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Da dove giunge il vento sui mercati?

15 Luglio 2014 11:05

financialounge -  crescita economica imprese mercati valutari occupazione settore bancario Settore chimico small cap USA
non crediamo che i dati riveduti sul pil del primo trimestre Usa (-2,9%) siano messaggeri di una nuova recessione. Scorgiamo piuttosto alcuni segnali che indicano una situazione meno desolante di quanto possano indicare le cifre a prima vista” dichiara Andreas Wild analista azionario incaricato da ETHENEA che poggia le proprie convinzioni soprattutto sulle aziende industriali statunitensi.

“A differenza di molte imprese industriali europee, che si stanno riprendendo lentamente dagli ultimi anni difficili, la concorrenza degli Stati Uniti gode di un certo vento in poppa. La domanda di beni di investimento negli Stati Uniti è in aumento (+2,8% nel primo trimestre)” precisa Andreas Wild per il quale si prospetta ancora un nuovo ritorno degli investimenti.

L’utilizzo degli impianti delle società statunitensi è risalito dal 67% a quasi un 79%, fornendo così una solida base per un proseguimento della ripresa. Un ulteriore motivo per un nuovo acquisto è l’età degli impianti. L’età media delle immobilizzazioni degli Stati Uniti si trova ora a un livello record di quasi 15,5 anni. Pertanto, difficilmente si può parlare di un contesto caratterizzato da un eccesso di investimenti. I margini delle aziende sono a un livello elevato e le casse sono piene, fattore che favorisce anche gli investimenti.

Basti pensare che le più grandi 1.500 aziende negli Stati Uniti (escluse le banche) dispongono di mezzi liquidi pari a 1.720 miliardi di dollari. Inoltre il debito si colloca a un livello che, storicamente, è molto basso, pari a circa la metà rispetto al 2000. Un vento favorevole proviene pure dalle banche. L’ambiente del credito, deterioratosi in modo massiccio in tutto il mondo con la crisi finanziaria, si sta riprendendo nei paesi del G7.

“Questo influenzerà positivamente le opportunità di esportazione per le imprese statunitensi. Soprattutto nei principali paesi industriali europei, come la Germania, la Francia e l’Italia, i prestiti bancari sono un importante lubrificante e quindi il presupposto di un’economia in espansione. Non dobbiamo dimenticare che per le società europee il sistema bancario è molto più importante rispetto ai concorrenti statunitensi, che utilizzano sempre più il mercato dei capitali per il finanziamento” puntualizza Andreas Wild. Relativamente al volume dei prestiti, il mercato europeo del credito è tre volte più importante di quello negli Stati Uniti.

Anche il prossimo futuro si profila positivo. La diminuita disponibilità a investire degli ultimi anni è stata in gran parte determinata dalle piccole imprese, influenzate negativamente dalle insicurezze politiche di Washington. Solo pochi problemi sono stati risolti o rinviati, i rischi, però, sono diminuiti nel breve termine. Di conseguenza, anche il numero delle piccole imprese che hanno investito negli ultimi sei mesi, è notevolmente cresciuto.

“Tuttavia, non bisogna dimenticare che gli Stati Uniti beneficiano di un vento favorevole di carattere strutturale. Lo shale gas tanto discusso offre al paese prezzi energetici convenienti, con un costo in confronto all’Europa di meno della metà, e solo di un terzo rispetto al sud-est asiatico” ricorda Andreas Wild. La ripresa dell’industria chimica è in pieno svolgimento.

Inoltre, il livello del costo del lavoro è da anni in discesa. La crisi economica ha solo ulteriormente accelerato la tendenza attuale. Al contrario, in Cina i salari sono aumentati del 150% dal 2000. La conseguenza della variazione relativa della competitività è che il settore ad alta intensità di capitali negli Stati Uniti sta crescendo nuovamente, e questo dopo un decennio di continuo declino dalla Seconda Guerra Mondiale.

Da non sottovalutare è, infine, la valuta. La banca centrale degli Stati Uniti ha per anni perseguito una politica monetaria molto espansiva. Di conseguenza, il dollaro americano si è indebolito rispetto alle valute dei principali partner commerciali, per la gioia dei produttori statunitensi. Nei mercati azionari sono stati constatati i primi segni di un clima di miglioramento per le imprese industriali degli Stati Uniti.

“Infatti l’S&P 500 Industrials, dallo scorso autunno, ha conseguito risultati migliori rispetto all’indice generale. Con l’aumento degli investimenti, questo settore godrà nei prossimi mesi di ulteriore vento in poppa. Le opportunità per le imprese industriali degli Stati Uniti sono perciò buone” è la conclusione finale di Andreas Wild che poi ricorda le famose parole di Aristotele: «Non possiamo cambiare il vento, ma disporre diversamente le vele».

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