Christophe Bernard
Più equity e obbligazioni societarie
7 Ottobre 2013 20:00
ostri portafogli presentano un sovrappeso nei mercati azionari e creditizi, e un sottopeso nei titoli di Stato e nelle commodity” dichiara a FinanciaLounge Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel che poi aggiunge:
“Nel mese scorso abbiamo continuato ad aumentare la nostra esposizione nelle azioni della zona euro, complici le valutazioni ragionevoli e il costante miglioramento degli indici locali degli addetti agli acquisti. Abbiamo sfruttato i notevoli ribassi dei titoli di debito dei mercati emergenti denominati in valuta locale per aumentare cautamente alcune delle nostre posizioni esistenti: i mercati emergenti dovrebbero infatti beneficiare ben presto della ripresa delle economie sviluppate. L’oro è invece entrato in un ampio range di prezzo tra 1200-1450 dollari USA, offrendo così opportunità di trading per l’investitore agile mentre manteniamo le nostre previsioni ottimistiche di medio termine sul dollaro USA”.
Cerchiamo ora di capire le ragioni che hanno convinto Christophe Bernard ad effettuare queste scelte di portafoglio.
“Solo quest’estate” spiega lo Chief Strategist di Vontobel, “le economie avanzate hanno dato i primi segnali incoraggianti di una ripresa sincronizzata. Soprattutto l’economia statunitense si è mostrata resistente all’aumento delle imposte alla fonte e ai tagli automatici della spesa: il tasso di disoccupazione è sceso costantemente fino a
raggiungere il 7,3% in agosto, mentre gli ultimi dati sull’industria manifatturiera pubblicati dall’Institute for Supply Management preannunciano un ampio rilancio”.
Per quanto riguarda invece la decisione della Fed di continuare il programma di acquisto di obbligazioni per 85 miliardi di dollari al mese, si tratta di un provvedimento certamente influenzato dalle trattative sul budget federale USA e sul tetto del debito, ma anche dai modesti dati di agosto sui nuovi occupati nei settori non agricoli.
“La Fed e gran parte delle banche centrali dei paesi avanzati si trovano di fronte al delicato compito di normalizzare le loro politiche monetarie senza provocare un caos sulle borse mondiali. L’ondata di vendite sui mercati emergenti e del reddito fisso, che in maggio era stata provocata dalla semplice menzione di un piano di “tapering”, mostra quanto i mercati finanziari siano ormai dipendenti dalla liquidità – una vera e propria assuefazione” sottolinea infatti Christophe Bernard che poi conclude:
“Noi crediamo che l’economia statunitense possa continuare a rafforzarsi nei prossimi trimestri. Il fatto che la Fed abbia imboccato la via della cautela e mantenuto immutato il ritmo degli acquisti di obbligazioni aumenta in fondo la probabilità di un esito positivo per l’economia. In generale stiamo assistendo a una ripresa su scala mondiale, a basse pressioni inflazionistiche e a politiche monetarie accomodanti. Il lato positivo è che un tale ambiente favorisce di solito i mercati azionari e gli asset rischiosi. Il rovescio della medaglia è che può provocare delle bolle”.
“Nel mese scorso abbiamo continuato ad aumentare la nostra esposizione nelle azioni della zona euro, complici le valutazioni ragionevoli e il costante miglioramento degli indici locali degli addetti agli acquisti. Abbiamo sfruttato i notevoli ribassi dei titoli di debito dei mercati emergenti denominati in valuta locale per aumentare cautamente alcune delle nostre posizioni esistenti: i mercati emergenti dovrebbero infatti beneficiare ben presto della ripresa delle economie sviluppate. L’oro è invece entrato in un ampio range di prezzo tra 1200-1450 dollari USA, offrendo così opportunità di trading per l’investitore agile mentre manteniamo le nostre previsioni ottimistiche di medio termine sul dollaro USA”.
Cerchiamo ora di capire le ragioni che hanno convinto Christophe Bernard ad effettuare queste scelte di portafoglio.
“Solo quest’estate” spiega lo Chief Strategist di Vontobel, “le economie avanzate hanno dato i primi segnali incoraggianti di una ripresa sincronizzata. Soprattutto l’economia statunitense si è mostrata resistente all’aumento delle imposte alla fonte e ai tagli automatici della spesa: il tasso di disoccupazione è sceso costantemente fino a
raggiungere il 7,3% in agosto, mentre gli ultimi dati sull’industria manifatturiera pubblicati dall’Institute for Supply Management preannunciano un ampio rilancio”.
Per quanto riguarda invece la decisione della Fed di continuare il programma di acquisto di obbligazioni per 85 miliardi di dollari al mese, si tratta di un provvedimento certamente influenzato dalle trattative sul budget federale USA e sul tetto del debito, ma anche dai modesti dati di agosto sui nuovi occupati nei settori non agricoli.
“La Fed e gran parte delle banche centrali dei paesi avanzati si trovano di fronte al delicato compito di normalizzare le loro politiche monetarie senza provocare un caos sulle borse mondiali. L’ondata di vendite sui mercati emergenti e del reddito fisso, che in maggio era stata provocata dalla semplice menzione di un piano di “tapering”, mostra quanto i mercati finanziari siano ormai dipendenti dalla liquidità – una vera e propria assuefazione” sottolinea infatti Christophe Bernard che poi conclude:
“Noi crediamo che l’economia statunitense possa continuare a rafforzarsi nei prossimi trimestri. Il fatto che la Fed abbia imboccato la via della cautela e mantenuto immutato il ritmo degli acquisti di obbligazioni aumenta in fondo la probabilità di un esito positivo per l’economia. In generale stiamo assistendo a una ripresa su scala mondiale, a basse pressioni inflazionistiche e a politiche monetarie accomodanti. Il lato positivo è che un tale ambiente favorisce di solito i mercati azionari e gli asset rischiosi. Il rovescio della medaglia è che può provocare delle bolle”.