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Il possibile futuro del hi tech
12 Dicembre 2012 08:00
settembre 2012 il titolo Apple superò la barriera dei 700 dollari per azione (per la precisione fissò a quota 702,1 dollari il prezzo di chiusura): da allora il valore del gruppo di Cupertino ha perduto oltre i 20% trascinando al ribasso l’intero settore dell’alta tecnologia USA (indice Nasdaq 100, -6,4%).
Nel recente passato ogni qual volta si è registrata una correzione dell’indice Nasdaq 100 è seguito un rimbalzo interessante. Per esempio tra il 17 e il 30 giugno 2010 il Nasdaq 100 perse l’8,97%: successivamente, dal 30 giugno al 9 agosto il valore dell’indice hi tech salì del 10,2%. Stesso comportamento l’anno seguente; dal 22 luglio all’8 agosto 2011 il Nasdaq 100 perse il 15,14% per poi rimbalzare dell’11,13% dall’8 agosto al 15 settembre.
Anche quest’anno il trend si è già ripetuto: il Nasdaq 100 ha perso il 9,9% tra il 2 maggio e il primo giugno per poi riprendere quota dal 1 giugno al 14 settembre con un rialzo del 16,5%.
Non possiamo sapere se assisteremo ad una replica anche questa volta e nemmeno se la correzione sia conclusa. Ma possiamo affermare che, in base a consenso degli analisti internazionali Ibes, i principali titoli hi tech USA sono sottovalutati.
Apple, per esempio, al prezzo di 589 dollari può salire del 29% prima di raggiungere il prezzo obiettivo fissato dagli analisti a 760 dollari. Google, che invece quota 692 dollari, avrebbe un margine del 15,5% qualora riuscisse a toccare i 799 dollari per azione del proprio target price. Cisco Systems, invece, partendo dai 19 dollari correnti, potrebbe salire del 15,1% prima di posizionarsi a quota 21,88 dollari, livello a cui è fissato dagli analisti il suo prezzo obiettivo. Ibm e Intel, dal canto loro, avrebbero rispettivamente un upside potenziale del 15% e del 20%.
Tuttavia, per evitare il fai da te che non solo è insidioso ma potrebbe portare a puntare eccessivamente su uno o, comunque, pochi titoli, la raccomandazione degli esperti è quella di investire nell’hi tech tramite un buon gestore di fondi azionari specializzati sulla tecnologia che, all’interno del proprio portafoglio, diversifica il rischio su diverse decine di titoli.
Nel recente passato ogni qual volta si è registrata una correzione dell’indice Nasdaq 100 è seguito un rimbalzo interessante. Per esempio tra il 17 e il 30 giugno 2010 il Nasdaq 100 perse l’8,97%: successivamente, dal 30 giugno al 9 agosto il valore dell’indice hi tech salì del 10,2%. Stesso comportamento l’anno seguente; dal 22 luglio all’8 agosto 2011 il Nasdaq 100 perse il 15,14% per poi rimbalzare dell’11,13% dall’8 agosto al 15 settembre.
Anche quest’anno il trend si è già ripetuto: il Nasdaq 100 ha perso il 9,9% tra il 2 maggio e il primo giugno per poi riprendere quota dal 1 giugno al 14 settembre con un rialzo del 16,5%.
Non possiamo sapere se assisteremo ad una replica anche questa volta e nemmeno se la correzione sia conclusa. Ma possiamo affermare che, in base a consenso degli analisti internazionali Ibes, i principali titoli hi tech USA sono sottovalutati.
Apple, per esempio, al prezzo di 589 dollari può salire del 29% prima di raggiungere il prezzo obiettivo fissato dagli analisti a 760 dollari. Google, che invece quota 692 dollari, avrebbe un margine del 15,5% qualora riuscisse a toccare i 799 dollari per azione del proprio target price. Cisco Systems, invece, partendo dai 19 dollari correnti, potrebbe salire del 15,1% prima di posizionarsi a quota 21,88 dollari, livello a cui è fissato dagli analisti il suo prezzo obiettivo. Ibm e Intel, dal canto loro, avrebbero rispettivamente un upside potenziale del 15% e del 20%.
Tuttavia, per evitare il fai da te che non solo è insidioso ma potrebbe portare a puntare eccessivamente su uno o, comunque, pochi titoli, la raccomandazione degli esperti è quella di investire nell’hi tech tramite un buon gestore di fondi azionari specializzati sulla tecnologia che, all’interno del proprio portafoglio, diversifica il rischio su diverse decine di titoli.
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