fondi comuni
Profit taking: come sfruttarne le opportunità
22 Febbraio 2013 08:00
o i gestori di fondi comuni, ai fini del rendimento finale dell’investimento, ancora più importante del saper scegliere il titolo al prezzo più conveniente è saper individuare il momento giusto per rivenderlo.
Spesso, infatti, gli esperti di mercati finanziari con molti anni di attività sul mercato, sono in grado di selezionare i titoli che incorporano sottovalutazioni rispetto alla loro media storica piuttosto che nei confronti dei concorrenti di settore. Tuttavia, una volta inseriti in portafoglio, per rendere efficace la strategia, può rivelarsi determinante porsi degli obiettivi di guadagno, per esempio il 20% oppure il 30%, raggiunto il quale vendere il titolo e incassare i profitti dell’investimento (profit taking).
Al contrario, il gestore che predilige mantenere il titolo selezionato in portafoglio decide di confermare la sua decisione qualora il titolo continui a soddisfare alcune precise prerogative: sottovalutazione, buono o ottimo dividendo, solidità finanziaria, forte competitività nel settore in cui opera, power pricing, innovazione tecnologica, margini operativi stabili o in crescita, ingenti flussi di cassa, tendenza ad aumentare i profitti, management di elevato standing qualitativo, predisposizione a creare valore per gli azionisti.
Tuttavia a prescindere dalle ragioni che avevano motivato l’acquisto e che giustificano agli occhi del gestore il mantenimento del titolo in portafoglio, la scelta di persistere nel titolo potrebbe esporre il fondo a improvvisi crolli inaspettati delle quotazioni a seguito degli eventi più disparati: profit warning della società, scandali finanziari, diminuzione improvvisa dei margini operativi, aumento eccessivo dell’indebitamento, acquisizioni eccessivamente onerose, riduzione della competitività e delle rispettive quote di mercato ecc.
Spesso, infatti, gli esperti di mercati finanziari con molti anni di attività sul mercato, sono in grado di selezionare i titoli che incorporano sottovalutazioni rispetto alla loro media storica piuttosto che nei confronti dei concorrenti di settore. Tuttavia, una volta inseriti in portafoglio, per rendere efficace la strategia, può rivelarsi determinante porsi degli obiettivi di guadagno, per esempio il 20% oppure il 30%, raggiunto il quale vendere il titolo e incassare i profitti dell’investimento (profit taking).
Al contrario, il gestore che predilige mantenere il titolo selezionato in portafoglio decide di confermare la sua decisione qualora il titolo continui a soddisfare alcune precise prerogative: sottovalutazione, buono o ottimo dividendo, solidità finanziaria, forte competitività nel settore in cui opera, power pricing, innovazione tecnologica, margini operativi stabili o in crescita, ingenti flussi di cassa, tendenza ad aumentare i profitti, management di elevato standing qualitativo, predisposizione a creare valore per gli azionisti.
Tuttavia a prescindere dalle ragioni che avevano motivato l’acquisto e che giustificano agli occhi del gestore il mantenimento del titolo in portafoglio, la scelta di persistere nel titolo potrebbe esporre il fondo a improvvisi crolli inaspettati delle quotazioni a seguito degli eventi più disparati: profit warning della società, scandali finanziari, diminuzione improvvisa dei margini operativi, aumento eccessivo dell’indebitamento, acquisizioni eccessivamente onerose, riduzione della competitività e delle rispettive quote di mercato ecc.
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