autonomia
Troppo presto per nuove azioni da parte della BCE
23 Giugno 2014 09:50
non sono ancora entrate in funzione le novità annunciate lo scorso 5 giugno dalla Bce, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha sollecitato un vero e proprio QE (quantitative easing) da parte della Bce per contrastare la deflazione e l’euro forte.
Secondo Maria Paola Toschi Market Strategist J.P.Morgan Asset Management si tratta di una richiesta prematura anche perché la Fed potrebbe dare una bella mano alla BCE. La Banca centrale americana ha varato un nuovo round di tapering, ovvero una nuova riduzione degli acquisti sui titoli Governativi, che si concluderà tra settembre o ottobre prossimi: questo potrebbe contribuire ad indebolire l’euro in misura molto più incisiva di qualsiasi altra azione intrapresa dalla BCE e dalle banche europee.
“A inizio giugno la BCE ha varato un pacchetto ampio e articolato di misure per fronteggiare i nodi irrisolti dell’Europa riassumibili in una crescita troppo moderata, in un trend prolungato di disinflazione e un euro troppo forte verso il dollaro Usa e le altre principali valute. Dopo mesi di inazione, il Governatore Draghi è riuscito a sorprendere ancora i mercati, come aveva fatto in passato con misure innovative come il LTRO o l’OMT. Questa volta il pacchetto di misure varate punta soprattutto alla ripresa delle dinamiche del credito tramite un TLTRO, ovvero un programma di finanziamento alle banche finalizzato alla ripresa del credito, e con un intervento volto anche a scoraggiare la propensione a detenere liquidità presso la BCE con tassi sui depositi portati in territorio negativo” commenta Maria Paola Toschi che poi si chiede se questa manovra potrà avere successo.
“Ci sono alcuni elementi che rafforzano la convinzione che la manovra potrebbe essere efficace sia perchè è molto focalizzata sul rilancio dell’offerta del credito, ma anche perchè in un contesto di ripresa di fiducia nella ripresa economica anche la domanda di credito potrebbe essere superiore a quanto visto in passato” risponde Maria Paola Toschi che, tuttavia, non nasconde anche le incognite, una delle principali legata all’effetto sul cambio Euro/Dollaro.
Il Governatore Draghi ha spesso detto che la variabile cambio non è un obiettivo di politica monetaria la cui azione resta focalizzata sulla stabilità dei prezzi. Tuttavia di recente questo assioma è stato messo in discussione dalla stessa Banca Centrale che ha evidenziato i rischi di un euro troppo forte per un periodo troppo prolungato. Una divisa unica forte oltre a penalizzare le aziende europee esportatrici, aumenta le divergenze tra i vari paesi dell’Europa core e periferica, e impedisce che si alimentino dinamiche inflazionistiche importate, ad esempio perchè si compra energia a prezzi relativamente favorevoli.
“La reazione dell’euro all’annuncio del pacchetto della BCE si è dimostrata in effetti piuttosto tiepida. Non c’è forte convinzione che la manovra della BCE riuscirà a indebolire l’euro verso il dollaro. Il motivo principale è che la manovra della BCE non prevede un vero e proprio Allentamento Quantitativo (AQ, o, all’inglese QE, quantitative easing), come quello perseguito a lungo dalla Fed. Non c’è quindi una vera e propria creazione di moneta” sottolinea Maria Paola Toschi.
Per questo l’FMI sta cominciando a fare pressioni per incoraggiare la BCE a varare un vero allentamento quantitativo e agire sull’euro favorendo la ripresa più convincente in Eurolandia. Questa del FMI sembra, per Maria Paola Toschi, una pratica piuttosto inconsueta. Le banche centrali, per la Strategist di J.P. Morgan AM, dovrebbero mantenere la loro indipendenza di giudizio non solo dai singoli Governi ma anche dalle altre istituzioni. Il Governatore Draghi ha lasciato la porta aperta a nuove misure non convenzionali e a un vero e proprio AQ. Tuttavia sembra davvero troppo presto pensare a un nuovo round di interventi quando non è ancora entrato in piena operatività quello appena annunciato.
“Dall’altro lato la Fed ha varato un nuovo round di tapering, ovvero una nuova riduzione degli acquisti sui titoli governativi. Alla fine la Fed potrebbe dare una bella mano alla BCE. Infatti la fine del QE della Fed, previsto per settembre o ottobre prossimi, potrebbe essere il vero catalizzatore di aspettative di indebolimento dell’euro molto più che non l’azione della BCE e delle banche europee” conclude Maria Paola Toschi.
Secondo Maria Paola Toschi Market Strategist J.P.Morgan Asset Management si tratta di una richiesta prematura anche perché la Fed potrebbe dare una bella mano alla BCE. La Banca centrale americana ha varato un nuovo round di tapering, ovvero una nuova riduzione degli acquisti sui titoli Governativi, che si concluderà tra settembre o ottobre prossimi: questo potrebbe contribuire ad indebolire l’euro in misura molto più incisiva di qualsiasi altra azione intrapresa dalla BCE e dalle banche europee.
“A inizio giugno la BCE ha varato un pacchetto ampio e articolato di misure per fronteggiare i nodi irrisolti dell’Europa riassumibili in una crescita troppo moderata, in un trend prolungato di disinflazione e un euro troppo forte verso il dollaro Usa e le altre principali valute. Dopo mesi di inazione, il Governatore Draghi è riuscito a sorprendere ancora i mercati, come aveva fatto in passato con misure innovative come il LTRO o l’OMT. Questa volta il pacchetto di misure varate punta soprattutto alla ripresa delle dinamiche del credito tramite un TLTRO, ovvero un programma di finanziamento alle banche finalizzato alla ripresa del credito, e con un intervento volto anche a scoraggiare la propensione a detenere liquidità presso la BCE con tassi sui depositi portati in territorio negativo” commenta Maria Paola Toschi che poi si chiede se questa manovra potrà avere successo.
“Ci sono alcuni elementi che rafforzano la convinzione che la manovra potrebbe essere efficace sia perchè è molto focalizzata sul rilancio dell’offerta del credito, ma anche perchè in un contesto di ripresa di fiducia nella ripresa economica anche la domanda di credito potrebbe essere superiore a quanto visto in passato” risponde Maria Paola Toschi che, tuttavia, non nasconde anche le incognite, una delle principali legata all’effetto sul cambio Euro/Dollaro.
Il Governatore Draghi ha spesso detto che la variabile cambio non è un obiettivo di politica monetaria la cui azione resta focalizzata sulla stabilità dei prezzi. Tuttavia di recente questo assioma è stato messo in discussione dalla stessa Banca Centrale che ha evidenziato i rischi di un euro troppo forte per un periodo troppo prolungato. Una divisa unica forte oltre a penalizzare le aziende europee esportatrici, aumenta le divergenze tra i vari paesi dell’Europa core e periferica, e impedisce che si alimentino dinamiche inflazionistiche importate, ad esempio perchè si compra energia a prezzi relativamente favorevoli.
“La reazione dell’euro all’annuncio del pacchetto della BCE si è dimostrata in effetti piuttosto tiepida. Non c’è forte convinzione che la manovra della BCE riuscirà a indebolire l’euro verso il dollaro. Il motivo principale è che la manovra della BCE non prevede un vero e proprio Allentamento Quantitativo (AQ, o, all’inglese QE, quantitative easing), come quello perseguito a lungo dalla Fed. Non c’è quindi una vera e propria creazione di moneta” sottolinea Maria Paola Toschi.
Per questo l’FMI sta cominciando a fare pressioni per incoraggiare la BCE a varare un vero allentamento quantitativo e agire sull’euro favorendo la ripresa più convincente in Eurolandia. Questa del FMI sembra, per Maria Paola Toschi, una pratica piuttosto inconsueta. Le banche centrali, per la Strategist di J.P. Morgan AM, dovrebbero mantenere la loro indipendenza di giudizio non solo dai singoli Governi ma anche dalle altre istituzioni. Il Governatore Draghi ha lasciato la porta aperta a nuove misure non convenzionali e a un vero e proprio AQ. Tuttavia sembra davvero troppo presto pensare a un nuovo round di interventi quando non è ancora entrato in piena operatività quello appena annunciato.
“Dall’altro lato la Fed ha varato un nuovo round di tapering, ovvero una nuova riduzione degli acquisti sui titoli governativi. Alla fine la Fed potrebbe dare una bella mano alla BCE. Infatti la fine del QE della Fed, previsto per settembre o ottobre prossimi, potrebbe essere il vero catalizzatore di aspettative di indebolimento dell’euro molto più che non l’azione della BCE e delle banche europee” conclude Maria Paola Toschi.