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Borse, i motivi della correzione e i consigli su cosa fare

10 Luglio 2014 16:20

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formance rispetto a inizio anno restano ancora positive ma la correzione dei listini azionari di questi ultimi giorni sta diventando piuttosto marcata: il Ftsemib di Piazza Affari, per esempio, ha lasciato sul parterre oltre 5 punti percentuali in sole tre sedute.
Vediamo di capire i diversi fattori che stanno spingendo al ribasso gli indici di Borsa creando non poche preoccupazioni ai risparmiatori.

Innanzitutto gli indici delle principali Borse (Wall Street, Francoforte e Londra) sono sui massimi storici o vicini a questi picchi record: ciò rende più sensibili gli investitori a qualsiasi notizia ed evento. E tra questi ci sono innanzitutto i bilanci trimestrali del secondo trimestre che sono alle porte e che rischiano di deludere le attese. In particolare, c’è molta preoccupazione per il settore bancario europeo dopo il profit warning di Erste Bank della scorsa settimana che ha informato di aver chiuso l’esercizio in rosso per 1,6 miliardi di euro in seguito alle rettifiche sui crediti per i maggiori accantonamenti in Ungheria e Romania: ora si teme che anche diverse banche tedesche e le due big italiane possano annunciare qualche accantonamento in questo senso (con minori profitti rispetto alle attese o, addirittura, la chiusura della trimestrale in rosso).

Non solo. Le banche europee sono sempre più nel mirino delle autorità americane che indagano sugli istituti di credito che hanno violato l’embargo commerciale con i paesi nella lista nera di Washington (Iran e Sudan in primis): dopo BNP Paribas, che dovrà pagare una maxi multa da 9 miliardi di dollari, i rumors parlano ora di possibili pesanti sanzioni anche per Commerzbank e Deutsche Bank mentre le indagini si starebbero indirizzando anche su SocGen e Credit Agricole.

Un altro fattore che pesa negativamente sul momento di Borsa è quello macroeconomico e, più precisamente, i dati sulla sempre più anemica crescita economica europea: è di martedi la notizia che il PIL del secondo trimestre francese non andrà oltre lo 0,2% mentre gli analisti internazionali stimano la crescita del PIL tedesco intorno allo 0,3%, dopo la pubblicazione dei deludenti dati mensili della Germania relativi sia alle esportazioni (-1,1%) che all’ import (-3,4%).

Poi c’è l’inflazione. Se in Europa tiene ancora banco il pericolo deflazione, nel Regno Unito e negli USA il costo della vita è in aumento e già vicino alla soglia del 2%, ritenuta lo spartiacque tra la normalità (per valori inferiori) e la preoccupazione (valori superiori). Non a caso si parla con insistenza di un possibile rialzo dei tassi di interesse in queste due aree prima del previsto: tra fine 2014 e inizio 2015 per il Regno Unito e tra il secondo e il terzo trimestre del prossimo anno per gli USA.

Tassi in aumento significano anche finanziamenti alle imprese più onerosi e quindi minori utili e maggiori criticità per le imprese UK e USA meno solide, in primis le small e le mid cap, a finanziarsi. Il menu è ricco ed ecco perché i trader, i professionisti che operano tutti i giorni sui listini e, in parte, alcuni gestori di fondi azionari e di gestioni patrimoniali, ne stanno approfittando per riordinare i portafogli. Vendono ciò che era salito di più da inizio anno e stanno alla finestra e aspettare lo sviluppo della correzione in attesa di individuare nuove opportunità di investimento: solo in qualche caso optano per il reinvestimento in altri titoli che hanno corso meno negli ultimi mesi.

In questo scenario il più esposto a scelte emotive resta sempre il piccolo risparmiatore che potrebbe essere tentato di vendere, preso dal panico, le posizioni più rischiose in portafoglio (azioni, ma anche obbligazioni dei Paesi emergenti e titoli high yield). Il consiglio è quello di ponderare bene le scelte che sono state fatte. Se, per esempio, è stato acquistato un fondo azionario per mantenerlo almeno tre anni è necessario lasciare trascorre quel periodo al gestore per permettergli di raggiungere gli obiettivi di medio periodo: vendere prima potrebbe significare contabilizzare una perdita certa difficilmente recuperabile con altri investimenti meno rischiosi. Basti pensare che, se si è acquistato un fondo azionario e, vendendolo, si accusasse una perdita del 5%, per recuperarla occorrerebbe acquistare oggi un BTP quadriennale e mantenerlo fino ad agosto 2018.

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