bilancio
Volatilità dei mercati e scadenze del bilancio USA
23 Ottobre 2013 20:00
scorso mese di settembre il Congressional Budget Office (CBO) ha stimato che in assenza di cambiamenti dell’attuale legislazione entro il 2038 la spesa previdenziale e dei principali programmi sanitari assorbirà il 72% delle entrate del governo federale degli Stati Uniti, contro una media del 40% rilevata nel periodo compreso tra il 1973 e il 2012. Non solo. Nell’ipotesi che la legge attuale non venga modificata, il CBO stima che i livelli di indebitamento degli USA schizzeranno al 100% del PIL nel 2038.
D’altra parte le autorità americane sanno da tempo che l’invecchiamento della popolazione avrebbe fatto aumentare il costo del finanziamento dei principali programmi di welfare, quale quello della previdenza sociale, con il rischio di un ammanco di bilancio. Lo stesso Presidente Obama nel 2010, preoccupato del deterioramento delle prospettive del deficit e dei livelli di indebitamento del governo americano, ha nominato una Commissione presidenziale bipartisan, la National Commission on Fiscal Responsibility and Reform (la Commissione Simpson-Bowles) per studiare il problema.
Nel dicembre 2010, questa commissione ha pubblicato un rapporto solennemente intitolato “The Moment of Truth” (il momento della verità) articolato in alcune precise raccomandazioni: dal taglio della spesa discrezionale, alla riforma e al contenimento dei costi dei programmi previdenziali, compresi quelli della sicurezza sociale e dell’assistenza sanitaria, fino all’attuazione di una vasta riforma fiscale. Quest’ultima, peraltro prevedeva, tra l’altro, un sensibile abbassamento delle aliquote fiscali e la semplificazione del codice tributario: raccomandava, inoltre, di realizzare risparmi obbligatori su programmi specifici (come, per esempio, la riduzione dei sussidi all’agricoltura) e di riformare la procedura di bilancio del Congresso.
Sebbene la struttura della Commissione Simpson-Bowles fosse bipartisan e fosse stata nominata da un presidente Democratico, le sue raccomandazioni erano in sintonia con la piattaforma del Partito Repubblicano e in netta antitesi con quella del Partito Democratico. Inoltre, tagliare la spesa previdenziale equivarrebbe a disfare tutto il lavoro dei democratici degli ultimi settant’anni trascorsi a costruire una rete di sicurezza sociale per il ceto medio e le fasce meno abbienti della società.
Ecco perché, allo stato attuale, non si intravede ancora uno spiraglio per un accordo onorevole e duraturo per entrambi gli schieramenti politici: le trattative sul bilancio, all’insegna dell’animosità e di fratture profonde, diventeranno la norma a meno che non si scopra che le stime del CBO siano sbagliate e che la spesa previdenziale può essere finanziata in maniera sostenibile senza riforma alcuna, cosa che pare ovviamente improbabile.
L’alternativa, anch’essa improbabile, è che il Partito Democratico si renda disponibile ad accogliere alcune riforme ragionevoli dei programmi di welfare e a lavorare con i Repubblicani moderati per realizzarle, allentando così la tensione. Come dire, insomma, che gli investitori saranno chiamati a confrontarsi con livelli crescenti di volatilità dei mercati ogni qualvolta si profileranno all’orizzonte le scadenze del bilancio americano.
D’altra parte le autorità americane sanno da tempo che l’invecchiamento della popolazione avrebbe fatto aumentare il costo del finanziamento dei principali programmi di welfare, quale quello della previdenza sociale, con il rischio di un ammanco di bilancio. Lo stesso Presidente Obama nel 2010, preoccupato del deterioramento delle prospettive del deficit e dei livelli di indebitamento del governo americano, ha nominato una Commissione presidenziale bipartisan, la National Commission on Fiscal Responsibility and Reform (la Commissione Simpson-Bowles) per studiare il problema.
Nel dicembre 2010, questa commissione ha pubblicato un rapporto solennemente intitolato “The Moment of Truth” (il momento della verità) articolato in alcune precise raccomandazioni: dal taglio della spesa discrezionale, alla riforma e al contenimento dei costi dei programmi previdenziali, compresi quelli della sicurezza sociale e dell’assistenza sanitaria, fino all’attuazione di una vasta riforma fiscale. Quest’ultima, peraltro prevedeva, tra l’altro, un sensibile abbassamento delle aliquote fiscali e la semplificazione del codice tributario: raccomandava, inoltre, di realizzare risparmi obbligatori su programmi specifici (come, per esempio, la riduzione dei sussidi all’agricoltura) e di riformare la procedura di bilancio del Congresso.
Sebbene la struttura della Commissione Simpson-Bowles fosse bipartisan e fosse stata nominata da un presidente Democratico, le sue raccomandazioni erano in sintonia con la piattaforma del Partito Repubblicano e in netta antitesi con quella del Partito Democratico. Inoltre, tagliare la spesa previdenziale equivarrebbe a disfare tutto il lavoro dei democratici degli ultimi settant’anni trascorsi a costruire una rete di sicurezza sociale per il ceto medio e le fasce meno abbienti della società.
Ecco perché, allo stato attuale, non si intravede ancora uno spiraglio per un accordo onorevole e duraturo per entrambi gli schieramenti politici: le trattative sul bilancio, all’insegna dell’animosità e di fratture profonde, diventeranno la norma a meno che non si scopra che le stime del CBO siano sbagliate e che la spesa previdenziale può essere finanziata in maniera sostenibile senza riforma alcuna, cosa che pare ovviamente improbabile.
L’alternativa, anch’essa improbabile, è che il Partito Democratico si renda disponibile ad accogliere alcune riforme ragionevoli dei programmi di welfare e a lavorare con i Repubblicani moderati per realizzarle, allentando così la tensione. Come dire, insomma, che gli investitori saranno chiamati a confrontarsi con livelli crescenti di volatilità dei mercati ogni qualvolta si profileranno all’orizzonte le scadenze del bilancio americano.