Europa
Maggiori rischi di correzioni su equity
6 Agosto 2014 12:03
la domanda globale continua a ristagnare, la crescita mondiale continua a rimanere debole e coloro che vivono di export cercano di svalutare.
“Il problema è che la svalutazione competitiva non è sufficiente a rilanciare la crescita perché il livello della domanda globale non dipende solo dai prezzi ma anche dal livello del reddito disponibile che, sfortunatamente, è sceso ovunque dopo la crisi del 2007/2008. Quindi anche chi svaluta non vede le proprie esportazioni crescere. L'esempio più evidente di tale fenomeno lo si legge nella dinamica dell'export Giapponese che, dopo la svalutazione massiccia dello yen, non ha dato nessun segno di ripresa. La stessa cosa è accaduta al Brasile e al Messico con le sensibili svalutazioni subite o volute nel 2013 ma che non hanno dato alcun sostegno all'export” sottolinea Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management che poi, rimarcando che l'assurdità dei mercati obbligazionari è solo apparente e cioè crescita debole, anzi, deludente e i tassi bassi, parla dell’equity europeo.
“Le attese di crescita dei profitti (+20% in Europa nei prossimi sei mesi) sono irrealizzabili semplicemente perché la crescita in Europa non c'è. I mercati obbligazionari raccontano una storia completamente opposta da quella che si narra da tempo sui mercati azionari. I mercati azionari Europei sono quindi giunti, a mio parere, su livelli non superabili nei mesi a venire e anche se la BCE interverrà con l'atteso ma tardivo, o forse improbabile, QE, l'Eurostoxx non sarà in grado di superare i massimi di giugno” puntualizza Maurizio Novelli.
I listini americani continuano invece a resistere sui massimi senza significative correzioni. “Teoricamente, i mercati americani non possono mai scendere grazie al fatto che non conta se gli utili salgono o calano ma basta che siano superiori alle aspettative. Il gioco rialzista consiste dunque nel mantenere le aspettative ai minimi” mette in guardia Maurizio Novelli per il quale se l'euro scende perché l'economia Europea va male, il dollaro non sale perché l'economia USA va bene, ma solo perché le economie di Giappone e UE non recuperano e quindi BCE e BOJ devono intervenire nel sostenere politiche reflazionistiche.
Il Giappone ha iniziato una fase di rallentamento economico (- 6% Y/Y le stime per il secondo trimestre) mentre tutte le principali case d'investimento hanno iniziato a rivedere al ribasso anche le prospettive di crescita del PIL americano, sebbene il recente dato preliminare pubblicato per il secondo trimestre è uscito decisamente positivo (4%), la tendenza per l'anno in corso ha subito una correzione al ribasso dal 2,8% circa (attese formulate a inizio anno) all'1,8% in media a metà luglio.
“In questo scenario macroeconomico dove gli operatori non hanno ancora capito se i mercati scenderanno per una imminente inversione della politica monetaria o per una delusione sulle prospettive di ripresa, la nostra allocazione di portafoglio continua a evidenziare posizioni net short sull'equity tramite posizioni long (rialziste) sui mercati azionari emergenti (Cina e Korea) e short (ribassiste) sugli indici dei mercati azionari Europei, tra i quali in particolare DAX, CAC e Mibtel” confida Maurizio Novelli che, sui mercati obbligazionari, mantiene le posizioni rialziste su un ampio e diversificato portafoglio di Emerging Markets bond in dollari USA con una duration media di 5,5 ed un coupon medio del 5%.
“Ritengo che l'attuale contesto macro obbligherà la FED a mantenere i tassi ai livelli attuali per un periodo più lungo di quello che i mercati credono e vedo maggiori rischi di correzioni sull'equity, in particolare in Europa, che sui bonds, a causa di una costante ed inevitabile erosione dei profitti aziendali in un contesto dove la crescita economica continuerà a deludere” spiega Maurizio Novelli.
Per quanto attiene invece alle strategie sul mercato dei cambi, Maurizio Novelli segnala che sono state tatticamente modificate in base alla view sul dollaro: ora l’esposizione è moderatamente (7%) long (rialzista) sul dollaro USA.
“Tale posizione è stata invertita alla luce delle nostre recenti revisioni negative sulle prospettive macro dell'area euro. Anche il dollaro australiano (AUD) rimane una delle view più promettenti contro euro (7% long della nostra esposizione), sia per i differenziali di rendimento che per l'atteso ritorno dei carry trades su AUD da parte delle istituzioni giapponesi. Rimaniamo decisamente bullish (rialzisti) su alcune divise emergenti contro euro, in particolare Real, Peso Messicano e Peso Cileno per ragioni di carry trade vs Euro. Anche se le asset class dei mercati emergenti sono state decisamente ridotte nei portafogli degli investitori europei ed americani perché l’Asia e l’America Latina avrebbero problemi evidenti di crescita economica, tale motivazione, sostenuta un po' da tutti, ignora il fatto che i problemi di crescita li abbiamo anche noi e mi fa venire in mente la classica situazione nella quale si guarda sempre ai difetti degli altri ma non si vedono mai i propri” conclude Maurizio Novelli.
“Il problema è che la svalutazione competitiva non è sufficiente a rilanciare la crescita perché il livello della domanda globale non dipende solo dai prezzi ma anche dal livello del reddito disponibile che, sfortunatamente, è sceso ovunque dopo la crisi del 2007/2008. Quindi anche chi svaluta non vede le proprie esportazioni crescere. L'esempio più evidente di tale fenomeno lo si legge nella dinamica dell'export Giapponese che, dopo la svalutazione massiccia dello yen, non ha dato nessun segno di ripresa. La stessa cosa è accaduta al Brasile e al Messico con le sensibili svalutazioni subite o volute nel 2013 ma che non hanno dato alcun sostegno all'export” sottolinea Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management che poi, rimarcando che l'assurdità dei mercati obbligazionari è solo apparente e cioè crescita debole, anzi, deludente e i tassi bassi, parla dell’equity europeo.
“Le attese di crescita dei profitti (+20% in Europa nei prossimi sei mesi) sono irrealizzabili semplicemente perché la crescita in Europa non c'è. I mercati obbligazionari raccontano una storia completamente opposta da quella che si narra da tempo sui mercati azionari. I mercati azionari Europei sono quindi giunti, a mio parere, su livelli non superabili nei mesi a venire e anche se la BCE interverrà con l'atteso ma tardivo, o forse improbabile, QE, l'Eurostoxx non sarà in grado di superare i massimi di giugno” puntualizza Maurizio Novelli.
I listini americani continuano invece a resistere sui massimi senza significative correzioni. “Teoricamente, i mercati americani non possono mai scendere grazie al fatto che non conta se gli utili salgono o calano ma basta che siano superiori alle aspettative. Il gioco rialzista consiste dunque nel mantenere le aspettative ai minimi” mette in guardia Maurizio Novelli per il quale se l'euro scende perché l'economia Europea va male, il dollaro non sale perché l'economia USA va bene, ma solo perché le economie di Giappone e UE non recuperano e quindi BCE e BOJ devono intervenire nel sostenere politiche reflazionistiche.
Il Giappone ha iniziato una fase di rallentamento economico (- 6% Y/Y le stime per il secondo trimestre) mentre tutte le principali case d'investimento hanno iniziato a rivedere al ribasso anche le prospettive di crescita del PIL americano, sebbene il recente dato preliminare pubblicato per il secondo trimestre è uscito decisamente positivo (4%), la tendenza per l'anno in corso ha subito una correzione al ribasso dal 2,8% circa (attese formulate a inizio anno) all'1,8% in media a metà luglio.
“In questo scenario macroeconomico dove gli operatori non hanno ancora capito se i mercati scenderanno per una imminente inversione della politica monetaria o per una delusione sulle prospettive di ripresa, la nostra allocazione di portafoglio continua a evidenziare posizioni net short sull'equity tramite posizioni long (rialziste) sui mercati azionari emergenti (Cina e Korea) e short (ribassiste) sugli indici dei mercati azionari Europei, tra i quali in particolare DAX, CAC e Mibtel” confida Maurizio Novelli che, sui mercati obbligazionari, mantiene le posizioni rialziste su un ampio e diversificato portafoglio di Emerging Markets bond in dollari USA con una duration media di 5,5 ed un coupon medio del 5%.
“Ritengo che l'attuale contesto macro obbligherà la FED a mantenere i tassi ai livelli attuali per un periodo più lungo di quello che i mercati credono e vedo maggiori rischi di correzioni sull'equity, in particolare in Europa, che sui bonds, a causa di una costante ed inevitabile erosione dei profitti aziendali in un contesto dove la crescita economica continuerà a deludere” spiega Maurizio Novelli.
Per quanto attiene invece alle strategie sul mercato dei cambi, Maurizio Novelli segnala che sono state tatticamente modificate in base alla view sul dollaro: ora l’esposizione è moderatamente (7%) long (rialzista) sul dollaro USA.
“Tale posizione è stata invertita alla luce delle nostre recenti revisioni negative sulle prospettive macro dell'area euro. Anche il dollaro australiano (AUD) rimane una delle view più promettenti contro euro (7% long della nostra esposizione), sia per i differenziali di rendimento che per l'atteso ritorno dei carry trades su AUD da parte delle istituzioni giapponesi. Rimaniamo decisamente bullish (rialzisti) su alcune divise emergenti contro euro, in particolare Real, Peso Messicano e Peso Cileno per ragioni di carry trade vs Euro. Anche se le asset class dei mercati emergenti sono state decisamente ridotte nei portafogli degli investitori europei ed americani perché l’Asia e l’America Latina avrebbero problemi evidenti di crescita economica, tale motivazione, sostenuta un po' da tutti, ignora il fatto che i problemi di crescita li abbiamo anche noi e mi fa venire in mente la classica situazione nella quale si guarda sempre ai difetti degli altri ma non si vedono mai i propri” conclude Maurizio Novelli.
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