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La grande confusione delle banche centrali

22 Gennaio 2014 09:40

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che centrali più potenti del mondo sono alle prese con gli effetti collaterali dell’adozione della cosiddetta "forward guidance", cioè la presentazione agli investitori dei loro piani futuri per la politica monetaria: un approccio che ha l’obiettivo di fornire ai mercati più chiarezza ma che, invece, sta causando confusione.

La filosofia alla base della forward guidance è piuttosto semplice: se gli investitori comprendono quello che le banche centrali intendono mettere in pratica in futuro, saranno meno sorpresi se le condizioni dovessero mutare, e i mercati dovrebbero adeguarsi più agevolmente. Inoltre, se le promesse per mantenere bassa l'inflazione sono credibili, la forward guidance aiuta i lavoratori, le aziende e gli investitori a tenere allineate le loro aspettative.

Questo tipo di forward guidance è stato saldamente affermato come ortodossia della banca centrale prima del crash 2008-2009. Con i tassi di interesse bloccati a zero, le banche centrali sono state in grado di fornire ulteriore stimolo monetario tuttavia hanno adottato l’approccio della forward guidance per fare ancora di più. La promessa di mantenere i tassi di interesse bassi a lungo, se credibile, tende infatti a stimolare la domanda. Ma si noti una differenza importante: in questo nuovo ruolo, la forward guidance mira a cambiare le aspettative piuttosto che confermarle.

Per rendere questo nuovo tipo di guida più credibile, la Federal Reserve e la Bank of England, in particolare, hanno reso la forward guidance più dettagliata e, quindi, più complicata da comprendere. Ad esempio, hanno promesso di mantenere i tassi di interesse molto bassi almeno fino a che determinate soglie di disoccupazione siano state raggiunte. In entrambi i paesi, la disoccupazione è scesa più velocemente del previsto, il che significa che le soglie sono più vicine di quanto previsto, e quindi i piani delle banche centrali di aumentare i tassi sono divenuti paradossalmente più incerti del previsto.

In ogni caso, come sottolinea il presidente della Fed di Atlanta Dennis Lockhart, il tasso di disoccupazione si è rivelato essere meno significato rispetto al passato in quanto la disoccupazione è in calo negli Stati Uniti non perché siano stati creati nuovi posti di lavoro quanto piuttosto perché molti lavoratori hanno abbandonato il mercato del lavoro. Ne deriva che i parametri della forward guidance della Fed dovranno essere ottimizzati.

Il governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, che ha adottato il nuovo approccio della forward guidance, affronta un problema diverso. La ripresa inaspettatamente robusta del Regno Unito ha infatti creato un nutrito numero di nuovi posti di lavoro negli ultimi mesi. Se Carney voleva dire quello che ha detto sulla forward guidance, ci dovrebbe essere ora un riesame dei piani della banca centrale inglese per quanto attiene ai tassi di interesse. Peccato che l'inflazione nel Regno Unito sia scesa nel frattempo al tasso obiettivo del 2 per cento in dicembre: e, con l'inflazione in calo, non c'è bisogno di alzare i tassi.

La politica monetaria sarebbe stata più semplice da spiegare e le aspettative degli investitori più facili da indicare se non ci fosse in campo la forward guidance. Persino la Banca Centrale Europea (BCE) ha contribuito a mandare segnali confusi agli investitori, dal momento che vari membri del consiglio della BCE cercano di spiegare ciò che Mario Draghi, il presidente della banca, volesse intendere l'anno scorso quando ha detto che i tassi di interesse sarebbero rimasti bassi "per un periodo di tempo prolungato”.

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