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Il rilancio dell'India

30 Ottobre 2012 09:00

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a punta a ridurre entro il 2017 il rapporto deficit/pil al 3% dal 5,8% di fine 2011. L’obiettivo è rilanciare l'economia su basi più sostenibili.

"Con un consolidamento del budget e un recupero della fiducia degli operatori finanziari, il Paese godrà di investimenti più elevati, di una crescita più forte e di un'inflazione più bassa", ha spiegato il Ministro delle Finanze indiano Palaniappan Chidambaram.

Il piano prevede che il deficit scenda al 4,8% del pil nel 2013 al 4,2% nel 2014-2015 e al 3,6% nel 2015-2016. L’obiettivo al 2017 del 3% è in linea con l’attuale soglia al deficit per i paesi dell’Eurozona. Molti economisti e ufficiali di governo hanno espresso dubbi sull’implementazione sostenendo che a fine anno il deficit salirà verso il 6% del pil o più.

Allo stesso tempo Chidambaram non è entrato nei dettagli su come centrerà gli obiettivi, ma ha rinnovato il programma di privatizzazione delle compagnie industriali, di miglioramento della riscossione delle tasse e l’intenzione di spostarsi verso una tassazione più efficace per beni e servizi.

Negli ultimi tempi l’economia indiana ha perso smalto a ruota del rallentamento cinese: la rupia si è svalutata contro il dollaro (ben oltre quota 50), il pil nel secondo trimestre ha segnato un +5,5%, l'incremento più basso da un decennio, deficit di bilancio e inflazione sono molto più alti che in Cina.

Ai primi di ottobre la Banca mondiale ha tagliato le stime di crescita sul Paese nel 2012 al 6%, il livello minimo dal 2000, a causa del deficit infrastrutturale e della lentezza del processo riformatore. In precedenza l’incremento del pil era stato stimato al 6,9%. Pochi giorni prima anche il Fondo monetario aveva ridotto le stime sulla crescita al 4,9%, lodando però le recenti misure di apertura agli investitori esteri.

A settembre infatti lo stesso Chidambaram, temendo la crisi, ha avviato un processo di liberalizzazioni ad ampio raggio in campo economico (che ha scatenato proteste e tafferugli nelle piazze). Il governo indiano ha deciso di aprire ai capitali stranieri alcuni settori chiave dell'economia come la distribuzione, permettendo agli investitori di rilevare quote fino al 51% del capitale.

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