Andrew Balls
Fuori dalla recessione ma ancora convalescenti
3 Gennaio 2014 11:00
escita nella zona euro compresa tra lo 0,25 e lo 0,75% il prossimo anno in termini reali, ad un ritmo inferiore a quella tendenziale. Un’inflazione ancora molto contenuta, in un range dello 0,75-1,25%, con una disoccupazione che si dovrebbe stabilizzare a poco più del 12%.
Sono questi alcuni dei principali punti fissati nell’intervista che segue da Andrew Balls, Managing Director e responsabile della gestione dei portafogli europei, che illustra le conclusioni del Cyclical Forum trimestrale di Pimco tenutosi nel dicembre 2013. Un’intervista nella quale non nasconde le persistenti difficoltà sul fronte dei conti pubblici e della crescita cui dovrà far fronte la regione il prossimo anno, con una dinamica nel migliore dei casi stagnante e con spinte deflazionistiche che si stanno rafforzando. E con un pericolo da scongiurare: una ricaduta in recessione per l’Italia e la Spagna.
Quali sono le prospettive di Pimco per la crescita e l’inflazione in Europa nei prossimi 6-12 mesi?
"Prevediamo che l’economia dell’area euro crescerà dello 0,25-0,75% il prossimo anno in termini reali, uscendo quindi dalla recessione, ma registrando solo un’espansione debole e inferiore a quella tendenziale. Sebbene la Banca Centrale Europea abbia ridotto il rischio estremo di una disgregazione dell’eurozona e le politiche fiscali stiano diventando meno restrittive, le condizioni di finanziamento rimangono molto rigide nei paesi periferici e le banche continuano a ridurre la leva finanziaria, una dinamica rafforzata dalla prevista asset quality review della BCE (e relativi stress test) nel 2014. Vi sono rischi sia al rialzo che al ribasso per la crescita. Il principale rischio al rialzo è che la minore incertezza macroeconomica e di mercato liberi la domanda potenziale.
In Germania, in particolare, le società potrebbero incrementare gli investimenti sulla scorta di una riduzione dell’incertezza macroeconomica, mentre vi sono potenzialità per un aumento della spesa per consumi. Il principale rischio al ribasso che potrebbe determinare una crescita inferiore al nostro intervallo atteso sarebbe un’espansione della domanda inferiore alle aspettative nei paesi europei core e l’aggravarsi della stretta creditizia in quelli periferici, principalmente a causa di una persistente frammentazione dei tassi d’interesse e del mercato del credito. Una crescita così bassa significherebbe che l’eurozona rimane vulnerabile a shock esterni che potrebbero farla ricadere in recessione.
Per il prossimo anno ci aspettiamo un’inflazione molto bassa nell’area euro, in un range dello 0,75-1,25%, a causa della debolezza di fondo dell’economia e della capacità inutilizzata, con una disoccupazione nell’eurozona che si stabilizza a poco più del 12%. L’inflazione core dell’area, attualmente all’1%, è stata inferiore alle stime di consenso quest’anno, con un calo dell’inflazione generalizzato osservabile nell’intero paniere dell’indice dei prezzi al consumo e nei vari paesi.
La maggiore disinflazione è osservabile nelle economie periferiche che stanno realizzando un doloroso aggiustamento in termini di costi e competitività. I salari stagnano in Spagna, si riducono in diversi paesi periferici più piccoli e rallentano in Francia e Italia. Questa disinflazione non è controbilanciata dall’andamento in Germania, dove l’inflazione rimane inferiore al target della BCE di quasi il 2% e la crescita dei salari resta debole nonostante condizioni tese nel mercato del lavoro."
Che differenze ci sono nelle prospettive tra paesi core e periferici? Prevede ulteriori strette fiscali e riforme strutturali nell’Europa periferica?
"Nei paesi core, la crescita è più sostenuta ma non vigorosa, mentre i paesi periferici stanno uscendo dalla recessione seppur molto lentamente. Tuttavia, il divario tra centro e periferia si è ristretto, in quanto la dinamica è in rallentamento in Germania e in Francia mentre le condizioni economiche stanno migliorando nella periferia, con l’Italia in procinto di emergere dalla recessione e la Spagna già tornata ad espandersi. Focalizzandoci sulle quattro grandi economie dell’area euro, nel nostro scenario più favorevole prevediamo che la Germania e la Francia cresceranno di quasi l’1% mentre l’Italia e la Spagna si espanderanno a un ritmo di circa lo 0,3%.
Nel nostro scenario meno favorevole, anticipiamo una crescita pari o inferiore allo 0,5% per la Germania e la Francia e una ricaduta in recessione per l’Italia e la Spagna. L’austerità fiscale permane, ma dovrebbe erodere meno la crescita nel 2014 rispetto al 2013. Per l’area euro nel suo insieme, l’impatto negativo del rigore fiscale sarà pari allo 0,75% del PIL, rispetto all’1,25% nel 2013. Non ci aspettiamo cambiamenti significativi derivanti dalle riforme strutturali attuali, un fattore positivo per la crescita nel breve periodo, ma che contribuisce allo scenario di un’espansione molto modesta dell’eurozona nell’orizzonte di lungo periodo.
I paesi periferici hanno migliorato i propri saldi delle partite correnti e, in diversi casi, hanno anche registrato un incremento della competitività dei salari, anche se rimangono molti dubbi sul modo in cui questi paesi possano tornare a far segnare tassi di crescita soddisfacenti nel medio periodo. Nonostante una maggiore stabilizzazione della crisi dell’eurozona, i rendimenti reali e nominali rimangono eccessivamente elevati in Italia, in Spagna e in altre economie periferiche rispetto ai tassi di crescita reali/nominali. Non sorprende quindi che le piccole e medie imprese abbiano difficoltà a trovare finanziamenti a tassi accessibili dati i premi al rischio ancora elevati sui titoli di Stato. In questo scenario di navigazione a vista, gli sviluppi politici restano un’importante fonte di rischio."
Sono questi alcuni dei principali punti fissati nell’intervista che segue da Andrew Balls, Managing Director e responsabile della gestione dei portafogli europei, che illustra le conclusioni del Cyclical Forum trimestrale di Pimco tenutosi nel dicembre 2013. Un’intervista nella quale non nasconde le persistenti difficoltà sul fronte dei conti pubblici e della crescita cui dovrà far fronte la regione il prossimo anno, con una dinamica nel migliore dei casi stagnante e con spinte deflazionistiche che si stanno rafforzando. E con un pericolo da scongiurare: una ricaduta in recessione per l’Italia e la Spagna.
Quali sono le prospettive di Pimco per la crescita e l’inflazione in Europa nei prossimi 6-12 mesi?
"Prevediamo che l’economia dell’area euro crescerà dello 0,25-0,75% il prossimo anno in termini reali, uscendo quindi dalla recessione, ma registrando solo un’espansione debole e inferiore a quella tendenziale. Sebbene la Banca Centrale Europea abbia ridotto il rischio estremo di una disgregazione dell’eurozona e le politiche fiscali stiano diventando meno restrittive, le condizioni di finanziamento rimangono molto rigide nei paesi periferici e le banche continuano a ridurre la leva finanziaria, una dinamica rafforzata dalla prevista asset quality review della BCE (e relativi stress test) nel 2014. Vi sono rischi sia al rialzo che al ribasso per la crescita. Il principale rischio al rialzo è che la minore incertezza macroeconomica e di mercato liberi la domanda potenziale.
In Germania, in particolare, le società potrebbero incrementare gli investimenti sulla scorta di una riduzione dell’incertezza macroeconomica, mentre vi sono potenzialità per un aumento della spesa per consumi. Il principale rischio al ribasso che potrebbe determinare una crescita inferiore al nostro intervallo atteso sarebbe un’espansione della domanda inferiore alle aspettative nei paesi europei core e l’aggravarsi della stretta creditizia in quelli periferici, principalmente a causa di una persistente frammentazione dei tassi d’interesse e del mercato del credito. Una crescita così bassa significherebbe che l’eurozona rimane vulnerabile a shock esterni che potrebbero farla ricadere in recessione.
Per il prossimo anno ci aspettiamo un’inflazione molto bassa nell’area euro, in un range dello 0,75-1,25%, a causa della debolezza di fondo dell’economia e della capacità inutilizzata, con una disoccupazione nell’eurozona che si stabilizza a poco più del 12%. L’inflazione core dell’area, attualmente all’1%, è stata inferiore alle stime di consenso quest’anno, con un calo dell’inflazione generalizzato osservabile nell’intero paniere dell’indice dei prezzi al consumo e nei vari paesi.
La maggiore disinflazione è osservabile nelle economie periferiche che stanno realizzando un doloroso aggiustamento in termini di costi e competitività. I salari stagnano in Spagna, si riducono in diversi paesi periferici più piccoli e rallentano in Francia e Italia. Questa disinflazione non è controbilanciata dall’andamento in Germania, dove l’inflazione rimane inferiore al target della BCE di quasi il 2% e la crescita dei salari resta debole nonostante condizioni tese nel mercato del lavoro."
Che differenze ci sono nelle prospettive tra paesi core e periferici? Prevede ulteriori strette fiscali e riforme strutturali nell’Europa periferica?
"Nei paesi core, la crescita è più sostenuta ma non vigorosa, mentre i paesi periferici stanno uscendo dalla recessione seppur molto lentamente. Tuttavia, il divario tra centro e periferia si è ristretto, in quanto la dinamica è in rallentamento in Germania e in Francia mentre le condizioni economiche stanno migliorando nella periferia, con l’Italia in procinto di emergere dalla recessione e la Spagna già tornata ad espandersi. Focalizzandoci sulle quattro grandi economie dell’area euro, nel nostro scenario più favorevole prevediamo che la Germania e la Francia cresceranno di quasi l’1% mentre l’Italia e la Spagna si espanderanno a un ritmo di circa lo 0,3%.
Nel nostro scenario meno favorevole, anticipiamo una crescita pari o inferiore allo 0,5% per la Germania e la Francia e una ricaduta in recessione per l’Italia e la Spagna. L’austerità fiscale permane, ma dovrebbe erodere meno la crescita nel 2014 rispetto al 2013. Per l’area euro nel suo insieme, l’impatto negativo del rigore fiscale sarà pari allo 0,75% del PIL, rispetto all’1,25% nel 2013. Non ci aspettiamo cambiamenti significativi derivanti dalle riforme strutturali attuali, un fattore positivo per la crescita nel breve periodo, ma che contribuisce allo scenario di un’espansione molto modesta dell’eurozona nell’orizzonte di lungo periodo.
I paesi periferici hanno migliorato i propri saldi delle partite correnti e, in diversi casi, hanno anche registrato un incremento della competitività dei salari, anche se rimangono molti dubbi sul modo in cui questi paesi possano tornare a far segnare tassi di crescita soddisfacenti nel medio periodo. Nonostante una maggiore stabilizzazione della crisi dell’eurozona, i rendimenti reali e nominali rimangono eccessivamente elevati in Italia, in Spagna e in altre economie periferiche rispetto ai tassi di crescita reali/nominali. Non sorprende quindi che le piccole e medie imprese abbiano difficoltà a trovare finanziamenti a tassi accessibili dati i premi al rischio ancora elevati sui titoli di Stato. In questo scenario di navigazione a vista, gli sviluppi politici restano un’importante fonte di rischio."
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