banche centrali
A breve inflazione contenuta e tassi bassi
7 Febbraio 2013 21:00
ndividere il punto di vista di Invesco sul mercato obbligazionario e le prospettive sulle performance del 2013, FinanciaLounge ha incontrato a Greg McGreevey, Chief
Executive Officer di Invesco Fixed Income.
A che punto siamo nel processo di riduzione dell’indebitamento iniziato nel 2008?
"I cicli di riduzione dell’indebitamento sono rari e non facili da comprendere. Le caratteristiche comuni sono la creazione del debito nel settore privato, un’inversione di rotta causata da un evento eccezionale ed il crollo dell’economia; in poche parole, quello che è successo nell’anno 2008. Il ritorno alla normalità può durare diversi anni e generalmente inizia con le iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali, che cercano di stimolare l’economia. La spesa pubblica spesso aumenta per controbilanciare il crollo della spesa nel settore privato. Tuttavia, le manovre del Governo finiscono per rappresentare uno “scambio di debito” dal settore privato a quello pubblico. Abbiamo assistito a questo scenario dal 2008 e riteniamo di essere solo all’inizio del processo di riduzione dell’indebitamento nei mercati sviluppati statunitense, europeo e giapponese".
Il fatto che siamo ancora all’inizio del ciclo di riduzione dell’indebitamento, quanto influisce sulle aspettative sull’attività delle Banche Centrali?
"Gli Stati Uniti hanno fatto molti progressi nel campo della riduzione dell’indebitamento, soprattutto in termini di riduzione dei debiti dei privati e la Fed ha chiaramente mostrato che continuerà questa fase di supporto sia mantenendo bassi i tassi di sconto sia con l’acquisto di titoli, fino a quando i livelli di occupazione inizieranno a migliorare in modo sostanziale. L’Europa deve fare invece ancora dei progressi negli sforzi per ridurre l’indebitamento e riteniamo che la BCE dovrà continuare ad adottare politiche accomodanti per difendere la moneta unica e far riprendere la crescita economica attualmente su bassi livelli. Anche il Giappone ha rinnovato il suo impegno a continuare le politiche monetarie accomodanti per supportare l’attività economica.
Di conseguenza, in generale, continuiamo ad attenderci che le Banche Centrali dei Paesi sviluppati adotteranno politiche monetarie accomodanti".
Sulla base di queste prospettive riguardo alle politiche delle Banche Centrali, cosa vi attendete in termini di tassi d’interesse per il 2013?
"Fino a quando non assisteremo ad un miglioramento nei fattori economici principali (crescita economica, aumento della moneta circolante, creazione di credito per i privati, aumento dell’occupazione e aumento della spesa pubblica) riteniamo che l’inflazione rimarrà contenuta e la Fed la BCE continueranno a mantenere i tassi bassi lungo la curva dei rendimenti. Nel lungo periodo, tuttavia, sarà difficile per le banche centrali adottare tempestivamente politiche monetarie corrette, quindi teniamo sotto controllo il possibile incremento dell’inflazione dovuto alle eccessive manovre di stimolo dell’economia. Detto questo, per il 2013 ci attendiamo che i tassi d’interesse rimangano bassi, ma considerando che sono già ai minimi storici, preferiamo adottare strategie che prevedono duration neutrale o di breve periodo".
Le banche centrali riusciranno a supportare la ripresa economica nel 2013? Quali sono a vostro giudizio le prospettive di crescita nelle regioni principali come Stati Uniti, Europa e Cina?
"Le banche centrali hanno a disposizione due principali mezzi per favorire la crescita: il primo è l’abbassamento dei tassi di interesse per favorire i prestiti, il secondo sono le manovre monetarie espansive e l’acquisto di titoli per favorire i consumi e gli investimenti grazie all’aumento della fiducia degli investitori legata all’incremento dei prezzi dei titoli. La storia mostra che nessuno dei due approcci è molto efficace per innescare un forte processo di crescita economica: l’elevato indebitamento dei privati e delle imprese inibisce l’ulteriore richiesta di prestiti.
Per questo motivo, riteniamo che nonostante gli interventi effettuati dalle Banche Centrali, la crescita economica dei principali paesi si ridurrà nel 2013 rispetto ai livelli del 2012. In particolare, ci attendiamo un livello di crescita del PIL reale compreso tra 1.5% ed 1.8% su base annua negli Stati Uniti, mentre in Europa il dato dovrebbe essere pari a zero o addirittura negativo. La Cina rappresenta un’eccezione: riteniamo che l’economia stia passando da una fase di crescita legata agli investimenti pubblici ad una trainata dai consumi e che il Governo continuerà a supportare lo sviluppo attraverso la spesa pubblica. In questo scenario l’aumento del PIL dovrebbe risultare tra il 7.5% ed il 7.8%".
Executive Officer di Invesco Fixed Income.
A che punto siamo nel processo di riduzione dell’indebitamento iniziato nel 2008?
"I cicli di riduzione dell’indebitamento sono rari e non facili da comprendere. Le caratteristiche comuni sono la creazione del debito nel settore privato, un’inversione di rotta causata da un evento eccezionale ed il crollo dell’economia; in poche parole, quello che è successo nell’anno 2008. Il ritorno alla normalità può durare diversi anni e generalmente inizia con le iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali, che cercano di stimolare l’economia. La spesa pubblica spesso aumenta per controbilanciare il crollo della spesa nel settore privato. Tuttavia, le manovre del Governo finiscono per rappresentare uno “scambio di debito” dal settore privato a quello pubblico. Abbiamo assistito a questo scenario dal 2008 e riteniamo di essere solo all’inizio del processo di riduzione dell’indebitamento nei mercati sviluppati statunitense, europeo e giapponese".
Il fatto che siamo ancora all’inizio del ciclo di riduzione dell’indebitamento, quanto influisce sulle aspettative sull’attività delle Banche Centrali?
"Gli Stati Uniti hanno fatto molti progressi nel campo della riduzione dell’indebitamento, soprattutto in termini di riduzione dei debiti dei privati e la Fed ha chiaramente mostrato che continuerà questa fase di supporto sia mantenendo bassi i tassi di sconto sia con l’acquisto di titoli, fino a quando i livelli di occupazione inizieranno a migliorare in modo sostanziale. L’Europa deve fare invece ancora dei progressi negli sforzi per ridurre l’indebitamento e riteniamo che la BCE dovrà continuare ad adottare politiche accomodanti per difendere la moneta unica e far riprendere la crescita economica attualmente su bassi livelli. Anche il Giappone ha rinnovato il suo impegno a continuare le politiche monetarie accomodanti per supportare l’attività economica.
Di conseguenza, in generale, continuiamo ad attenderci che le Banche Centrali dei Paesi sviluppati adotteranno politiche monetarie accomodanti".
Sulla base di queste prospettive riguardo alle politiche delle Banche Centrali, cosa vi attendete in termini di tassi d’interesse per il 2013?
"Fino a quando non assisteremo ad un miglioramento nei fattori economici principali (crescita economica, aumento della moneta circolante, creazione di credito per i privati, aumento dell’occupazione e aumento della spesa pubblica) riteniamo che l’inflazione rimarrà contenuta e la Fed la BCE continueranno a mantenere i tassi bassi lungo la curva dei rendimenti. Nel lungo periodo, tuttavia, sarà difficile per le banche centrali adottare tempestivamente politiche monetarie corrette, quindi teniamo sotto controllo il possibile incremento dell’inflazione dovuto alle eccessive manovre di stimolo dell’economia. Detto questo, per il 2013 ci attendiamo che i tassi d’interesse rimangano bassi, ma considerando che sono già ai minimi storici, preferiamo adottare strategie che prevedono duration neutrale o di breve periodo".
Le banche centrali riusciranno a supportare la ripresa economica nel 2013? Quali sono a vostro giudizio le prospettive di crescita nelle regioni principali come Stati Uniti, Europa e Cina?
"Le banche centrali hanno a disposizione due principali mezzi per favorire la crescita: il primo è l’abbassamento dei tassi di interesse per favorire i prestiti, il secondo sono le manovre monetarie espansive e l’acquisto di titoli per favorire i consumi e gli investimenti grazie all’aumento della fiducia degli investitori legata all’incremento dei prezzi dei titoli. La storia mostra che nessuno dei due approcci è molto efficace per innescare un forte processo di crescita economica: l’elevato indebitamento dei privati e delle imprese inibisce l’ulteriore richiesta di prestiti.
Per questo motivo, riteniamo che nonostante gli interventi effettuati dalle Banche Centrali, la crescita economica dei principali paesi si ridurrà nel 2013 rispetto ai livelli del 2012. In particolare, ci attendiamo un livello di crescita del PIL reale compreso tra 1.5% ed 1.8% su base annua negli Stati Uniti, mentre in Europa il dato dovrebbe essere pari a zero o addirittura negativo. La Cina rappresenta un’eccezione: riteniamo che l’economia stia passando da una fase di crescita legata agli investimenti pubblici ad una trainata dai consumi e che il Governo continuerà a supportare lo sviluppo attraverso la spesa pubblica. In questo scenario l’aumento del PIL dovrebbe risultare tra il 7.5% ed il 7.8%".