crimea
La Russia vede il proprio futuro a Est
25 Marzo 2014 14:20
se nel quale ci sono gruppi di interesse in competizione all’interno dell’elite che controlla l’economia e il potere. Che è preoccupato delle ripercussioni delle azioni del Presidente Vladimir Putin ma che può contare anche su aziende industriali ben posizionate per cogliere le opportunità derivanti da un rublo svalutato. E che sta sviluppando le relazioni verso l’Asia, dove vede sempre più nitidamente il proprio futuro economico.
È questo il quadro illustrato da Hugo Bain, senior russian equity investment manager di Pictet Asset Management durante il suo ultimo viaggio in Russia, fatto pochi giorni prima che la Russia annettesse la penisola della Crimea.
“Qualunque cosa accada, è chiaro che la Russia continuerà ad assicurarsi contro un potenziale deterioramento nelle sue relazioni commerciali con l’occidente” dichiara Hugo Bain che subito dopo spiega: “Mentre l’Europa ha fatto poco per riscattarsi dal petrolio e dal gas russo, la Russia si sta preparando per un futuro che è sempre meno dipendente dagli investimenti e dai ritorni energetici sul mercato occidentale. Le società russe stanno guardando di più ad oriente. Molte società che abbiamo incontrato vogliono ricercare la sicurezza finanziaria in Asia invece che in Europa. Abbiamo anche sentito che le società energetiche principali stanno per chiudere importanti contratti di distribuzione con la Cina: le nostre fonti ci hanno detto che il gruppo petrolifero Rosneft ha ricevuto un prepagamento per un totale di 70 miliardi di dollari per i nuovi contratti di fornitura conclusi lo scorso anno. Abbiamo anche saputo che Gazprom sta per finalizzare un importante accordi di fornitura di gas che potrebbe portare ad un volume annuo fornito alla Cina di 70 miliardi di metri cubi all’anno”.
Per contestualizzare questi numeri, è necessario sapere che le forniture di gas verso l’Europa e la Turchia lo scorso anno sono state pari a 162 miliardi di metri cubi: visto con questa prospettiva, il rifiuto della Cina nel criticare la Russia per l’annessione della Crimea non sorprende più di tanto. C’è poi un altro capitolo sensibile: i controlli sui capitali che puntano a colpire i flussi sui portafogli. Ma sono improbabili e, inoltre, le autorità sono pronte a supportare il mercato azionario domestico.
“Le autorità sono state chiare nel dire che i controlli dei capitali non sono stati considerati fra le misure per contenere i danni finanziari o economici inflitti sulla Russia. Anche se queste misure dovessero materializzarsi, ci è stato detto che sarebbero limitate e non andrebbero a colpire i flussi sugli investimenti” riferisce Hugo Bain.
La Russia, all’interno dei mercati emergenti, ha uno dei mercati dei capitali più aperti all’esterno ed è stato detto chiaramente che non saranno messe in piedi misure che limitassero tale condizione. Certamente la storia insegna che la Russia non vede di buon occhio nell’avere controllo sui capitali. Le misure utilizzate negli anni successivi alla crisi del 1998 erano ristrette ai cittadini e alle società russe. Gli investitori in titoli obbligazionari, azionari e prestiti non hanno mai subito controllo dei capitali e non c’è motivo di credere che questo possa cambiare adesso. La Russia può aver danneggiato la propria reputazione fra gli investitori internazionali, ma l’impressione di Hugo Bain è che è difficile che la sua posizione all’interno del sistema finanziario globale possa soffrire in modo sostanziale nel lungo periodo.
“Ad esempio, i titoli azionari russi dovrebbero iniziare ad essere scambiati sul sistema Euroclear da questo Luglio e non vediamo come mai questo processo debba essere fermato. Inoltre, molti fornitori di indici azionari stanno prendendo in considerazione le richieste che arrivano dagli investitori internazionali per includere un più largo numero di società russe all’interno dei benchmark principali. In caso di altri sviluppi, il governo è pronto a supportare il mercato azionario domestico. C’è già un precedente di questo – le autorità hanno sostenuto il mercato azionario dopo il collasso di Lehman Brothers nel 2008, comprando circa 6 miliardi di dollari di titoli azionari russi. Questa operazione di acquisto dovrebbe focalizzarsi sui titoli a più grande capitalizzazione” puntualizza Hugo Bain che poi parla degli incontri con il managment delle imprese moscovite.
“Molte delle società che abbiamo visitato sono positive sul loro ambiente operativo. L’indebolimento del rublo è stato visto in modo costruttivo, dato che potrebbe far incrementare le esportazioni. Invece le banche russe stanno affrontando una situazione più critica. Rimangono un obiettivo potenziale per le sanzioni economiche e potrebbero avere problemi nel rimpiazzare i propri impieghi internazionali con quelli domestici, nel caso in cui le banche europee dovessero abbandonare l’attività nel paese”.
In ogni caso, i titoli di debito russi ed il rublo sono scesi a livelli molto bassi, che contrastano fortemente con il profilo di credito e le caratteristiche economiche del paese. I titoli russi denominati in dollari, ad esempio, hanno uno spread di circa 130 basis point sul Treasury Americano in più, rispetto alla media dei titoli governativi investment grade emessi dai paesi emergenti. In circostanze normali, questa potrebbe essere un’ottima occasione di acquisto, ma queste non sono circostanze normali. L’annessione della Crimea ha spinto molti investitori ad uscire dall’area e rimaniamo preoccupati sulle possibile sanzioni che potrebbero essere imposte contro il regime di Putin.
“Per questo motivo, rimaniamo neutrali sulla Russia, consapevoli dei rischi, ma anche convinti che un miglioramento della situazione geopolitica potrebbe portare ad un sostanziale rimbalzo dei corsi. In generale, la crisi russa ci ha portati a mantenere un approccio molto attento sui nostri portafogli e di conseguenza a mantenere i nostri investimenti all’interno delle aree del mercato più liquide” rivela Hugo Bain che relativamente ai titoli russi emessi dalle società che hanno sofferto in questa ultima fase, sostiene che potrebbero aver raggiunto valutazioni molto convenienti, considerando il profilo di credito di queste società ed il contesto macroeconomico.
“Anche se c’è il rischio di ulteriori sanzioni, continuiamo a mantenere un’esposizione sulle società russe, dato che sono una risorsa fondamentale per lo stato. Questo è stato il nostro punto di vista negli ultimi mesi. Continueremo comunque a mantenere uno stretto controllo sulle nostre posizioni per il futuro, così da essere pronti a reagire tempestivamente all’occorrenza. Da notare come al momento l’effetto di un allargamento degli spread ha colpito la Russia , ma non ha coinvolto le altre regioni limitrofe” commenta Hugo Bain che poi ammette che, all’interno dei portafogli che contengono azioni dei paesi emergenti, di aver ridotto l’esposizione alla Russia, in quelle aree ritenute più vulnerabili, come le banche domestiche che potrebbero essere penalizzate in caso di sanzioni più severe: alcune di queste posizioni sono state sostituite da investimenti sul settore energetico grazie al deprezzamento del rublo che ha reso queste società più competitive.
“Abbiamo anche ridotto la nostra esposizione su quelle società che hanno buona parte dei propri ricavi provenienti dalla Russia quale protezione contro un rallentamento dell’economia russa. Dall’altro lato, i titoli azionari americani rimangono interessanti, non solo perché gli utili attesi delle società americane sono più visibili, ma anche perché ci aspettiamo che gli eventi in Russia possano generare un premio più elevato ai progressi che gli Stati Uniti hanno fatto verso l’indipendenza energetica” conclude Hugo Bain.
È questo il quadro illustrato da Hugo Bain, senior russian equity investment manager di Pictet Asset Management durante il suo ultimo viaggio in Russia, fatto pochi giorni prima che la Russia annettesse la penisola della Crimea.
“Qualunque cosa accada, è chiaro che la Russia continuerà ad assicurarsi contro un potenziale deterioramento nelle sue relazioni commerciali con l’occidente” dichiara Hugo Bain che subito dopo spiega: “Mentre l’Europa ha fatto poco per riscattarsi dal petrolio e dal gas russo, la Russia si sta preparando per un futuro che è sempre meno dipendente dagli investimenti e dai ritorni energetici sul mercato occidentale. Le società russe stanno guardando di più ad oriente. Molte società che abbiamo incontrato vogliono ricercare la sicurezza finanziaria in Asia invece che in Europa. Abbiamo anche sentito che le società energetiche principali stanno per chiudere importanti contratti di distribuzione con la Cina: le nostre fonti ci hanno detto che il gruppo petrolifero Rosneft ha ricevuto un prepagamento per un totale di 70 miliardi di dollari per i nuovi contratti di fornitura conclusi lo scorso anno. Abbiamo anche saputo che Gazprom sta per finalizzare un importante accordi di fornitura di gas che potrebbe portare ad un volume annuo fornito alla Cina di 70 miliardi di metri cubi all’anno”.
Per contestualizzare questi numeri, è necessario sapere che le forniture di gas verso l’Europa e la Turchia lo scorso anno sono state pari a 162 miliardi di metri cubi: visto con questa prospettiva, il rifiuto della Cina nel criticare la Russia per l’annessione della Crimea non sorprende più di tanto. C’è poi un altro capitolo sensibile: i controlli sui capitali che puntano a colpire i flussi sui portafogli. Ma sono improbabili e, inoltre, le autorità sono pronte a supportare il mercato azionario domestico.
“Le autorità sono state chiare nel dire che i controlli dei capitali non sono stati considerati fra le misure per contenere i danni finanziari o economici inflitti sulla Russia. Anche se queste misure dovessero materializzarsi, ci è stato detto che sarebbero limitate e non andrebbero a colpire i flussi sugli investimenti” riferisce Hugo Bain.
La Russia, all’interno dei mercati emergenti, ha uno dei mercati dei capitali più aperti all’esterno ed è stato detto chiaramente che non saranno messe in piedi misure che limitassero tale condizione. Certamente la storia insegna che la Russia non vede di buon occhio nell’avere controllo sui capitali. Le misure utilizzate negli anni successivi alla crisi del 1998 erano ristrette ai cittadini e alle società russe. Gli investitori in titoli obbligazionari, azionari e prestiti non hanno mai subito controllo dei capitali e non c’è motivo di credere che questo possa cambiare adesso. La Russia può aver danneggiato la propria reputazione fra gli investitori internazionali, ma l’impressione di Hugo Bain è che è difficile che la sua posizione all’interno del sistema finanziario globale possa soffrire in modo sostanziale nel lungo periodo.
“Ad esempio, i titoli azionari russi dovrebbero iniziare ad essere scambiati sul sistema Euroclear da questo Luglio e non vediamo come mai questo processo debba essere fermato. Inoltre, molti fornitori di indici azionari stanno prendendo in considerazione le richieste che arrivano dagli investitori internazionali per includere un più largo numero di società russe all’interno dei benchmark principali. In caso di altri sviluppi, il governo è pronto a supportare il mercato azionario domestico. C’è già un precedente di questo – le autorità hanno sostenuto il mercato azionario dopo il collasso di Lehman Brothers nel 2008, comprando circa 6 miliardi di dollari di titoli azionari russi. Questa operazione di acquisto dovrebbe focalizzarsi sui titoli a più grande capitalizzazione” puntualizza Hugo Bain che poi parla degli incontri con il managment delle imprese moscovite.
“Molte delle società che abbiamo visitato sono positive sul loro ambiente operativo. L’indebolimento del rublo è stato visto in modo costruttivo, dato che potrebbe far incrementare le esportazioni. Invece le banche russe stanno affrontando una situazione più critica. Rimangono un obiettivo potenziale per le sanzioni economiche e potrebbero avere problemi nel rimpiazzare i propri impieghi internazionali con quelli domestici, nel caso in cui le banche europee dovessero abbandonare l’attività nel paese”.
In ogni caso, i titoli di debito russi ed il rublo sono scesi a livelli molto bassi, che contrastano fortemente con il profilo di credito e le caratteristiche economiche del paese. I titoli russi denominati in dollari, ad esempio, hanno uno spread di circa 130 basis point sul Treasury Americano in più, rispetto alla media dei titoli governativi investment grade emessi dai paesi emergenti. In circostanze normali, questa potrebbe essere un’ottima occasione di acquisto, ma queste non sono circostanze normali. L’annessione della Crimea ha spinto molti investitori ad uscire dall’area e rimaniamo preoccupati sulle possibile sanzioni che potrebbero essere imposte contro il regime di Putin.
“Per questo motivo, rimaniamo neutrali sulla Russia, consapevoli dei rischi, ma anche convinti che un miglioramento della situazione geopolitica potrebbe portare ad un sostanziale rimbalzo dei corsi. In generale, la crisi russa ci ha portati a mantenere un approccio molto attento sui nostri portafogli e di conseguenza a mantenere i nostri investimenti all’interno delle aree del mercato più liquide” rivela Hugo Bain che relativamente ai titoli russi emessi dalle società che hanno sofferto in questa ultima fase, sostiene che potrebbero aver raggiunto valutazioni molto convenienti, considerando il profilo di credito di queste società ed il contesto macroeconomico.
“Anche se c’è il rischio di ulteriori sanzioni, continuiamo a mantenere un’esposizione sulle società russe, dato che sono una risorsa fondamentale per lo stato. Questo è stato il nostro punto di vista negli ultimi mesi. Continueremo comunque a mantenere uno stretto controllo sulle nostre posizioni per il futuro, così da essere pronti a reagire tempestivamente all’occorrenza. Da notare come al momento l’effetto di un allargamento degli spread ha colpito la Russia , ma non ha coinvolto le altre regioni limitrofe” commenta Hugo Bain che poi ammette che, all’interno dei portafogli che contengono azioni dei paesi emergenti, di aver ridotto l’esposizione alla Russia, in quelle aree ritenute più vulnerabili, come le banche domestiche che potrebbero essere penalizzate in caso di sanzioni più severe: alcune di queste posizioni sono state sostituite da investimenti sul settore energetico grazie al deprezzamento del rublo che ha reso queste società più competitive.
“Abbiamo anche ridotto la nostra esposizione su quelle società che hanno buona parte dei propri ricavi provenienti dalla Russia quale protezione contro un rallentamento dell’economia russa. Dall’altro lato, i titoli azionari americani rimangono interessanti, non solo perché gli utili attesi delle società americane sono più visibili, ma anche perché ci aspettiamo che gli eventi in Russia possano generare un premio più elevato ai progressi che gli Stati Uniti hanno fatto verso l’indipendenza energetica” conclude Hugo Bain.