diversificazione
I vantaggi delle monete straniere
18 Aprile 2013 08:00
qualche anno fa, il risparmiatore intenzionato a differenziare il proprio portafoglio valutario al di fuori della divisa corrente, aveva non pochi problemi tecnici e anche strettamente economici.
Infatti, per acquistare strumenti finanziari in valute estere, doveva rivolgersi alla propria banca e pagare salate commissioni per l’acquisto di valuta e dotarsi di un deposito titoli capace di includere anche riserve in valuta straniera. Da alcuni anni, grazie all’ampliamento dell’offerta di fondi comuni monetari in valuta estera, tutte queste problematiche sono scomparse e ogni risparmiatore può allestire comodamente il proprio giardinetto monetario in valuta extra euro anche con poche migliaia di euro, la massima diversificazione e senza complicazioni bancarie.
Al momento, infatti, si contano almeno 10 categorie di fondi monetari extra euro: quelli in dollari australiani, in dollari canadesi, in yen giapponesi, in renminbi cinesi, in dollari americani, in franchi svizzeri, in corone danesi, in corone norvegesi, in corone svedesi, in sterline inglesi. Il vantaggio di disporre di così tante opzioni permette non solo di alimentare una componete valutaria eterogenea di portafoglio ma anche di effettuare switch nel tempo per aumentare o diminuire l’esposizione a questa o quella valuta estera.
Anche perché, non è affatto secondaria la scelta della valuta sulla quale essere più posizionati. Negli ultimi 12 mesi, per esempio, un fondo monetario in corone svedesi ha reso in media il 6,5% in euro, uno in dollari australiani il 6,2%, uno in renminbi cinesi il 5% in euro, uno in corone norvegesi il 4,5%, uno in dollari americani il 3% circa, uno in dollari canadesi lo 0,9%, e uno in corone danesi lo 0,2%.
Al contrario, i fondi monetari denominati in franchi svizzeri hanno invece perso in media l’1,2% in euro, quelli in sterline inglesi circa due punti percentuali, e quelli in yen giapponesi addirittura il 10%.
Infatti, per acquistare strumenti finanziari in valute estere, doveva rivolgersi alla propria banca e pagare salate commissioni per l’acquisto di valuta e dotarsi di un deposito titoli capace di includere anche riserve in valuta straniera. Da alcuni anni, grazie all’ampliamento dell’offerta di fondi comuni monetari in valuta estera, tutte queste problematiche sono scomparse e ogni risparmiatore può allestire comodamente il proprio giardinetto monetario in valuta extra euro anche con poche migliaia di euro, la massima diversificazione e senza complicazioni bancarie.
Al momento, infatti, si contano almeno 10 categorie di fondi monetari extra euro: quelli in dollari australiani, in dollari canadesi, in yen giapponesi, in renminbi cinesi, in dollari americani, in franchi svizzeri, in corone danesi, in corone norvegesi, in corone svedesi, in sterline inglesi. Il vantaggio di disporre di così tante opzioni permette non solo di alimentare una componete valutaria eterogenea di portafoglio ma anche di effettuare switch nel tempo per aumentare o diminuire l’esposizione a questa o quella valuta estera.
Anche perché, non è affatto secondaria la scelta della valuta sulla quale essere più posizionati. Negli ultimi 12 mesi, per esempio, un fondo monetario in corone svedesi ha reso in media il 6,5% in euro, uno in dollari australiani il 6,2%, uno in renminbi cinesi il 5% in euro, uno in corone norvegesi il 4,5%, uno in dollari americani il 3% circa, uno in dollari canadesi lo 0,9%, e uno in corone danesi lo 0,2%.
Al contrario, i fondi monetari denominati in franchi svizzeri hanno invece perso in media l’1,2% in euro, quelli in sterline inglesi circa due punti percentuali, e quelli in yen giapponesi addirittura il 10%.
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