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Lo sviluppo frenato dell’India

16 Settembre 2013 08:00

financialounge -  banche centrali india mercati valutari Raghuram Rajan tapering
stanno venendo al pettine. Il quadro economico – finanziario dell’India si è fatto cupo, facendo precipitare il paese in una situazione molto delicata, complicata dai nodi strutturali di una burocrazia arcaica e opprimente, da infrastrutture non in linea con lo sviluppo del paese, con una insufficiente liberalizzazione del sistema bancario e finanziario.

La situazione, tuttavia, è precipitata a maggio, cioè da quando la Federal Reserve ha iniziato a far trapelare il possibile tapering, ovvero la riduzione del quantitative easing sui titoli di stato USA e quindi la liquidità sui mercati: da quel momento è scattata la fuga dai capitali dalle piazze finanziarie ritenute meno solide e tra queste l’India è stata tra le più penalizzate. Basti pensare che il cambio dollaro / rupia è balzato da 55 a 66 con una perdita del valore di mercato della divisa di New Delhi del 20% circa in pochi mesi.

Contro tutto questo la banca centrale indiana ha cercato di esercitare forme di contrasto: dalla limitazione alla libertà di esportare capitale all’estero - da 200 mila dollari l'anno possibili si è passati a 75 mila - per frenare la caduta della rupia all’aumento del tasso di interesse ma con pochi risultati. Anzi, l’unico dato certo, oltre alla continua caduta del cambio e della Borsa, è la forte riduzione delle riserve valutarie da 261 a 251 miliardi di dollari.

Ora tutte le attese sono riposte sul nuovo governatore della banca centrale indiana, Raghuram Rajan, che subentrerà questo mese al posto di Duvvuri Subbarao: a lui il compito di puntellare la rupia e contrastare il deficit delle partite correnti. Due obiettivi che, qualora fossero almeno in parte centrati, potrebbero contribuire a risollevare il trend economico del paese che, comunque, continua a crescere dal momento che quest’anno il PIL dovrebbe segnare un +5,7% (contro il 5% dello scorso anno).

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