capitale in caso di rendimenti non soddisfacenti, si procede con il determinare la cosiddetta performance contribution. Quest’ultima consiste nella ricostruzione della performance dell’investimento in base al singolo titolo o fondo in portafoglio.
Proviamo a fare un esempio pratico.
Poniamo che al 30 giugno 2011, avessimo un portafoglio bilanciato composto per il 40% in fondi azionari (equamente ripartite tra Wall Street, area euro, Italia e Paesi Bric), per il 55% in fondi obbligazionari (10% corporate bond euro, 35% fondi obbligazionari Italia, 10% titoli di stato internazionali) e, per il restante 5%, in fondi con strategie legate alla volatilita` (indice Vix).
Alla fine di dicembre 2011, il portafoglio in questione avrebbe accusato un calo del 5,5% frutto delle perdite accumulate dai fondi obbligazionari Italia (-2,3%), dagli azionari Italia (-2,5%), dagli azionari Bric (-2,3%), dagli azionari area euro (-1,9%) e dei guadagni realizzati tramite i comparti specializzati su Wall Street (+0,6%), sui corporate bond (+0,2%), sui titoli governativi internazionali (+0,5%) e, soprattutto, dai fondi con strategie d’investimento specializzate sulla volatilita` (+2,1%).
Proprio grazie alla scomposizione delle performance e` quindi possibile verificare quali siano stati i punti di forza e quali i punti di debolezza del portafoglio: sarebbe bastato diminuire del 12% l’esposizione ai fondi azionari e incrementare dello stesso peso i fondi specializzati sulla volatilita` per registrare una performance semestrale positiva dell’intero portafoglio dell’ 1,9%.
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