Asia
Bond asiatici, le opportunità vanno selezionate
22 Agosto 2014 11:05
mplesso sui mercati obbligazionari asiatici è in atto una ripresa, in larga parte sostenuta dal recupero economico degli Stati Uniti, accompagnata, inoltre, da una lenta risalita delle esportazioni dell’Asia che, pur non avendo ancora raggiunto livelli assimilabili a una vera e propria ripresa, devono fare i conti con una crescita degli Stati Uniti, dell’Europa e del Giappone ben al di sotto della norma.
Per Rajeev De Mello, Head of Asian Fixed Income di Schroders, quando la spesa in conto capitale degli Stati Uniti mostrerà una ripresa più sostenuta, le esportazioni asiatiche inizieranno una vera fase di accelerazione, dato lo stretto collegamento del continente al ciclo economico globale.
“Ci sono già alcuni segnali di miglioramento ma, poiché in passato speranze simili sono state infrante, nutriamo un ottimismo cauto” sottolinea Rajeev De Mello che, se da un lato riconosce che i mercati obbligazionari asiatici offrano oggi innumerevoli opportunità dall’altro avverte gli investitori: “Devono essere consapevoli dell’ampia serie di fattori che influenzano la regione. Se infatti la diversificazione offerta dalle obbligazioni asiatiche è un elemento molto allettante per l’asset class, è necessario essere selettivi nelle scelte di investimento, se non si vuole essere colti di sorpresa”.
Da una parte, molte economie dell’area hanno completato una fase del ciclo economico aggiuntiva, o prolungata, rispetto agli Stati Uniti e all’Europa. Ciò vuol dire che, se dopo la crisi finanziaria le economie occidentali hanno ridotto i tassi di interesse, molti Paesi asiatici li hanno invece incrementati. È adesso che in molte zone dell’Asia si sta tagliando il costo del denaro. Ed è qui che Rajeev De Mello ritiene possa essere trovato valore.
“La Cina ha attraversato una fase di irrigidimento monetario fino a febbraio, ma il Governo ha iniziato ora un accomodamento. Ciò è positivo per le obbligazioni; vediamo opportunità simili anche in India e Indonesia. Tuttavia, ci sono altre economie, generalmente più piccole e più aperte, come quelle di Hong Kong, Taiwan e Singapore, che seguono il ciclo di politica monetaria statunitense. Ciò avviene o tramite un agganciamento ufficiale, nel caso di Hong Kong, o tramite uno non ufficiale ma comunque ben difeso, come nel caso di Taiwan. A Singapore, la valuta è agganciata a un basket di monete più complesso. In tutti questi casi, comunque, le economie hanno di fatto importato la politica monetaria della Federal Reserve americana. A tal riguardo il nostro timore è che, quando i tassi di interesse risaliranno negli Stati Uniti, l’effetto su tali mercati obbligazionari sarà negativo. Con i rendimenti dei bond ad Hong Kong, Taiwan e Singapore già vicini o persino inferiori a quelli dei Paesi occidentali, detenere tali titoli in ragione dei loro yield è un’opzione poco allettante” argomenta Rajeev De Mello che conclude con una nota positiva sui bond denominati nella divisa di Pechino:
“Per gli investitori europei, il mercato obbligazionario cinese e lo yuan offrono un’opportunità in più per ottenere rendimenti maggiori e una diversificazione valutaria. Dopo un lieve calo a inizio 2014, la moneta cinese si è stabilizzata rispetto al dollaro statunitense, mentre ha ripreso il trend di apprezzamento contro l’euro e la sterlina, sostenuto dalla continua crescita della produttività”.
Per Rajeev De Mello, Head of Asian Fixed Income di Schroders, quando la spesa in conto capitale degli Stati Uniti mostrerà una ripresa più sostenuta, le esportazioni asiatiche inizieranno una vera fase di accelerazione, dato lo stretto collegamento del continente al ciclo economico globale.
“Ci sono già alcuni segnali di miglioramento ma, poiché in passato speranze simili sono state infrante, nutriamo un ottimismo cauto” sottolinea Rajeev De Mello che, se da un lato riconosce che i mercati obbligazionari asiatici offrano oggi innumerevoli opportunità dall’altro avverte gli investitori: “Devono essere consapevoli dell’ampia serie di fattori che influenzano la regione. Se infatti la diversificazione offerta dalle obbligazioni asiatiche è un elemento molto allettante per l’asset class, è necessario essere selettivi nelle scelte di investimento, se non si vuole essere colti di sorpresa”.
Da una parte, molte economie dell’area hanno completato una fase del ciclo economico aggiuntiva, o prolungata, rispetto agli Stati Uniti e all’Europa. Ciò vuol dire che, se dopo la crisi finanziaria le economie occidentali hanno ridotto i tassi di interesse, molti Paesi asiatici li hanno invece incrementati. È adesso che in molte zone dell’Asia si sta tagliando il costo del denaro. Ed è qui che Rajeev De Mello ritiene possa essere trovato valore.
“La Cina ha attraversato una fase di irrigidimento monetario fino a febbraio, ma il Governo ha iniziato ora un accomodamento. Ciò è positivo per le obbligazioni; vediamo opportunità simili anche in India e Indonesia. Tuttavia, ci sono altre economie, generalmente più piccole e più aperte, come quelle di Hong Kong, Taiwan e Singapore, che seguono il ciclo di politica monetaria statunitense. Ciò avviene o tramite un agganciamento ufficiale, nel caso di Hong Kong, o tramite uno non ufficiale ma comunque ben difeso, come nel caso di Taiwan. A Singapore, la valuta è agganciata a un basket di monete più complesso. In tutti questi casi, comunque, le economie hanno di fatto importato la politica monetaria della Federal Reserve americana. A tal riguardo il nostro timore è che, quando i tassi di interesse risaliranno negli Stati Uniti, l’effetto su tali mercati obbligazionari sarà negativo. Con i rendimenti dei bond ad Hong Kong, Taiwan e Singapore già vicini o persino inferiori a quelli dei Paesi occidentali, detenere tali titoli in ragione dei loro yield è un’opzione poco allettante” argomenta Rajeev De Mello che conclude con una nota positiva sui bond denominati nella divisa di Pechino:
“Per gli investitori europei, il mercato obbligazionario cinese e lo yuan offrono un’opportunità in più per ottenere rendimenti maggiori e una diversificazione valutaria. Dopo un lieve calo a inizio 2014, la moneta cinese si è stabilizzata rispetto al dollaro statunitense, mentre ha ripreso il trend di apprezzamento contro l’euro e la sterlina, sostenuto dalla continua crescita della produttività”.