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Lo spread, un’arma per il gestore obbligazionario dinamico
11 Ottobre 2012 08:00
un termine che, forse più di ogni altro identifica nell’immaginario collettivo italiano la crisi che stiamo vivendo: lo spread. Con questo termine, viene infatti indicato il differenziale tra due rendimenti come, per esempio, quello del bund decennale tedesco e il btp di uguale durata italiano.
L’allargamento dello spread può essere dovuto sostanzialmente a tre cose: o alla diminuzione dello yield di un titolo sull’altro (il bund tedesco scende di rendimento e il btp resta stabile), o per l’effetto contrario (il rendimento del titolo di stato tedesco resta stabile mentre quello del btp sale) o per effetto combinato dei due andamenti divergenti (rendimento del bund in discesa e quello di btp in salita). Si tratta, in tutti i casi, di dinamiche di mercato che possono cambiare rapidamente anche nel corso di una singola seduta di Borsa e, proprio per questo, difficili da sfruttare per i risparmiatori fai da te.
Al contrario la gestione dinamica dei portafogli obbligazionari non può prescindere dalle opportunità offerte dall’allargamento o dal restringimento degli spread. I gestori obbligazionari, infatti, possono posizionarsi lunghi (long, in gergo tecnico) su un titolo destinato secondo loro ad apprezzarsi (ovvero il cui rendimento, che si muove in direzione opposta al prezzo, a diminuire) e andare corti (short, per gli addetti ailavori) su un altro titolo di stato che si stima possa deprezzarsi (e quindi di aumentare di rendimento).
Facciamo un esempio pratico.
Ipotizziamo che il gestore di un fondo obbligazionario governativo euro il 16 luglio scorso abbia deciso di stare long (scommettendo su un rialzo del prezzo) sul btp 9.2022 che quotava 96,22 euro e offriva un rendimento del 6,10% e, al contempo, di posizionarsi short (quindi puntando sul ribasso di prezzo) sul bund tedesco che offriva un rendimento dell’1,23%. Due mesi, dopo, il prezzo del btp era salito dell’8,7% (con un rendimento sceso al 4,98%) mentre il rendimento del bund tedesco decennale era salito al’1,56% (con il prezzo del titolo in caduta del 3,20%). Con questa strategia azzeccata, il gestore avrebbe realizzato un guadagno complessivo di quasi 12 punti percentuali (cioè gli 8,7% sul btp e i 3,2% sui bund).
L’allargamento dello spread può essere dovuto sostanzialmente a tre cose: o alla diminuzione dello yield di un titolo sull’altro (il bund tedesco scende di rendimento e il btp resta stabile), o per l’effetto contrario (il rendimento del titolo di stato tedesco resta stabile mentre quello del btp sale) o per effetto combinato dei due andamenti divergenti (rendimento del bund in discesa e quello di btp in salita). Si tratta, in tutti i casi, di dinamiche di mercato che possono cambiare rapidamente anche nel corso di una singola seduta di Borsa e, proprio per questo, difficili da sfruttare per i risparmiatori fai da te.
Al contrario la gestione dinamica dei portafogli obbligazionari non può prescindere dalle opportunità offerte dall’allargamento o dal restringimento degli spread. I gestori obbligazionari, infatti, possono posizionarsi lunghi (long, in gergo tecnico) su un titolo destinato secondo loro ad apprezzarsi (ovvero il cui rendimento, che si muove in direzione opposta al prezzo, a diminuire) e andare corti (short, per gli addetti ailavori) su un altro titolo di stato che si stima possa deprezzarsi (e quindi di aumentare di rendimento).
Facciamo un esempio pratico.
Ipotizziamo che il gestore di un fondo obbligazionario governativo euro il 16 luglio scorso abbia deciso di stare long (scommettendo su un rialzo del prezzo) sul btp 9.2022 che quotava 96,22 euro e offriva un rendimento del 6,10% e, al contempo, di posizionarsi short (quindi puntando sul ribasso di prezzo) sul bund tedesco che offriva un rendimento dell’1,23%. Due mesi, dopo, il prezzo del btp era salito dell’8,7% (con un rendimento sceso al 4,98%) mentre il rendimento del bund tedesco decennale era salito al’1,56% (con il prezzo del titolo in caduta del 3,20%). Con questa strategia azzeccata, il gestore avrebbe realizzato un guadagno complessivo di quasi 12 punti percentuali (cioè gli 8,7% sul btp e i 3,2% sui bund).
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