asset quality review
Outlook positivo per l’azionario europeo
7 Aprile 2014 10:50
l’economia europea mostra moderati segnali di espansione, l’andamento delle Borse del Vecchio Continente sarà guidato dalla spinta degli utili.
I risultati annuali appena archiviati hanno confermato le revisioni al rialzo delle stime sui profitti mentre le più recenti revisioni al ribasso sono state determinate soprattutto dall’euro forte.
Proprio la forza della moneta unica europea ha premiato sui listini i titoli di società europee più esposte al mercato domestico (e quindi immuni dal cambio forte dell’euro) rispetto a quelle a vocazione internazionale (che invece sono costrette a fare i conti con una valuta forte).
“Una tendenza quest’ultima, destinata probabilmente a continuare, almeno finchè non saranno dissipati i timori sull’outlook degli emerging markets. Un contesto che dovrebbe agevolare i flussi di liquidità verso il Vecchio Continente, molti di quali proprio a spese delle economie Emergenti, e quindi fare da supporto all’azionario europeo” sottolinea Steve Cordell, Fund Manager, European Equities di Schroders per il quale resta ancora ampio lo spazio per ulteriori rialzi dei prezzi azionari europei, con la ripresa dell’Eurozona che guadagna velocità e i profitti destinati a mostrare segnali di miglioramento.
Un occhio di riguardo meritano gli indici PMI (Purchasing managers’ index), tra i più importanti indicatori per valutare in che fase del ciclo economico ci si trova. I dati di febbraio hanno confermato che l’Eurozona continua a crescere, sebbene a un tasso relativamente modesto. Il PMI manifatturiero si è attestato a 53,2 punti, un lieve calo rispetto alla lettura di gennaio, a 54 punti.
“Tuttavia, gli ordini hanno superato gli inventari con un rapporto pari a 1,13, lasciando intravedere un ragionevole sostegno per i prossimi mesi. Guardiamo con attenzione ai nuovi ordini, poiché danno un’indicazione a tre-sei mesi di quale direzione possano avere i ricavi del settore manifatturiero. Dopo gli incrementi degli indici PMI ai quali abbiamo assistito dall’estate scorsa, ci aspettiamo miglioramenti delle stime sugli utili nel corso di quest’anno. In tale ambito, il Regno Unito sembra lievemente in vantaggio rispetto all’Europa continentale ed è vicino al passaggio dalla fase di picco del ciclo economico a quella di rallentamento” fa presente Steve Cordell.
Un tema ancora al centro dell’attenzione nella maggior parte dei mercati, dato che l’economia globale sta in effetti uscendo da una fase di depressione del credito, è poi il rischio di credito. “Il ciclo del credito è guidato da due fattori: l’offerta e la domanda. È incoraggiante notare che il costo del credito è sceso e stiamo iniziando ad assistere a un aumento della domanda, anche nella periferia dell’Eurozona, segnale importante del miglioramento dell’economia. Inoltre, siamo vicini a un punto di svolta per l’offerta di credito in Europa” confida Steve Cordell.
Infatti, da quattro anni le banche riducono la propria leva finanziaria, ma ci stiamo avvicinando alla fine di tale processo e ci aspettiamo un aumento della crescita dei prestiti nel 2014. Si tratta del primo vero segnale positivo sul fronte della disponibilità di credito da molti anni a questa parte. È interessante notare come anche le economie della periferia dell’Eurozona, ad esempio quella spagnola, procedano in questa direzione. “La crescente domanda di credito da parte delle imprese è un segnale della maggior fiducia nelle prospettive dell’economia. Affinché l’attuale avvio della ripresa acquisisca sostenibilità, è necessario un aumento della spesa per capitale. Negli ultimi due decenni, il trend europeo è stato di disinvestimento, poiché le società hanno spostato le produzioni all’estero, in aree geografiche meno costose. Tuttavia, con i nuovi timori relativi ai mercati emergenti e con l’accelerazione della ripresa economica europea, pensiamo che nel Vecchio Continente la spesa capitale sia destinata a crescere. Tale elemento dovrebbe rivelarsi positivo per i profitti societari, con le imprese che punteranno a investire ed espandere i propri business. Un ulteriore segnale della crescente fiducia è la ripresa dell’attività di M&A da parte di società europee, vista di recente sia in Europa che all’estero” puntualizza Steve Cordell per il quale il ciclo dei profitti europei è stato sottotono soprattutto a causa delle misure di austerità imposte nella maggior parte delle più importanti economie della regione.
Gli utili del Vecchio Continente restano infatti circa il 30% inferiori rispetto ai loro livelli massimi. Al contrario, i profitti negli Stati Uniti sono ripartiti molto più velocemente e hanno già superato il picco precedente. “La ragione alla base di ciò è soprattutto l’intervento della Federal Reserve, che ha attuato politiche come il Quantitative Easing (QE), mentre la Banca Centrale Europea non si è dimostrata così generosa in termini di misure a sostegno dell’economia. Certo, la BCE potrebbe annunciare ulteriori azioni se l’inflazione dovesse mantenersi sostanzialmente inferiore al target, ma ci aspettiamo che il ciclo dei profitti sia comunque destinato a migliorare in Europa. Infatti, c’è ancora molto spazio per uno sviluppo del potenziale degli utili, soprattutto nel settore delle società finanziarie” spiga Steve Cordell.
Quello bancario è stato visto come uno dei settori più rischiosi in Europa. Tuttavia, il rischio di default per gli istituti di credito è calato significativamente.
La BCE sta attuando la Asset Quality Review (AQR) e ci si aspetta che la maggior parte delle banche europee supererà il test. Molti istituti hanno già implementato le misure necessarie per prepararsi all’AQR, sebbene alcune singole banche potrebbero dover ancora ricorrere a degli aumenti di capitale.
I titoli azionari del settore bancario restano ancora relativamente sottotono rispetto al miglioramento visto nel mercato del credito: c’è quindi spazio per Steve Cordell per un recupero.
Infine, anche l’instabilità politica è diminuita, nell’area occidentale del Vecchio Continente. Il recente cambio di governo in Italia è stato accolto positivamente dal mercato, con la speranza che il nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, possa dare nuovo slancio al processo di riforma.
A meno di grandi choc geopolitici, sembra che la performance dei titoli azionari sarà guidata, per quanto riguarda l’Europa, dai driver tradizionali del comparto.
“Con l’economia europea ancora in fase espansiva, la spinta degli utili resta il fattore chiave alla base dell’andamento dei titoli azionari. La stagione dei risultati annuali si è appena conclusa e ha dimostrato che il trend segue chiaramente le revisioni al rialzo delle stime sui profitti. Le più recenti revisioni al ribasso sono state motivate dai tassi di cambio valutari: ciò ha portato a una performance migliore dei titoli europei con esposizione domestica rispetto alle controparti esposte a livello globale” conclude Steve Cordell.
I risultati annuali appena archiviati hanno confermato le revisioni al rialzo delle stime sui profitti mentre le più recenti revisioni al ribasso sono state determinate soprattutto dall’euro forte.
Proprio la forza della moneta unica europea ha premiato sui listini i titoli di società europee più esposte al mercato domestico (e quindi immuni dal cambio forte dell’euro) rispetto a quelle a vocazione internazionale (che invece sono costrette a fare i conti con una valuta forte).
“Una tendenza quest’ultima, destinata probabilmente a continuare, almeno finchè non saranno dissipati i timori sull’outlook degli emerging markets. Un contesto che dovrebbe agevolare i flussi di liquidità verso il Vecchio Continente, molti di quali proprio a spese delle economie Emergenti, e quindi fare da supporto all’azionario europeo” sottolinea Steve Cordell, Fund Manager, European Equities di Schroders per il quale resta ancora ampio lo spazio per ulteriori rialzi dei prezzi azionari europei, con la ripresa dell’Eurozona che guadagna velocità e i profitti destinati a mostrare segnali di miglioramento.
Un occhio di riguardo meritano gli indici PMI (Purchasing managers’ index), tra i più importanti indicatori per valutare in che fase del ciclo economico ci si trova. I dati di febbraio hanno confermato che l’Eurozona continua a crescere, sebbene a un tasso relativamente modesto. Il PMI manifatturiero si è attestato a 53,2 punti, un lieve calo rispetto alla lettura di gennaio, a 54 punti.
“Tuttavia, gli ordini hanno superato gli inventari con un rapporto pari a 1,13, lasciando intravedere un ragionevole sostegno per i prossimi mesi. Guardiamo con attenzione ai nuovi ordini, poiché danno un’indicazione a tre-sei mesi di quale direzione possano avere i ricavi del settore manifatturiero. Dopo gli incrementi degli indici PMI ai quali abbiamo assistito dall’estate scorsa, ci aspettiamo miglioramenti delle stime sugli utili nel corso di quest’anno. In tale ambito, il Regno Unito sembra lievemente in vantaggio rispetto all’Europa continentale ed è vicino al passaggio dalla fase di picco del ciclo economico a quella di rallentamento” fa presente Steve Cordell.
Un tema ancora al centro dell’attenzione nella maggior parte dei mercati, dato che l’economia globale sta in effetti uscendo da una fase di depressione del credito, è poi il rischio di credito. “Il ciclo del credito è guidato da due fattori: l’offerta e la domanda. È incoraggiante notare che il costo del credito è sceso e stiamo iniziando ad assistere a un aumento della domanda, anche nella periferia dell’Eurozona, segnale importante del miglioramento dell’economia. Inoltre, siamo vicini a un punto di svolta per l’offerta di credito in Europa” confida Steve Cordell.
Infatti, da quattro anni le banche riducono la propria leva finanziaria, ma ci stiamo avvicinando alla fine di tale processo e ci aspettiamo un aumento della crescita dei prestiti nel 2014. Si tratta del primo vero segnale positivo sul fronte della disponibilità di credito da molti anni a questa parte. È interessante notare come anche le economie della periferia dell’Eurozona, ad esempio quella spagnola, procedano in questa direzione. “La crescente domanda di credito da parte delle imprese è un segnale della maggior fiducia nelle prospettive dell’economia. Affinché l’attuale avvio della ripresa acquisisca sostenibilità, è necessario un aumento della spesa per capitale. Negli ultimi due decenni, il trend europeo è stato di disinvestimento, poiché le società hanno spostato le produzioni all’estero, in aree geografiche meno costose. Tuttavia, con i nuovi timori relativi ai mercati emergenti e con l’accelerazione della ripresa economica europea, pensiamo che nel Vecchio Continente la spesa capitale sia destinata a crescere. Tale elemento dovrebbe rivelarsi positivo per i profitti societari, con le imprese che punteranno a investire ed espandere i propri business. Un ulteriore segnale della crescente fiducia è la ripresa dell’attività di M&A da parte di società europee, vista di recente sia in Europa che all’estero” puntualizza Steve Cordell per il quale il ciclo dei profitti europei è stato sottotono soprattutto a causa delle misure di austerità imposte nella maggior parte delle più importanti economie della regione.
Gli utili del Vecchio Continente restano infatti circa il 30% inferiori rispetto ai loro livelli massimi. Al contrario, i profitti negli Stati Uniti sono ripartiti molto più velocemente e hanno già superato il picco precedente. “La ragione alla base di ciò è soprattutto l’intervento della Federal Reserve, che ha attuato politiche come il Quantitative Easing (QE), mentre la Banca Centrale Europea non si è dimostrata così generosa in termini di misure a sostegno dell’economia. Certo, la BCE potrebbe annunciare ulteriori azioni se l’inflazione dovesse mantenersi sostanzialmente inferiore al target, ma ci aspettiamo che il ciclo dei profitti sia comunque destinato a migliorare in Europa. Infatti, c’è ancora molto spazio per uno sviluppo del potenziale degli utili, soprattutto nel settore delle società finanziarie” spiga Steve Cordell.
Quello bancario è stato visto come uno dei settori più rischiosi in Europa. Tuttavia, il rischio di default per gli istituti di credito è calato significativamente.
La BCE sta attuando la Asset Quality Review (AQR) e ci si aspetta che la maggior parte delle banche europee supererà il test. Molti istituti hanno già implementato le misure necessarie per prepararsi all’AQR, sebbene alcune singole banche potrebbero dover ancora ricorrere a degli aumenti di capitale.
I titoli azionari del settore bancario restano ancora relativamente sottotono rispetto al miglioramento visto nel mercato del credito: c’è quindi spazio per Steve Cordell per un recupero.
Infine, anche l’instabilità politica è diminuita, nell’area occidentale del Vecchio Continente. Il recente cambio di governo in Italia è stato accolto positivamente dal mercato, con la speranza che il nuovo Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, possa dare nuovo slancio al processo di riforma.
A meno di grandi choc geopolitici, sembra che la performance dei titoli azionari sarà guidata, per quanto riguarda l’Europa, dai driver tradizionali del comparto.
“Con l’economia europea ancora in fase espansiva, la spinta degli utili resta il fattore chiave alla base dell’andamento dei titoli azionari. La stagione dei risultati annuali si è appena conclusa e ha dimostrato che il trend segue chiaramente le revisioni al rialzo delle stime sui profitti. Le più recenti revisioni al ribasso sono state motivate dai tassi di cambio valutari: ciò ha portato a una performance migliore dei titoli europei con esposizione domestica rispetto alle controparti esposte a livello globale” conclude Steve Cordell.