asset class
L’arte di decifrare i mercati
1 Marzo 2013 08:00
n fondo bilanciato può rappresentare anche l’unico investimento in portafoglio della famiglia. Infatti, se il gestore del fondo riesce a coniugare in modo ottimale la componente azionaria, quella obbligazionaria e la liquidità, può offrire una buona performance correndo rischi non eccessivi.
Il problema è che, per quanto il gestore di un fondo bilanciato classico possa rivelarsi efficiente e tempestivo nelle scelte, il suo portafoglio dipenderà sempre in modo significativo dall’andamento dei mercati azionari.
Nel 2008, per esempio, per quanto un gestore bilanciato fosse riuscito a limitare l’esposizione alla Borsa (-45,6% l’indice Stoxx 600 europeo), la performance annuale difficilmente avrebbe potuto evitare il rosso: e infatti l’indice dei fondi bilanciati quell’anno ha registrato un -13,59%. Stesso discorso nel 2011, quando a fronte di un -11,34% dello Stoxx 600 i fondi bilanciati hanno perso in media il 4,31%.
Per svincolarsi da questa situazione, alcune società di gestione hanno lanciato sul mercato fondi bilanciati di nuova generazione basati su un approccio diverso rispetto alle asset class. Innanzitutto oltre alle azioni e ai bond i gestori di questi fondi prendono in esame anche le materie prime.
In secondo luogo, e qui sta l’elemento davvero distintivo, il rischio è ribilanciato ogni mese in funzione di ogni singola asset class: cioè, una volta stabilito il livello target della volatilità delle quote del fondo (per esempio l’8% piuttosto che il 10%), ognuna delle tre componenti del portafoglio (azioni, bond, commodity) contribuisce con lo stesso peso in termini di volatilità.
Questo permette di aumentare o diminuire le asset class in funzione degli andamenti di mercato andando ad ottimizzare il profilo di rischio rendimento del fondo. Con risultati molto interessanti: negli ultimi tre anni, per esempio, mentre l’indice dei fondi bilanciati ha guadagnato il 10,68% (cioè il 3,43% su base annua), i migliori fondi a rischio controllato di nuova generazioni hanno messo a segno performance del 44,8%, pari al 13,1% annuo.
Il problema è che, per quanto il gestore di un fondo bilanciato classico possa rivelarsi efficiente e tempestivo nelle scelte, il suo portafoglio dipenderà sempre in modo significativo dall’andamento dei mercati azionari.
Nel 2008, per esempio, per quanto un gestore bilanciato fosse riuscito a limitare l’esposizione alla Borsa (-45,6% l’indice Stoxx 600 europeo), la performance annuale difficilmente avrebbe potuto evitare il rosso: e infatti l’indice dei fondi bilanciati quell’anno ha registrato un -13,59%. Stesso discorso nel 2011, quando a fronte di un -11,34% dello Stoxx 600 i fondi bilanciati hanno perso in media il 4,31%.
Per svincolarsi da questa situazione, alcune società di gestione hanno lanciato sul mercato fondi bilanciati di nuova generazione basati su un approccio diverso rispetto alle asset class. Innanzitutto oltre alle azioni e ai bond i gestori di questi fondi prendono in esame anche le materie prime.
In secondo luogo, e qui sta l’elemento davvero distintivo, il rischio è ribilanciato ogni mese in funzione di ogni singola asset class: cioè, una volta stabilito il livello target della volatilità delle quote del fondo (per esempio l’8% piuttosto che il 10%), ognuna delle tre componenti del portafoglio (azioni, bond, commodity) contribuisce con lo stesso peso in termini di volatilità.
Questo permette di aumentare o diminuire le asset class in funzione degli andamenti di mercato andando ad ottimizzare il profilo di rischio rendimento del fondo. Con risultati molto interessanti: negli ultimi tre anni, per esempio, mentre l’indice dei fondi bilanciati ha guadagnato il 10,68% (cioè il 3,43% su base annua), i migliori fondi a rischio controllato di nuova generazioni hanno messo a segno performance del 44,8%, pari al 13,1% annuo.
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