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Positivi sul settore energia e cauti su quelli consumer

18 Giugno 2014 12:20

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umento dei prezzi dell'energia, se sostenuto, rappresenterebbero un vento contrario per l'economia globale, in particolare per i consumatori degli Stati Uniti. Questo rafforza la nostra visione che ci vede favorevoli verso i titoli energetici e molto meno costruttivi sulla grande distribuzione e sugli altri settori legati ai beni voluttuari” è il commento riepilogativo espresso da Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, nel report settimanale dedicato ai mercati del 16 giugno.

Nel complesso, la settimana è stata relativamente tranquilla al di fuori dei disordini in Medio Oriente e del picco del prezzo del petrolio.
In particolare, il West Texas Intermediate (WTI), il benchmark del greggio negli Stati Uniti, è stato scambiato sopra i 107 dollari al barile mentre il Brent Crude, il punto di riferimento petrolifero a livello globale, ha raggiunto circa i 114 dollari al barile.
Il picco improvviso delle quotazioni è attribuibile principalmente a una escalation di violenza settaria in Iraq, un paese che produce più di 3 milioni di barili di petrolio al giorno.

Sebbene sia improbabile che i combattimenti possano impattare sulla produzione di petrolio nel Sud del Paese, che rappresenta l’area da dove parte la stragrande maggioranza delle esportazioni, gli attacchi rimettono in questione la produzione nella parte settentrionale del paese e minacciano di minare i nuovi investimenti nel settore energetico.

“La crisi in Iraq è sintomatica di una tendenza più ampia. Stiamo infatti vedendo il calo della produzione in Libia, un altro paese sull'orlo del collasso, così come risultano in contrazione le estrazioni di greggio in molte altre parti del Medio Oriente e dell’Africa, tra cui la Nigeria e il Sud Sudan. Un caso eloquente riguarda la produzione libica, che è scesa da circa 1,5 milioni di barili al giorno fino quasi ad azzerarsi. Il recente successo militare dello Stato Islamico dell'Iraq, rischia quindi di aggravare la situazione e destabilizzare ulteriormente una regione già instabile. Tutto questo è in grado di annullare il beneficio derivante da un aumento della produzione di petrolio negli Stati Uniti e del Canada” sottolinea Russ Koesterich.

Per gli investitori, la prospettiva di uno shock petrolifero spinge al ribasso non soltanto i mercati azionari ma determina anche un rialzo della volatilità che, infatti, la scorsa settimana è risalita dal suo livello più basso sul quale stazionava dal 2007. Si tratta di un fenomeno che Russ Koesterich aveva già avvertito nelle settimane precedenti e cioè che una bassa volatilità avrebbe potuto essere scossa da uno shock esterno.

“Mentre un picco a breve termine dei prezzi del petrolio non rappresenta una grave minaccia, un aumento prolungato dei prezzi metterebbe ulteriore pressione sull'economia globale, compresi i consumatori americani, che ancora si muovono con una certa cautela. Prove in questo senso le abbiamo viste la settimana scorsa. Mentre le vendite al dettaglio di aprile sono state riviste al rialzo, le vendite al dettaglio degli Stati Uniti in maggio sono state ben al di sotto delle aspettative: al di fuori del settore auto, le vendite complessive sono aumentate di uno scarso 0,1%” fa presente Russ Koesterich che poi aggiunge: “I recenti disordini in Medio Oriente e il potenziale di prezzi del petrolio più elevati confermano le nostre opinioni su due settori: positivo in materia di energia, e negativo sulla grande distribuzione e gli altri settori legati ai consumatori”.

Dato che la crisi in Medio Oriente è improbabile che possa essere risolta in fretta, il prezzo del petrolio sembra pertanto destinato a rimanere elevato. “Elevati prezzi del petrolio, insieme con ancora valutazioni ragionevoli nel settore petrolifero, sostengono la nostra tesi di un sovrappeso sui titoli energetici. Allo stesso tempo, l'aumento dei prezzi del greggio e del gas rappresentano ulteriore vento contrario per un consumatore già alle prese con la crescita lenta dei salari ed un alto debito personale. In un mondo di crescita modesta e con consumatori piuttosto ingessati nelle loro decisioni di acquisto, crediamo che una visione cauta verso le aziende di beni voluttuari sia da preferire” conclude Russ Koesterich.

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