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Mercati emergenti, ecco i “Paesi in Fuga”
23 Maggio 2014 12:20
i è tenuto presso Palazzo Serbelloni a Milano l’incontro esclusivo con Ruchir Sharma, riservato agli investitori professionali e organizzato da Morgan Stanley Investment Management. Ruchir Sharma, che è l’autore del bestseller internazionale "Nazioni in Fuga: alla Ricerca dei Prossimi Miracoli Economici” (Breakout Nations: In Pursuit of the Next Economic Miracles), ha focalizzato il suo intervento sul tema dei paesi emergenti capaci di raccogliere l’eredità di Brasile, Russia, India e Cina che sembrano avviate a decelerare dopo una corsa pluridecennale.
“Se si studia cosa è successo nel passato alle economie emergenti si scopre che è davvero raro che un paese possa registrare un tasso di crescita medio annuo superiore al 5% per oltre un decennio” ha chiarito Ruchir Sharma che ha poi proseguito:
“La Cina è già un esempio raro dal momento che, dopo ben tre decadi di crescita al di sopra del 5% medio annuo, è entrata nella quarta decade con un tasso superiore al 7%”. Ruchir Sharma, ritiene però molto più probabile che nei prossimi 5 anni la crescita cinese si attesti intorno a un +5% medio per almeno due ordini di ragioni. In primis la ricchezza media della popolazione cinese è ormai ad un livello vicino alla media e quindi le potenzialità per crescite superiori al 7% del PIL come nel recente passato sarebbero difficilmente sostenibili.
In secondo luogo, la crescita del paese è stata accompagnata da un aumento ancora più importante del debito: se però c’è più debito, aumentano anche le sofferenze bancarie e quindi le banche tendono a ridurre i crediti il che frena la crescita.
Ma, fa notare Ruchir Sharma, se la Cina crescerà in modo meno impetuoso, le economie emergenti molto dipendenti dalle esportazioni delle commodity, di cui la Cina è uno dei principali acquirenti mondiali, ne risentiranno in modo negativo: è il caso, per fare solo due esempi importanti, del Brasile e della Russia. Quali sono dunque i paesi emergenti che Ruchir Sharma indica come potenziali nuove stelle in fuga?
Innanzitutto le Filippine, la Polonia, il Messico. “Le Filippine hanno un nuovo leader politico che ha introdotto riforme strutturali permettendo al paese di ingranare un tasso di crescita del 7%, sostenibile per qualche anno. La Polonia, invece, è la prima scelta nell’Est Europa, un’area che nel suo insieme è tornata interessante dopo anni di sofferenza legata ai problemi dell’Europa Continentale. Il Messico, invece, ha avviato con il nuovo governo cambiamenti e riforme importanti, ed ha una manodopera competitiva e logisticamente molto attraente per le multinazionali USA” spiega Ruchir Sharma per il quale sono interessanti anche, in Sudamerica, Perù, Cile, Colombia che hanno diversificato la produzione e le esportazioni rispetto alle materie prime, a differenza di Brasile e Venezuela che hanno utilizzato gran parte delle ingenti risorse economiche introitate dalla vendita di petrolio per migliorare il welfare.
“In giro per il mondo, hanno un profilo di grande appeal poi lo Ski Lanka, il Kenia, la Nigeria, l’Arabia Saudita e la regione del Mekong, mercati i frontiera che non hanno bolle da debito, vantano nuove leadship votate alle riforme e al cambiamentoed iportanti potenziali di crescita a medio lungo termine” conclude Ruchir Sharma.
“Se si studia cosa è successo nel passato alle economie emergenti si scopre che è davvero raro che un paese possa registrare un tasso di crescita medio annuo superiore al 5% per oltre un decennio” ha chiarito Ruchir Sharma che ha poi proseguito:
“La Cina è già un esempio raro dal momento che, dopo ben tre decadi di crescita al di sopra del 5% medio annuo, è entrata nella quarta decade con un tasso superiore al 7%”. Ruchir Sharma, ritiene però molto più probabile che nei prossimi 5 anni la crescita cinese si attesti intorno a un +5% medio per almeno due ordini di ragioni. In primis la ricchezza media della popolazione cinese è ormai ad un livello vicino alla media e quindi le potenzialità per crescite superiori al 7% del PIL come nel recente passato sarebbero difficilmente sostenibili.
In secondo luogo, la crescita del paese è stata accompagnata da un aumento ancora più importante del debito: se però c’è più debito, aumentano anche le sofferenze bancarie e quindi le banche tendono a ridurre i crediti il che frena la crescita.
Ma, fa notare Ruchir Sharma, se la Cina crescerà in modo meno impetuoso, le economie emergenti molto dipendenti dalle esportazioni delle commodity, di cui la Cina è uno dei principali acquirenti mondiali, ne risentiranno in modo negativo: è il caso, per fare solo due esempi importanti, del Brasile e della Russia. Quali sono dunque i paesi emergenti che Ruchir Sharma indica come potenziali nuove stelle in fuga?
Innanzitutto le Filippine, la Polonia, il Messico. “Le Filippine hanno un nuovo leader politico che ha introdotto riforme strutturali permettendo al paese di ingranare un tasso di crescita del 7%, sostenibile per qualche anno. La Polonia, invece, è la prima scelta nell’Est Europa, un’area che nel suo insieme è tornata interessante dopo anni di sofferenza legata ai problemi dell’Europa Continentale. Il Messico, invece, ha avviato con il nuovo governo cambiamenti e riforme importanti, ed ha una manodopera competitiva e logisticamente molto attraente per le multinazionali USA” spiega Ruchir Sharma per il quale sono interessanti anche, in Sudamerica, Perù, Cile, Colombia che hanno diversificato la produzione e le esportazioni rispetto alle materie prime, a differenza di Brasile e Venezuela che hanno utilizzato gran parte delle ingenti risorse economiche introitate dalla vendita di petrolio per migliorare il welfare.
“In giro per il mondo, hanno un profilo di grande appeal poi lo Ski Lanka, il Kenia, la Nigeria, l’Arabia Saudita e la regione del Mekong, mercati i frontiera che non hanno bolle da debito, vantano nuove leadship votate alle riforme e al cambiamentoed iportanti potenziali di crescita a medio lungo termine” conclude Ruchir Sharma.