BTP
Ora il Governo deve accelerare sulle riforme strutturali
7 Agosto 2014 11:20
nto atteso e molto temuto. E, non appena ieri mattina è stato pubblicato, ha subito fatto registrare uno sbandamento, sia a livello azionario (il Ftsemib ha chiuso la seduta a -2,7%) che obbligazionario (il rendimento del BTP a 10 anni è salito dal 2,75% al 2,81%) in un mercato finanziario già in fase di correzione. Stiamo parlando del PIL italiano del secondo trimestre che l’Istat ha calcolato al -0,2%, inferiore alle attese e, soprattutto, che porta l’Italia in recessione tecnica (due trimestri consecutivi con il PIL negativo).
Non c’è dubbio che se il nostro Paese è tornato in “recessione” dopo esserne uscito a fine 2013, per gli investitori (soprattutto quelli esteri che sono arrivati a detenere il 37,7% del debito pubblico italiano) non si tratta di una buona notizia: è quindi normale che possano iniziare a nutrire seri dubbi sulle possibilità di ripresa dell’economia e della stabilizzazione del debito italiano. Tuttavia, dopo una prima lettura alcuni analisti hanno cominciato a valutare anche le possibili sfaccettature se non positive almeno incoraggianti per il prossimo futuro.
“Pur non avendo ancora la scomposizione del dato nelle singole componenti della domanda, il fatto che il calo del PIL italiano nel secondo trimestre italiano (-0,2% trimestre su trimestre) sia risultato più accentuato rispetto ai tre mesi precedenti (-0,1%) lascia pensare che l’austerità fiscale e le dure condizioni del mercato creditizio continuano a pesare fortemente sul settore corporate” commenta Jean-Sylvain Perrig, CIO di Union Bancaire Privée (UBP) che poi però aggiunge: “In ogni caso, il ritorno dell’Italia in recessione e il contributo negativo alla crescita trimestrale da parte delle esposizioni nette sono due fattori che faranno aumentare la pressione sul Governo affinché acceleri l’attuazione delle riforme strutturali, in particolare nel mercato del lavoro, in modo da far aumentare la competitività del Paese”.
Infine, guardando ai lati positivi, Jean-Sylvain Perrig conclude dicendo:
“Gli indicatori relativi alla fiducia delle imprese suggeriscono che l’Italia potrebbe tornare a crescere nel terzo trimestre dell’anno. Con il debito pubblico ancora in aumento, è necessario un ritorno rapido a una fase di espansione economica in modo da evitare che i mercati tornino a porre pressione sul Paese.”
Non c’è dubbio che se il nostro Paese è tornato in “recessione” dopo esserne uscito a fine 2013, per gli investitori (soprattutto quelli esteri che sono arrivati a detenere il 37,7% del debito pubblico italiano) non si tratta di una buona notizia: è quindi normale che possano iniziare a nutrire seri dubbi sulle possibilità di ripresa dell’economia e della stabilizzazione del debito italiano. Tuttavia, dopo una prima lettura alcuni analisti hanno cominciato a valutare anche le possibili sfaccettature se non positive almeno incoraggianti per il prossimo futuro.
“Pur non avendo ancora la scomposizione del dato nelle singole componenti della domanda, il fatto che il calo del PIL italiano nel secondo trimestre italiano (-0,2% trimestre su trimestre) sia risultato più accentuato rispetto ai tre mesi precedenti (-0,1%) lascia pensare che l’austerità fiscale e le dure condizioni del mercato creditizio continuano a pesare fortemente sul settore corporate” commenta Jean-Sylvain Perrig, CIO di Union Bancaire Privée (UBP) che poi però aggiunge: “In ogni caso, il ritorno dell’Italia in recessione e il contributo negativo alla crescita trimestrale da parte delle esposizioni nette sono due fattori che faranno aumentare la pressione sul Governo affinché acceleri l’attuazione delle riforme strutturali, in particolare nel mercato del lavoro, in modo da far aumentare la competitività del Paese”.
Infine, guardando ai lati positivi, Jean-Sylvain Perrig conclude dicendo:
“Gli indicatori relativi alla fiducia delle imprese suggeriscono che l’Italia potrebbe tornare a crescere nel terzo trimestre dell’anno. Con il debito pubblico ancora in aumento, è necessario un ritorno rapido a una fase di espansione economica in modo da evitare che i mercati tornino a porre pressione sul Paese.”
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