concorrenza
Uber e Lyft vs Taxi è lo scontro tra futuro e passato
14 Luglio 2014 15:00
y Motors a Sharing Motors.
Nel 2015, secondo Ritorno al Futuro, ci si sarebbe spostati per la metropoli congestionando le vie del cielo con aeromobili e monopattini da surf hi-tech. Invece, ci si muove con Uber, con Enjoy, con Lyft. È il momento della sharing economy e del “condividere è meglio che possedere”. A discapito dei vecchi mezzi di trasporto.
Taxi cab contro Uber sembrerebbe lo scontro generazionale di analogici contro digitali. Uber, start-up innovativa del 2009, sta rivoluzionando il mercato del trasporto privato con l’esca dell’innovazione e la guerra dei prezzi, elemento ricorrente nelle società complesse. Uber è una nuvola nera sopra i cieli dei tradizionalisti, ma lo sciopero europeo dei taxisti dello scorso 11 giugno si è rivelato un clamoroso autogoal.
Uber arriva, travolge e stravolge; i taxisti scioperano, Uber sfrutta l’occasione per abbassare le tariffe, i taxi ne risentono ancora di più, Uber fa il boom di download. Il servizio è pensato ad personam: ad esempio c’è UberX, auto meno lussuose per chi vuole risparmiare, e UberTree, la consegna a casa degli alberi di Natale. Poi, la ciliegina. Lo scorso maggio a Milano è arrivato UberPop, il car-sharing peer-to-peer: l’utente diventa conducente, dopo aver registrato la propria disponibilità presso la società americana. Il viaggio costa 49 centesimi al minuto, Uber ne trattiene il 20%.
L’economia collaborativa si sta imponendo sui taxi, riuscendo anche a bypassare il simbolo culturale (taxi giallo è New York per antonomasia, è puro immaginario). Adesso arriva Lyft. L’ultimo mezzo è un’auto con grandi baffi rosa; presente già in 67 città, è sbarcato a New York lo scorso venerdì per coprire la totalità del territorio, in particolare le aree non battute dai taxi e da Uber. La società ha organizzato una raccolta fondi ad aprile a cui ha partecipato anche Alibaba. Con Lyft tutti potranno essere i guidatori, dopo un esame della fedina penale, nella modalità di offrire un servizio in cambio di una donazione. Il passeggero è invitato a sedersi non sul sedile posteriore ma di fianco al conducente, allo scopo di abbattere la prossemica tradizionale del trasporto e chiacchierare per incrementare le reti di relazioni metropolitane.
I taxi e le limousine rimangono icone culturali, ma sul versante pratico non possono competere con trasporti sempre più cheap, sempre più “social” (Lyft potrebbe creare delle reti digitali a New York tra trasportatori e trasportati principalmente allo scopo di conoscersi “live”). A questo proposito, la New York City's Taxi and Limousine Commission, dopo le polemiche sulla concorrenza sleale (gli Uber non hanno bisogno delle licenze, per i taxi necessarie e anche molto costose), dichiara la propria strategia di rimanere ferma sui propri standard di qualità e sicurezza, in modo tale da consentire al consumatore di scegliere tra prezzi più bassi e storica affidabilità.
Le Commissioni per la regolamentazione del trasporto privato sembrerebbero favorire le nuove società. Anche in Italia, l’Antitrust ha detto sì a Uber e sta ragionando su norme che garantiscano la “piena sostituibilità dei due servizi”. Il focus rimane sul consumatore che, di fronte a prezzi e servizi competitivi, possa fare una scelta tra più possibilità.
I taxi scompariranno o saranno affiancati dai nuovi servizi sulla scacchiera della diversificazione? Per ora i dati sembrerebbero essere dalla parte del futuro, di Uber, UberPop e co. La start-up di San Francisco è stata da poco valutata a 18,2 miliardi di dollari, configurandosi come una delle società private più quotate al mondo. Rumors dichiarano vicina anche l’ipo. Per quanto riguarda Lyft, l'arrivo a New York potrebbe consacrare i baffi rosa come segnale di trasformazione del trasporto privato verso nuovi modelli.
Nel 2015, secondo Ritorno al Futuro, ci si sarebbe spostati per la metropoli congestionando le vie del cielo con aeromobili e monopattini da surf hi-tech. Invece, ci si muove con Uber, con Enjoy, con Lyft. È il momento della sharing economy e del “condividere è meglio che possedere”. A discapito dei vecchi mezzi di trasporto.
Taxi cab contro Uber sembrerebbe lo scontro generazionale di analogici contro digitali. Uber, start-up innovativa del 2009, sta rivoluzionando il mercato del trasporto privato con l’esca dell’innovazione e la guerra dei prezzi, elemento ricorrente nelle società complesse. Uber è una nuvola nera sopra i cieli dei tradizionalisti, ma lo sciopero europeo dei taxisti dello scorso 11 giugno si è rivelato un clamoroso autogoal.
Uber arriva, travolge e stravolge; i taxisti scioperano, Uber sfrutta l’occasione per abbassare le tariffe, i taxi ne risentono ancora di più, Uber fa il boom di download. Il servizio è pensato ad personam: ad esempio c’è UberX, auto meno lussuose per chi vuole risparmiare, e UberTree, la consegna a casa degli alberi di Natale. Poi, la ciliegina. Lo scorso maggio a Milano è arrivato UberPop, il car-sharing peer-to-peer: l’utente diventa conducente, dopo aver registrato la propria disponibilità presso la società americana. Il viaggio costa 49 centesimi al minuto, Uber ne trattiene il 20%.
L’economia collaborativa si sta imponendo sui taxi, riuscendo anche a bypassare il simbolo culturale (taxi giallo è New York per antonomasia, è puro immaginario). Adesso arriva Lyft. L’ultimo mezzo è un’auto con grandi baffi rosa; presente già in 67 città, è sbarcato a New York lo scorso venerdì per coprire la totalità del territorio, in particolare le aree non battute dai taxi e da Uber. La società ha organizzato una raccolta fondi ad aprile a cui ha partecipato anche Alibaba. Con Lyft tutti potranno essere i guidatori, dopo un esame della fedina penale, nella modalità di offrire un servizio in cambio di una donazione. Il passeggero è invitato a sedersi non sul sedile posteriore ma di fianco al conducente, allo scopo di abbattere la prossemica tradizionale del trasporto e chiacchierare per incrementare le reti di relazioni metropolitane.
I taxi e le limousine rimangono icone culturali, ma sul versante pratico non possono competere con trasporti sempre più cheap, sempre più “social” (Lyft potrebbe creare delle reti digitali a New York tra trasportatori e trasportati principalmente allo scopo di conoscersi “live”). A questo proposito, la New York City's Taxi and Limousine Commission, dopo le polemiche sulla concorrenza sleale (gli Uber non hanno bisogno delle licenze, per i taxi necessarie e anche molto costose), dichiara la propria strategia di rimanere ferma sui propri standard di qualità e sicurezza, in modo tale da consentire al consumatore di scegliere tra prezzi più bassi e storica affidabilità.
Le Commissioni per la regolamentazione del trasporto privato sembrerebbero favorire le nuove società. Anche in Italia, l’Antitrust ha detto sì a Uber e sta ragionando su norme che garantiscano la “piena sostituibilità dei due servizi”. Il focus rimane sul consumatore che, di fronte a prezzi e servizi competitivi, possa fare una scelta tra più possibilità.
I taxi scompariranno o saranno affiancati dai nuovi servizi sulla scacchiera della diversificazione? Per ora i dati sembrerebbero essere dalla parte del futuro, di Uber, UberPop e co. La start-up di San Francisco è stata da poco valutata a 18,2 miliardi di dollari, configurandosi come una delle società private più quotate al mondo. Rumors dichiarano vicina anche l’ipo. Per quanto riguarda Lyft, l'arrivo a New York potrebbe consacrare i baffi rosa come segnale di trasformazione del trasporto privato verso nuovi modelli.
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