asset class
Una ricetta solida e stabile per il reddito a lungo termine
16 Dicembre 2013 10:25
4 sta per alzare il velo con tante opportunità ma anche con molte incognite: dal possibile rialzo dei tassi di interesse al miglioramento della crescita economica mondiale, dai timori sulla deflazione alle preoccupazioni per una nuova fiammata inflattiva, dall’attesa di profitti aziendali in crescita all’andamento delle quotazioni delle materie prime. Di solito, l’allocazione del capitale alle differenti classi d’investimento è stata sufficiente per ottenere una diversificazione strategica, ma il successo dipende in larga misura dalla precisione nel prevedere la performance futura di ciascuna asset class.
L’allocazione del capitale tradizionale in azioni o obbligazioni che segue le capitalizzazioni degli indici di mercato può aumentare piuttosto che diversificare il rischio. Pensiamo che ci sia modo più solido per costruire portafogli rispetto alla mera scommessa sui titoli azionari o sui bond. Un approccio che consente agli investitori di allocare il capitale in base al rischio. Invece di scommettere sulle prospettive future, una ripartizione basata sul rischio può generare rendimenti più stabili, aggirando le peggiori crisi di mercato e riuscendo, al contempo, a catturare i guadagni.
L’investimento basato sul rischio, e in particolare quello basato sul cosiddetto risk parity, è più solido rispetto all’approccio tradizionale di asset allocation, perché distribuendo i rischi in modo uniforme nelle diverse asset class, risulta indifferente alle condizioni di mercato. Tramite l'allocazione dinamica del capitale alle azioni dei paesi sviluppati, alle azioni degli stati emergenti, alle obbligazioni sovrane, alle obbligazioni societarie e alle materie prime, gli investitori possono contare su rendimenti sia in una fase di crescita economica e sia in un contesto di economie in rallentamento, il tutto senza trascurare la copertura contro l'inflazione.
L’approccio risk parity è infatti impermeabile ai cicli economici: tiene conto dei contributi di rischio delle diverse classi di attività assegnando una pari scommessa su tutte le sue parti (azioni, obbligazioni, materie prime). Questo è profondamente diverso rispetto a un portafoglio tradizionale, dove un 40 per cento della quota dell’equity rappresenta ben il 90 per cento del rischio del portafoglio complessivo.
Il team di gestione di Invesco Balanced-Risk Allocation Fund, inoltre, combina la gestione tattica, che ha l’obiettivo di un rigoroso controllo del rischio su base giornaliera, con una strategia di allocazione e perfomance di lungo periodo. In virtù del portafoglio strategico, che statisticamente incide per l’80%-85% sul risultato finale del fondo, il fondo Ibra mantiene al proprio interno lo zoccolo duro che il modello quantitativo sottostante indica per il medio lungo termine mentre le scelte tattiche, alle quali fa capo il restante 20% - 15% del risultato, mirano a cogliere le tendenze più di breve periodo per ottimizzare la performance in base alla volatilità.
A proposito di volatilità, il target del fondo Ibra è posto all’8% ma, tramite le scelte tattiche, è possibile aumentare o diminuire di due punti percentuali tale soglia: cioè portarlo da un minimo del 6% fino a un massimo del 10%. A fine ottobre 2013, per esempio, il contributo complessivo al rischio era al 9,78%, il 42% circa derivante dalla componente equity, il 27% da quella obbligazionaria e il restante 31% da quella relativa alle commodity. Tuttavia, per evitare che la componente tattica possa stravolgere quella strategica, la percentuale di rischio di ogni asset class (che in situazione neutrale è, come detto in precedenza, posta al 33%) può essere movimentata tra un minimo del 16% e un massimo del 50%. Il ribilanciamento del portafoglio, invece, avviene il primo giorno di ogni mese.
Risulterebbe però fuorviante dire che tutti i rischi sono azzerati tramite il risk parity, perché almeno uno rimane; quando tutte le classi di attività risultano correlate generano una performance negativa: in questo scenario, l'unico rifugio è la liquidità. Ecco perché un sano approccio di gestione risk parity include la gestione dinamica dei drawdown che contribuisce alla riduzione dell'esposizione complessiva del mercato, aumentando il livello di liquidità o riducendo la leva finanziaria.
Questo è un tratto distintivo che contraddistingue un piccolo nucleo di gestori di portafogli risk parity, in particolare dal maggio di quest'anno, quando molte strategie hanno registrato crescenti correlazioni negative.
L’allocazione del capitale tradizionale in azioni o obbligazioni che segue le capitalizzazioni degli indici di mercato può aumentare piuttosto che diversificare il rischio. Pensiamo che ci sia modo più solido per costruire portafogli rispetto alla mera scommessa sui titoli azionari o sui bond. Un approccio che consente agli investitori di allocare il capitale in base al rischio. Invece di scommettere sulle prospettive future, una ripartizione basata sul rischio può generare rendimenti più stabili, aggirando le peggiori crisi di mercato e riuscendo, al contempo, a catturare i guadagni.
L’investimento basato sul rischio, e in particolare quello basato sul cosiddetto risk parity, è più solido rispetto all’approccio tradizionale di asset allocation, perché distribuendo i rischi in modo uniforme nelle diverse asset class, risulta indifferente alle condizioni di mercato. Tramite l'allocazione dinamica del capitale alle azioni dei paesi sviluppati, alle azioni degli stati emergenti, alle obbligazioni sovrane, alle obbligazioni societarie e alle materie prime, gli investitori possono contare su rendimenti sia in una fase di crescita economica e sia in un contesto di economie in rallentamento, il tutto senza trascurare la copertura contro l'inflazione.
L’approccio risk parity è infatti impermeabile ai cicli economici: tiene conto dei contributi di rischio delle diverse classi di attività assegnando una pari scommessa su tutte le sue parti (azioni, obbligazioni, materie prime). Questo è profondamente diverso rispetto a un portafoglio tradizionale, dove un 40 per cento della quota dell’equity rappresenta ben il 90 per cento del rischio del portafoglio complessivo.
Il team di gestione di Invesco Balanced-Risk Allocation Fund, inoltre, combina la gestione tattica, che ha l’obiettivo di un rigoroso controllo del rischio su base giornaliera, con una strategia di allocazione e perfomance di lungo periodo. In virtù del portafoglio strategico, che statisticamente incide per l’80%-85% sul risultato finale del fondo, il fondo Ibra mantiene al proprio interno lo zoccolo duro che il modello quantitativo sottostante indica per il medio lungo termine mentre le scelte tattiche, alle quali fa capo il restante 20% - 15% del risultato, mirano a cogliere le tendenze più di breve periodo per ottimizzare la performance in base alla volatilità.
A proposito di volatilità, il target del fondo Ibra è posto all’8% ma, tramite le scelte tattiche, è possibile aumentare o diminuire di due punti percentuali tale soglia: cioè portarlo da un minimo del 6% fino a un massimo del 10%. A fine ottobre 2013, per esempio, il contributo complessivo al rischio era al 9,78%, il 42% circa derivante dalla componente equity, il 27% da quella obbligazionaria e il restante 31% da quella relativa alle commodity. Tuttavia, per evitare che la componente tattica possa stravolgere quella strategica, la percentuale di rischio di ogni asset class (che in situazione neutrale è, come detto in precedenza, posta al 33%) può essere movimentata tra un minimo del 16% e un massimo del 50%. Il ribilanciamento del portafoglio, invece, avviene il primo giorno di ogni mese.
Risulterebbe però fuorviante dire che tutti i rischi sono azzerati tramite il risk parity, perché almeno uno rimane; quando tutte le classi di attività risultano correlate generano una performance negativa: in questo scenario, l'unico rifugio è la liquidità. Ecco perché un sano approccio di gestione risk parity include la gestione dinamica dei drawdown che contribuisce alla riduzione dell'esposizione complessiva del mercato, aumentando il livello di liquidità o riducendo la leva finanziaria.
Questo è un tratto distintivo che contraddistingue un piccolo nucleo di gestori di portafogli risk parity, in particolare dal maggio di quest'anno, quando molte strategie hanno registrato crescenti correlazioni negative.