Bill Gross
Troppo alto l’obiettivo 4% per i tassi USA
27 Maggio 2014 15:05
cato obbligazionario, che nel corso dei decenni ha anticipato di solito con successo i futuri cambiamenti nell'economia degli Stati Uniti, lancia un preciso messaggio: i tassi di interesse non saliranno tanto più in alto rispetto agli attuali livelli nonostante le previsioni dell’autorevole Federal Reserve.
Osservando i rendimenti dei titoli, i futures e i contratti swap, gli operatori ritengono poco probabile che l'economia possa rafforzarsi abbastanza nel corso della sua espansione tanto da costringere la Fed ad alzare il suo tasso overnight al di là del 3,3 per cento: si tratterebbe di un livello molto inferiore al 4,25 per cento, ritenuto da William Dudley, dal presidente della Fed di New York, coerente con l'obiettivo attuale della banca centrale in funzione dell'inflazione: il 4,25%, peraltro è in linea con la sua stima a lungo termine del 4 per cento.
La tesi che i tassi di interesse USA siano diretti più probabilmente verso il 2% e non verso il 4% l'ha sostenuta Bill Gross, managing director e CIO di PIMCO, nell’articolo "Ecco come svincolarsi dalla repressione finanziaria".
In ogni caso, la divergenza tra il messaggio del mercato e quello della Fed riflette la crescente preoccupazione tra gli investitori obbligazionari circa la crescita dei salari, troppo tiepida, e per la mancanza di inflazione che dovrebbero persistere ancora per gli anni a venire e frenare la crescita mentre la Fed si muove per ridurre il suo stimolo monetario senza precedenti.
Mentre gli economisti dicono che la Fed manterrà il suo tasso di riferimento tra lo zero e lo 0,25 per cento fino al 2015, gli operatori si interrogano fino a quanto potrà salire dopo. Nelle slide della Fed del 19 marzo scorso, la stima di fine anno indicavano l’1 per cento per il 2015 e il 2,25 per cento per il 2016: il punto di vista del mercato è, rispettivamente, pari a circa 0,63 per cento e all’1,64 per cento. "Il mercato evidentemente non crede nelle previsioni della Fed" ha commentato serafico Thomas Costerg, economista presso Standard Chartered Plc.
Osservando i rendimenti dei titoli, i futures e i contratti swap, gli operatori ritengono poco probabile che l'economia possa rafforzarsi abbastanza nel corso della sua espansione tanto da costringere la Fed ad alzare il suo tasso overnight al di là del 3,3 per cento: si tratterebbe di un livello molto inferiore al 4,25 per cento, ritenuto da William Dudley, dal presidente della Fed di New York, coerente con l'obiettivo attuale della banca centrale in funzione dell'inflazione: il 4,25%, peraltro è in linea con la sua stima a lungo termine del 4 per cento.
La tesi che i tassi di interesse USA siano diretti più probabilmente verso il 2% e non verso il 4% l'ha sostenuta Bill Gross, managing director e CIO di PIMCO, nell’articolo "Ecco come svincolarsi dalla repressione finanziaria".
In ogni caso, la divergenza tra il messaggio del mercato e quello della Fed riflette la crescente preoccupazione tra gli investitori obbligazionari circa la crescita dei salari, troppo tiepida, e per la mancanza di inflazione che dovrebbero persistere ancora per gli anni a venire e frenare la crescita mentre la Fed si muove per ridurre il suo stimolo monetario senza precedenti.
Mentre gli economisti dicono che la Fed manterrà il suo tasso di riferimento tra lo zero e lo 0,25 per cento fino al 2015, gli operatori si interrogano fino a quanto potrà salire dopo. Nelle slide della Fed del 19 marzo scorso, la stima di fine anno indicavano l’1 per cento per il 2015 e il 2,25 per cento per il 2016: il punto di vista del mercato è, rispettivamente, pari a circa 0,63 per cento e all’1,64 per cento. "Il mercato evidentemente non crede nelle previsioni della Fed" ha commentato serafico Thomas Costerg, economista presso Standard Chartered Plc.
Trending