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Rialzo meno ripido per i tassi USA a lungo termine

20 Febbraio 2014 14:10

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reddito disponibile per le famiglie americane e conseguente minore propensione ai consumi. In questo contesto, le prospettive per una crescita economica più vigorosa si attenuano e, con esse, la tendenza al rialzo dei tassi di interesse dei titoli obbligazionari USA a lungo termine. È la conclusione cui giunge Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, nel commento settimanale ai mercati. Un insieme di riflessioni che parte dalle notizie che la scorsa settimana hanno fornito importanti elementi di supporto agli investitori.

“Sebbene in pochi, tra analisti e osservatori, pronosticassero una prova di forza sul fisco sulla falsariga del 2011, i mercati hanno tirato un sospiro di sollievo quando il Congresso americano ha accettato la scorsa settimana i termini del nuovo tetto del debito, estendendo il limite di indebitamento degli Stati Uniti al 15 Marzo 2015: in tal modo, il Congresso ha rimosso almeno una componente di incertezza fiscale” ha precisato Russ Koesterich.

Gli investitori sono stati peraltro rinfrancati anche dal tono della testimonianza al Congresso del neo presidente della Fed Janet Yellen. Sebbene nel discorso siano state appena delineate le indicazione sulle future politiche della Fed, i mercati hanno preferito mettere a fuoco le affermazioni della Yellen che ha definito la ripresa del mercato del lavoro "lungi dall'essere completa". Tradotto in pratica, mentre la Fed continuerà il suo tapering nei prossimi mesi, gli investitori possono guardare avanti e approfittare di un prolungato periodo di tempo nel quale i tassi a breve termine resteranno prossimi allo zero.

Questi due eventi di alto profilo hanno messo in ombra alcuni dati economici relativamente deludenti, in particolare i dati relativi alla spesa dei consumatori che sono stati particolarmente deboli. L'ultima prova di questa tendenza è il dato sulle vendite al dettaglio di gennaio che ha mostrato un calo mensile dello 0,4%. Un risultato che si è rivelato ben al di sotto delle aspettative oltretutto alla luce dei numeri di dicembre rivisti al ribasso. Nel confronto anno su anno, le vendite al dettaglio sono aumentate soltanto del 2,6%, il ritmo più blando dalla fine del 2009.

“Il fattore principale dietro la debolezza dei livelli di spesa è il fatto che la crescita del reddito è anemica: il reddito disponibile è in aumento di poco più del 2% annuo, appena poco al di sopra dell'inflazione” sottolinea Russ Koesterich.

Parte della debolezza può essere attribuita alla lentezza della ripresa del mercato del lavoro, ma vi sono anche da considerare fattori secolari che impattano sul reddito quali l'innovazione tecnologica, la concorrenza salariale globale e una mancata corrispondenza tra le competenze della forza lavoro e il lavoro disponibile. Insomma, se non vedremo una certa accelerazione della crescita del reddito, le vendite al dettaglio e i livelli di spesa rimarranno frenati. E, dal momento che la spesa per consumi incide per quasi il 70% sulla crescita economica degli Stati Uniti, questi fattori continueranno ad agire come un freno per l'economia globale.

“Considerato tutti questi fattori appena visti, emergono due implicazioni per gli investitori. In primo luogo, se la crescita economica rimane sottotono, i tassi di interesse sono suscettibili di un aumento solo modesto in funzione del programma di tapering della Fed: in questo scenario, le obbligazioni Usa a più lunga durata dovrebbero essere meno vulnerabili di quanto non lo fossero nel 2013. In secondo luogo, crediamo che ha senso mantenere un atteggiamento cauto verso settori del mercato azionario che sono legati alla spesa dei consumatori e che hanno trainato la il mercato azionario USA” conclude Russ Koesterich.

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