BCE
Il business delle sofferenze cedute diventa europeo
3 Settembre 2014 15:10
soltanto una priorità per gli istituti di credito italiani quella di ridurre l’esposizione ai crediti incagliati e ai prestiti deteriorati come è stato spiegato nell’articolo “Banche, grandi manovre per ridurre gli attivi a rischio”.
Il fenomeno, infatti, assume ogni giorno connotati sempre più europei con i più grandi istituti di credito del Vecchio Continente (tra i quali, per citare alcuni recenti annunci, Barclays, Commerzbank, e Deutsche bank) alle prese con la dismissione di crediti viziati. Si stima che il controvalore complessivo di questi crediti deteriorati in Europa sia cresciuto del 65% rispetto ai valori contabilizzati a fine 2013.
Al 31 dicembre scorso, infatti, il totale dei prestiti, delle partecipazioni e dei prodotti cartolarizzati delle 23 più importanti banche europee per la vendita o in programma di liquidarli valeva qualcosa come 1.040 miliardi di dollari. Ora il totale sarebbe balzato a 1.720 miliardi pari a circa il 7,9 per cento dell’attivo di bilancio che risulta essere pari a 21.700 miliardi di dollari. Da notare che a queste cifre devono poi essere aggiunti gli 817,6 miliari di dollari di partecipazioni in enti sostenuti dai contribuenti in Spagna, Irlanda, Belgio, Francia, Germania, Austria e Paesi Bassi, per assistere istituti di credito nazionali vicini al fallimento o alla liquidazione.
La revisione da parte della BCE, che assumerà la vigilanza delle banche di Eurolandia nel mese di novembre, è parte integrante di uno sforzo per ricostruire la fiducia nel sistema finanziario europeo, costringendo gli istituti di credito a ripulire i loro bilanci.
Nel resto d’Europa, la Banca d'Inghilterra sta testando la resistenza delle banche britanniche, mentre la Svizzera sta scoraggiando l'assunzione di rischi costringendo gli istituti di credito elvetici a rispettare regole sul capitale tra le più severe al mondo.
Norme più rigorose sul capitale bancario hanno fatto si che alcune aziende di credito siano ora più propense a liberare crediti incagliati, ed hanno inoltre spinto i creditori ad ammettere che i prestiti deteriorati non saranno rimborsati.
Vendere le sofferenze e le partecipazioni in portafoglio insoddisfacenti consente di liberare fondi alle imprese di credito che possono utilizzare maggiori risorse per aumentare i prestiti alle aziende e alle famiglie che, soprattutto in Europa, sono assetate di credito.
Questo è importante per le economie europee bloccate da una stasi di sei anni nel corso della quale si è partiti da una stretta creditizia e una serie di salvataggi bancari che si sono poi estesi ad una crisi del debito sovrano. E lo è ancora di più alla luce degli ultimi deludenti dati dell’industria europea: è di lunedi, infatti, la notizia che il PMI manifatturiero dell’area euro è sceso in agosto a 50,7 punti rispetto ai 51,8 di luglio.
Il fenomeno, infatti, assume ogni giorno connotati sempre più europei con i più grandi istituti di credito del Vecchio Continente (tra i quali, per citare alcuni recenti annunci, Barclays, Commerzbank, e Deutsche bank) alle prese con la dismissione di crediti viziati. Si stima che il controvalore complessivo di questi crediti deteriorati in Europa sia cresciuto del 65% rispetto ai valori contabilizzati a fine 2013.
Al 31 dicembre scorso, infatti, il totale dei prestiti, delle partecipazioni e dei prodotti cartolarizzati delle 23 più importanti banche europee per la vendita o in programma di liquidarli valeva qualcosa come 1.040 miliardi di dollari. Ora il totale sarebbe balzato a 1.720 miliardi pari a circa il 7,9 per cento dell’attivo di bilancio che risulta essere pari a 21.700 miliardi di dollari. Da notare che a queste cifre devono poi essere aggiunti gli 817,6 miliari di dollari di partecipazioni in enti sostenuti dai contribuenti in Spagna, Irlanda, Belgio, Francia, Germania, Austria e Paesi Bassi, per assistere istituti di credito nazionali vicini al fallimento o alla liquidazione.
La revisione da parte della BCE, che assumerà la vigilanza delle banche di Eurolandia nel mese di novembre, è parte integrante di uno sforzo per ricostruire la fiducia nel sistema finanziario europeo, costringendo gli istituti di credito a ripulire i loro bilanci.
Nel resto d’Europa, la Banca d'Inghilterra sta testando la resistenza delle banche britanniche, mentre la Svizzera sta scoraggiando l'assunzione di rischi costringendo gli istituti di credito elvetici a rispettare regole sul capitale tra le più severe al mondo.
Norme più rigorose sul capitale bancario hanno fatto si che alcune aziende di credito siano ora più propense a liberare crediti incagliati, ed hanno inoltre spinto i creditori ad ammettere che i prestiti deteriorati non saranno rimborsati.
Vendere le sofferenze e le partecipazioni in portafoglio insoddisfacenti consente di liberare fondi alle imprese di credito che possono utilizzare maggiori risorse per aumentare i prestiti alle aziende e alle famiglie che, soprattutto in Europa, sono assetate di credito.
Questo è importante per le economie europee bloccate da una stasi di sei anni nel corso della quale si è partiti da una stretta creditizia e una serie di salvataggi bancari che si sono poi estesi ad una crisi del debito sovrano. E lo è ancora di più alla luce degli ultimi deludenti dati dell’industria europea: è di lunedi, infatti, la notizia che il PMI manifatturiero dell’area euro è sceso in agosto a 50,7 punti rispetto ai 51,8 di luglio.
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