BTP
Le famiglie italiane puntano sempre di più su fondi e polizze
5 Agosto 2014 14:20
OT, BTP, bond bancari e azioni e più fondi comuni, comparti di sicav, polizze vita e prodotti previdenziali. È questa l’istantanea che emerge dal supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia che fotografa i flussi degli investimenti degli italiani nel primo trimestre di quest’anno.
Tra gennaio e marzo, le famiglie del nostro paese hanno disinvestito dai BTP 7,8 miliardi di euro: ne detengono ancora tanti, 193 miliardi ai quali vanno aggiunti circa 18,8 miliardi di CCT, ma ora preferiscono starne alla larga. Così come evitano anche i bond bancari (che pure mantengono in portafoglio per 299 miliardi): nel primo trimestre i deflussi da questa asset class, cioè la differenza tra i capitali in ingresso e quelli in uscita per richieste di riscatto, sono ammontati a 16,8 miliardi. In rosso pure il bilancio dei flussi di investimento verso le azioni italiane (-7 miliardi). Ma dove investono invece gli italiani?
In pole position ci sono i fondi comuni e i comparti di sicav estere che hanno calamitato sottoscrizioni nette trimestrali per 16,5 miliardi: a fine marzo, il totale di questa componente in portafoglio ai risparmiatori italiani ammontava a 327 miliardi. Subito dopo, per grado di preferenza, si collocano le polizze vita e i prodotti previdenziali che, insieme, hanno incamerato flussi di investimento per 12 miliardi.
Il quadro d’insieme che se ne ricava è piuttosto indicativo di come la cosiddetta repressione finanziaria, ovvero i tassi di interesse forzatamente tenuti a zero o al minimo storico grazie alla regia delle banche centrali più importanti, stia modificando in modo radicale gli approcci di investimento degli italiani.
Per ora nessuna vendita massiccia di titoli di stato sul mercato quanto piuttosto una equilibrata presa di coscienza che, invece di un BOT annuo che rende lo 0,27%, o del CTZ 29.4.2016 che paga lo 0,51% all’anno o del BTP 1.8.2017 che riconosce un tasso annuo dello 0,78%, valga la pena di valutare le possibili alternative. Lo stesso dicasi per i bond bancari che, peraltro, offrono rendimenti inferiori ai titoli di stato a parità di durata se non altro per la marcata differente tassazione (pari al 26% delle plusvalenze invece del 12,5% applicato ai BOT e ai BTP).
L’alternativa trovata dalle famiglie italiane a quelli che fino a qualche anno fa erano le mete incontrastate dei loro principali investimenti è rappresentata dal risparmio gestito sia nella forma classica (fondi comuni e sicav estere) e sia come veicolo per la pensione di scorta (polizze vita e fondi pensione). Prodotti che consentono, a differenza del fai da te, di diversificare il rischio anche con piccoli capitali e di aumentare la pluralità di scelta in portafoglio anche a livello internazionale.
Tra gennaio e marzo, le famiglie del nostro paese hanno disinvestito dai BTP 7,8 miliardi di euro: ne detengono ancora tanti, 193 miliardi ai quali vanno aggiunti circa 18,8 miliardi di CCT, ma ora preferiscono starne alla larga. Così come evitano anche i bond bancari (che pure mantengono in portafoglio per 299 miliardi): nel primo trimestre i deflussi da questa asset class, cioè la differenza tra i capitali in ingresso e quelli in uscita per richieste di riscatto, sono ammontati a 16,8 miliardi. In rosso pure il bilancio dei flussi di investimento verso le azioni italiane (-7 miliardi). Ma dove investono invece gli italiani?
In pole position ci sono i fondi comuni e i comparti di sicav estere che hanno calamitato sottoscrizioni nette trimestrali per 16,5 miliardi: a fine marzo, il totale di questa componente in portafoglio ai risparmiatori italiani ammontava a 327 miliardi. Subito dopo, per grado di preferenza, si collocano le polizze vita e i prodotti previdenziali che, insieme, hanno incamerato flussi di investimento per 12 miliardi.
Il quadro d’insieme che se ne ricava è piuttosto indicativo di come la cosiddetta repressione finanziaria, ovvero i tassi di interesse forzatamente tenuti a zero o al minimo storico grazie alla regia delle banche centrali più importanti, stia modificando in modo radicale gli approcci di investimento degli italiani.
Per ora nessuna vendita massiccia di titoli di stato sul mercato quanto piuttosto una equilibrata presa di coscienza che, invece di un BOT annuo che rende lo 0,27%, o del CTZ 29.4.2016 che paga lo 0,51% all’anno o del BTP 1.8.2017 che riconosce un tasso annuo dello 0,78%, valga la pena di valutare le possibili alternative. Lo stesso dicasi per i bond bancari che, peraltro, offrono rendimenti inferiori ai titoli di stato a parità di durata se non altro per la marcata differente tassazione (pari al 26% delle plusvalenze invece del 12,5% applicato ai BOT e ai BTP).
L’alternativa trovata dalle famiglie italiane a quelli che fino a qualche anno fa erano le mete incontrastate dei loro principali investimenti è rappresentata dal risparmio gestito sia nella forma classica (fondi comuni e sicav estere) e sia come veicolo per la pensione di scorta (polizze vita e fondi pensione). Prodotti che consentono, a differenza del fai da te, di diversificare il rischio anche con piccoli capitali e di aumentare la pluralità di scelta in portafoglio anche a livello internazionale.
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