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Azionario Turchia, il driver della crescita è targato Fed e BCE

25 Agosto 2014 14:20

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ità relative alle politiche della Federal Reserve, in particolare quelle legate a un possibile rialzo dei tassi, o qualsiasi segnale di un potenziale quantitative easing da parte della Banca Centrale Europea, potrebbero avere un impatto sull’azionario turco superiore a quello di eventuali notizie locali.

Ne è convinto Eli Koen, Head of Turkish Equities di Union Bancaire Privée (UBP) per il quale il principale driver della performance del mercato azionario turco sarà l’appetito globale per il rischio, così come per altri mercati emergenti: una tendenza che dipenderà, a sua volta, dalle politiche monetarie delle due principali banche centrali mondiali, la Fed e la BCE.

“Dal punto di vista dei fondamentali, il mercato azionario turco resta allettante, soprattutto per investitori di lungo termine, grazie alle sue opportunità di crescita economica. L’indice MSCI Turkey scambia attorno a quota 10,8 gli utili attesi, un livello che costituisce uno sconto del 40% rispetto al rapporto P/E (prezzo / utili) dei mercati sviluppati (pari a circa 18,1) e uno del 22% rispetto a quello dei mercati emergenti MSCI (13,9)” precisa Eli Koen che, tuttavia, non nasconde come le notizie politiche ed economiche nazionali e internazionali possano avere un certo peso, sebbene inferiore alle mosse di Fed e BCE.

A cominciare dalla scena politica nazionale, con le elezioni presidenziali tenutesi ad agosto. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan è stato eletto dodicesimo presidente della Turchia, un risultato che non ha sorpreso i mercati, poiché preannunciato dai sondaggi.
Ora, il punto di domanda principale riguarda chi si occuperà di economia nel nuovo Governo, che dovrebbe essere formato a fine mese.

“Il vice primo ministro, incaricato anche dell’Economia, Ali Babacan, e il ministro delle Finanze, Mehmet Simsek, sono due figure apprezzate per le capacità dimostrate sia da parte dei mercati finanziari che dai più importanti imprenditori del Paese: una loro conferma potrebbe essere accolta positivamente dagli investitori come segnale di continuità. Nel medio termine, i mercati probabilmente si concentreranno sulla figura del nuovo primo ministro, in modo da capire se l’attuale partito di governo, l’AKP, sarà in grado di assicurarsi un’altra chiara vittoria e formare un governo monocolore alle elezioni generali in programma per giugno 2015” puntualizza a Eli Koen secondo il quale, per quanto riguarda invece l’economia, i temi più importanti riguardano il deficit delle partite correnti e l’andamento dell’inflazione.

“Il forte deprezzamento della lira turca (TRY) rispetto alle principali valute di fine 2013 sta sostenendo un trend di diminuzione per il deficit di partite correnti, in atto da inizio anno. Sebbene tale tendenza dovrebbe confermarsi, i rischi geopolitici stanno creando un po’ di incertezza per il breve periodo. Le tensioni in Iraq, uno dei principali paesi di destinazione dell’export turco, hanno fatto sorgere rischi ribassisti sulle esportazioni, anche se la recente decisione della Russia di interrompere le importazioni alimentari dai paesi occidentali potrebbe attenuare tali rischi. Nel frattempo, l’elevata inflazione continua a costituire una sfida. Il dato annuale si è attestato al 9,2% a luglio, al di sopra delle attese di fine anno della Banca centrale turca (CBRT), pari al 7,6%. Le condizioni climatiche avverse e i costi crescenti stanno esercitando pressione sul prezzo degli alimentari, il principale elemento nel basket di beni il cui prezzo è monitorato dall’inflazione. Proprio il trend dell’inflazione sarà osservato attentamente, poiché darà segnali sulle possibili decisioni in materia di tassi di interesse da parte della Banca centrale” conclude Eli Koen.

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