debito pubblico
Borsa Usa su anche nel 2013 ma con più volatilità
28 Dicembre 2012 20:00
crisi del debito si distinguono tre fasi come spiega John Greenwood, Chief Econimist di Invesco a FinanciaLounge:
“Nella prima fase si assiste a una crescita piuttosto marcata del debito del settore privato a fronte di un debito pubblico piuttosto stabile. Nella seconda fase, il debito privato inverte bruscamente la rotta ripiegando su livelli pre crisi e, in parallelo, aumenta invece il debito pubblico. Nella terza fase, infine, mentre il debito privato trova una sua stabilità quello pubblico tende a tornare ai livelli pre crisi”.
Osservando cosa è successo negli ultimi anni negli Stati Uniti, si può constatare che la fase 1 è terminata nel terzo trimestre 2008 con il rapporto debito privato / PIL oltre il 110% e il debito pubblico / PIL al 70% (rispetto al 60% medio dei 4 anni precedenti). A fine 2012, ci ritroviamo con il rapporto debito privato / PIL all’80% circa (cioè più o meno a quanto si attestava nel 2005) mentre il rapporto debito pubblico / PIL viaggia al 100%.
“Siamo quindi ancora all’interno della fase 2 ma possiamo affermare che le famiglie americane continuano a ridurre il debito, le banche hanno in gran parte risanato i bilanci e il settore corporate dispone di un’ampia liquidità (il livello più alto dal 1996)” precisa John Greenwood che poi parla dello scoglio fiscale Usa del 2013, il cosiddetto fiscal cliff: “Il suo impatto complessivo, tra possibili aumenti delle imposte per leggi in scadenza (425 miliardi di dollari) e possibili tagli della spesa federale (91 miliardi), potrebbe valere il 3,5% delpil 2013 (circa 516 miliardi di dollari). Noi tuttavia, riteniamo che si possa raggiungere un accordo tra le forze politiche USA tale per cui l’impatto finale potrebbe attestarsi all’1,1% del PIL”.
Uno scenario che, insieme alla ripresa del settore immobiliare residenziale, dovrebbe consentire a Wall Street di crescere ancora pure nel 2013 sebbene in misura inferiore rispetto a quanto fatto nel 2012 e con una volatilità maggiore.
“Nella prima fase si assiste a una crescita piuttosto marcata del debito del settore privato a fronte di un debito pubblico piuttosto stabile. Nella seconda fase, il debito privato inverte bruscamente la rotta ripiegando su livelli pre crisi e, in parallelo, aumenta invece il debito pubblico. Nella terza fase, infine, mentre il debito privato trova una sua stabilità quello pubblico tende a tornare ai livelli pre crisi”.
Osservando cosa è successo negli ultimi anni negli Stati Uniti, si può constatare che la fase 1 è terminata nel terzo trimestre 2008 con il rapporto debito privato / PIL oltre il 110% e il debito pubblico / PIL al 70% (rispetto al 60% medio dei 4 anni precedenti). A fine 2012, ci ritroviamo con il rapporto debito privato / PIL all’80% circa (cioè più o meno a quanto si attestava nel 2005) mentre il rapporto debito pubblico / PIL viaggia al 100%.
“Siamo quindi ancora all’interno della fase 2 ma possiamo affermare che le famiglie americane continuano a ridurre il debito, le banche hanno in gran parte risanato i bilanci e il settore corporate dispone di un’ampia liquidità (il livello più alto dal 1996)” precisa John Greenwood che poi parla dello scoglio fiscale Usa del 2013, il cosiddetto fiscal cliff: “Il suo impatto complessivo, tra possibili aumenti delle imposte per leggi in scadenza (425 miliardi di dollari) e possibili tagli della spesa federale (91 miliardi), potrebbe valere il 3,5% delpil 2013 (circa 516 miliardi di dollari). Noi tuttavia, riteniamo che si possa raggiungere un accordo tra le forze politiche USA tale per cui l’impatto finale potrebbe attestarsi all’1,1% del PIL”.
Uno scenario che, insieme alla ripresa del settore immobiliare residenziale, dovrebbe consentire a Wall Street di crescere ancora pure nel 2013 sebbene in misura inferiore rispetto a quanto fatto nel 2012 e con una volatilità maggiore.