azionisti
Perché Arezzo è contro l’Opa della Popolare di Vicenza
4 Giugno 2014 11:30
ca Popolare di Vicenza ha alzato il sipario sull’OPA (offerta pubblica d’acquisto) sulle azioni della Banca Etruria: ha ufficializzato che è disposta a pagare in contanti un euro per azione, cioè il 25,8% in più di quanto valesse il giorno prima del lancio dell’Opa (27 maggio) in Borsa.
Il titolo della Banca Etruria si è subito apprezzato del 17% portandosi fino a 0,93 euro senza però raggiungere il prezzo dell’offerta pubblica. Si tratta di un balzo che porta il rialzo da inizio anno a +81,8% ma che lascia ancora in territorio negativo la perfomance del titolo Banca Etruria negli ultimi 12 mesi a -5,75%.
D’altra parte il titolo Banca Etruria è in calo continuo da tre anni: valeva 6,02 euro il 2 giugno 2011, ovvero 2,56 euro il 4 giugno 2012 e 0,989 euro un anno fa. Resta il fatto che la Popolare di Vicenza è pronta a staccare un assegno da 217 milioni per acquisire il controllo della Banca Etruria che ha chiuso il 2013 in rosso per 81,2 milioni.
Il vero nodo, tuttavia, non è tanto (o, meglio, soltanto) la valutazione, quanto piuttosto il futuro del distretto orafo di Arezzo da sempre in competizione con quello di Vicenza e che, insieme a quello di Valenza Po in provincia di Alessandria, costituiscono i tre distretti orafi più importanti in Italia.
Per l’amministrazione comunale di Arezzo e i sindacati della Banca Etruria, esiste il pericolo di finire colonizzati da Vicenza: con il comando nelle mani della banca popolare veneta potrebbe essere favorito il distretto orafo di Vicenza e penalizzati i dipendenti bancari di Arezzo.
Per il Cda della Popolare di Vicenza, invece, il matrimonio offre l’opportunità di far crescere ulteriormente il giro d’affari estero della produzione orafa aretina grazie alle filiali internazionali del gruppo bancario veneto che nel 2013 ha inaugurato la sede di rappresentanza a Mosca portando a sei le sedi dell’istituto popolare al di fuori dell’Europa dopo quelle di Hong Kong e Shangai in Cina, Nuova Delhi in India, San Paolo in Brasile, e New York negli Stati Uniti con l’obiettivo di accompagnare le aziende clienti sui mercati internazionali.
Se il Cda della Banca Etruria (che ha tempo fino al 12 giugno) rifiutasse l’ offerta della Popolare di Vicenza (definita da quest’ultima non ostile e quindi difficilmente incrementabile ad un prezzo superiore), il pericolo è che il titolo dell’istituto toscana ritorni sul piano inclinato della discesa che ha percorso negli ultimi tre anni con ripercussioni negative soprattutto per i piccoli risparmiatori.
Il titolo della Banca Etruria si è subito apprezzato del 17% portandosi fino a 0,93 euro senza però raggiungere il prezzo dell’offerta pubblica. Si tratta di un balzo che porta il rialzo da inizio anno a +81,8% ma che lascia ancora in territorio negativo la perfomance del titolo Banca Etruria negli ultimi 12 mesi a -5,75%.
D’altra parte il titolo Banca Etruria è in calo continuo da tre anni: valeva 6,02 euro il 2 giugno 2011, ovvero 2,56 euro il 4 giugno 2012 e 0,989 euro un anno fa. Resta il fatto che la Popolare di Vicenza è pronta a staccare un assegno da 217 milioni per acquisire il controllo della Banca Etruria che ha chiuso il 2013 in rosso per 81,2 milioni.
Il vero nodo, tuttavia, non è tanto (o, meglio, soltanto) la valutazione, quanto piuttosto il futuro del distretto orafo di Arezzo da sempre in competizione con quello di Vicenza e che, insieme a quello di Valenza Po in provincia di Alessandria, costituiscono i tre distretti orafi più importanti in Italia.
Per l’amministrazione comunale di Arezzo e i sindacati della Banca Etruria, esiste il pericolo di finire colonizzati da Vicenza: con il comando nelle mani della banca popolare veneta potrebbe essere favorito il distretto orafo di Vicenza e penalizzati i dipendenti bancari di Arezzo.
Per il Cda della Popolare di Vicenza, invece, il matrimonio offre l’opportunità di far crescere ulteriormente il giro d’affari estero della produzione orafa aretina grazie alle filiali internazionali del gruppo bancario veneto che nel 2013 ha inaugurato la sede di rappresentanza a Mosca portando a sei le sedi dell’istituto popolare al di fuori dell’Europa dopo quelle di Hong Kong e Shangai in Cina, Nuova Delhi in India, San Paolo in Brasile, e New York negli Stati Uniti con l’obiettivo di accompagnare le aziende clienti sui mercati internazionali.
Se il Cda della Banca Etruria (che ha tempo fino al 12 giugno) rifiutasse l’ offerta della Popolare di Vicenza (definita da quest’ultima non ostile e quindi difficilmente incrementabile ad un prezzo superiore), il pericolo è che il titolo dell’istituto toscana ritorni sul piano inclinato della discesa che ha percorso negli ultimi tre anni con ripercussioni negative soprattutto per i piccoli risparmiatori.
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