Ashutosh Sinha
Le tematiche strutturali dei Paesi emergenti
3 Giugno 2013 21:00
articolo “Emerging markets, l’importanza della gestione attiva” Ashutosh Sinha, Senior Portfolio Manager del team azionario Global Emerging Markets presso Morgan Stanley Investment Management (MSIM) ha spiegato perché sia più efficiente investire nei mercati emergenti tramite fondi a gestione attiva invece che tramite Etf. Il gestore, torna a parlare a FinanciaLounge per spiegare il suo approccio d’investimento e per far conoscere le sue opinioni sull’attuale situazione di mercato.
In che modo si differenzia la sua strategia Emerging Markets Leaders Equity dai portafogli dei mercati emergenti attivi più tradizionali?
“Posso estendere la mia ricerca all’intero spettro della capitalizzazione di mercato, incluse le small e mid cap, che possono offrire un interessante potenziale a lungo termine. Il mio approccio fondato sulle idee più convincenti nella strategia Emerging Markets Leaders Equity inizia con l’identificazione di tematiche di crescita strutturale e prosegue con l’individuazione di società nell’universo dei mercati emergenti e di frontiera meglio posizionate per sfruttare tali megatrend.
Queste aziende non devono essere necessariamente ubicate nei mercati emergenti, ma la loro crescita proverrà prevalentemente da tali regioni: con soli 30-40 titoli la strategia, che valuta le opportunità d’investimento in un’ottica di 3-5 anni, dovrebbe assicurare un tracking error ex-ante sostanzialmente superiore”.
Perché l’approccio svincolato da benchmark è importante per i mercati emergenti?
“Investendo oggi in un approccio passivo ai mercati emergenti, si ha un portafoglio con un’allocazione del 26% nell’energia e nei materiali (fonte: MSCI EM Index all’aprile 2012). Ma tale ponderazione rispecchia il grande boom delle materie prime che si è già verificato negli ultimi 12 anni. I beni di consumo cinesi hanno una ponderazione di appena il 2% nell’indice, e quelli indiani dello 0,9%, anche se in questi due paesi vi sono complessivamente 2,5 miliardi di consumatori.
Pertanto, un investitore che acquista un investimento nell’indice potrebbe perdere completamente l’opportunità di crescita offerta dai consumatori indiani e cinesi: questi ultimi, in particolare, dovrebbero continuare a registrare un’espansione graduale e solida come negli ultimi 30 anni”.
Quali altre tematiche assumeranno crescente rilievo nei mercati emergenti a suo avviso nei prossimi cinque anni?
“Nella strategia Emerging Markets Leaders Equity, tento di identificare le tematiche d’investimento strutturali di lungo termine, avvalendomi delle approfondite conoscenze del mio intero team ME sui singoli paesi e sulle determinanti della crescita dei paesi emergenti. Alcuni esempi di cambiamenti strutturali dei mercati emergenti sono la crescita della popolazione e gli andamenti demografici, l’aumento della classe media e dei consumi, l’urbanizzazione, la riforma della sanità e la consapevolezza sulla salute, e il miglioramento delle infrastrutture”.
Nel suo portafoglio ci sono alcuni titoli dei mercati sviluppati. In che modo ciò risponde alla definizione di mercati emergenti?
“Questa strategia è incentrata sulle aziende dei paesi emergenti e di frontiera, nonché sui titoli dei mercati sviluppati con almeno il 35%, ma preferibilmente prossimi al 50%, dei ricavi, delle vendite o degli attivi provenienti dalle nazioni emergenti. Yum Brands, ad esempio, proprietaria di KFC e Pizza Hut, genera il 58% dei suoi utili operativi nei mercati emergenti e continua a investire nei paesi emergenti i suoi flussi di cassa liberi derivanti dalle attività statunitensi. British American Tobacco e Swatch generano anch’esse circa il 50% o più dei loro ricavi nei mercati emergenti”.
Cosa intende quando dice “il prezzo d’ingresso è importante”?
“Ho individuato un universo di 60-70 potenziali imprese per il portafoglio, sulla base della rigorosa ricerca fondamentale condotta dal nostro team che si serve dei modelli proprietari di valutazione e di determinazione del prezzo delle società, che utilizzano i rendimenti composti per evidenziare l’importanza della generazione di utili costanti e la potenziale redditività del capitale investito che possono fruttare nel tempo. I titoli nel mio universo diretto sono sotto stretta osservazione con una ponderazione obiettivo iniziale del 2-3% e inizio ad acquistare quando individuo un prezzo d’ingresso sia ragionevole che favorevole”.
In che modo si differenzia la sua strategia Emerging Markets Leaders Equity dai portafogli dei mercati emergenti attivi più tradizionali?
“Posso estendere la mia ricerca all’intero spettro della capitalizzazione di mercato, incluse le small e mid cap, che possono offrire un interessante potenziale a lungo termine. Il mio approccio fondato sulle idee più convincenti nella strategia Emerging Markets Leaders Equity inizia con l’identificazione di tematiche di crescita strutturale e prosegue con l’individuazione di società nell’universo dei mercati emergenti e di frontiera meglio posizionate per sfruttare tali megatrend.
Queste aziende non devono essere necessariamente ubicate nei mercati emergenti, ma la loro crescita proverrà prevalentemente da tali regioni: con soli 30-40 titoli la strategia, che valuta le opportunità d’investimento in un’ottica di 3-5 anni, dovrebbe assicurare un tracking error ex-ante sostanzialmente superiore”.
Perché l’approccio svincolato da benchmark è importante per i mercati emergenti?
“Investendo oggi in un approccio passivo ai mercati emergenti, si ha un portafoglio con un’allocazione del 26% nell’energia e nei materiali (fonte: MSCI EM Index all’aprile 2012). Ma tale ponderazione rispecchia il grande boom delle materie prime che si è già verificato negli ultimi 12 anni. I beni di consumo cinesi hanno una ponderazione di appena il 2% nell’indice, e quelli indiani dello 0,9%, anche se in questi due paesi vi sono complessivamente 2,5 miliardi di consumatori.
Pertanto, un investitore che acquista un investimento nell’indice potrebbe perdere completamente l’opportunità di crescita offerta dai consumatori indiani e cinesi: questi ultimi, in particolare, dovrebbero continuare a registrare un’espansione graduale e solida come negli ultimi 30 anni”.
Quali altre tematiche assumeranno crescente rilievo nei mercati emergenti a suo avviso nei prossimi cinque anni?
“Nella strategia Emerging Markets Leaders Equity, tento di identificare le tematiche d’investimento strutturali di lungo termine, avvalendomi delle approfondite conoscenze del mio intero team ME sui singoli paesi e sulle determinanti della crescita dei paesi emergenti. Alcuni esempi di cambiamenti strutturali dei mercati emergenti sono la crescita della popolazione e gli andamenti demografici, l’aumento della classe media e dei consumi, l’urbanizzazione, la riforma della sanità e la consapevolezza sulla salute, e il miglioramento delle infrastrutture”.
Nel suo portafoglio ci sono alcuni titoli dei mercati sviluppati. In che modo ciò risponde alla definizione di mercati emergenti?
“Questa strategia è incentrata sulle aziende dei paesi emergenti e di frontiera, nonché sui titoli dei mercati sviluppati con almeno il 35%, ma preferibilmente prossimi al 50%, dei ricavi, delle vendite o degli attivi provenienti dalle nazioni emergenti. Yum Brands, ad esempio, proprietaria di KFC e Pizza Hut, genera il 58% dei suoi utili operativi nei mercati emergenti e continua a investire nei paesi emergenti i suoi flussi di cassa liberi derivanti dalle attività statunitensi. British American Tobacco e Swatch generano anch’esse circa il 50% o più dei loro ricavi nei mercati emergenti”.
Cosa intende quando dice “il prezzo d’ingresso è importante”?
“Ho individuato un universo di 60-70 potenziali imprese per il portafoglio, sulla base della rigorosa ricerca fondamentale condotta dal nostro team che si serve dei modelli proprietari di valutazione e di determinazione del prezzo delle società, che utilizzano i rendimenti composti per evidenziare l’importanza della generazione di utili costanti e la potenziale redditività del capitale investito che possono fruttare nel tempo. I titoli nel mio universo diretto sono sotto stretta osservazione con una ponderazione obiettivo iniziale del 2-3% e inizio ad acquistare quando individuo un prezzo d’ingresso sia ragionevole che favorevole”.