cina
International Editor’s Picks - 15 settembre 2014
15 Settembre 2014 10:00
o nel momento in cui le tensioni geopolitiche di origine islamica sono alle stelle, per la finanza islamica è un vero e proprio boom. L’Economist riporta una crescita vicina al 20% negli ultimi 5 anni, che dovrebbe durare allo stesso ritmo almeno fino al 2018. Il principale strumento della finanza islamica si chiama sukuk, è una specie di bond ma con una differenza: non ci sono interessi perché il Corano lo proibisce. Quindi il rendimento è determinato da una porzione del ritorno dell’investimento effettuato con il denaro raccolto per mezzo del sukuk. Le principali banche occidentali si preparano a emettere sukuk in modo massiccio. La piazza più avanti è Londra. C’è solo un problema, manca uno standard internazionale. Nel mondo islamico non esiste ancora l’equivalente del Comitato di Basilea.
Tra i fiumi d’inchiostro versati sul rischio di una Scozia indipendente scegliamo il dotto commento di Martin Wolf sul Financial Times di sabato. Se venerdì prossimo vince di poco il "Sì" a una Scozia separata, allora inizierà un interminabile negoziato sul divorzio, probabilmente in partenza con le migliori intenzioni e tutte le cortesie possibili, ma destinato ad avvelenarsi man mano che si va avanti a decidere cosa è mio e cosa è tuo. Una brutta prospettiva, ma secondo Wolf non la peggiore. Il vero incubo secondo il commentatore sarebbe una vittoria di misura del "No" alla separazione, che darebbe il via a una serie interminabile di nuovi referendum e contenziosi. Conclusione di Wolf: se la Scozia non è capace di dire un "No" secco, allora è meglio che si separi. Auguri!
La Cina rallenta. Non parliamo di PIL o produzione industriale, ma di “produzione” di milionari. CNN Money informa che nel 2013 ne sono spuntati “solo” 40.000, con una crescita del 3,8% rispetto al 2012 quando i nuovi milionari erano aumentati del 3%. Siamo alla metà del ritmo del 2010 e del 2011. Ma i numeri assoluti restano importanti. Il totale è salito a 1,09 milioni, di milionari appunto. Attenzione, parliamo di milionari in dollari, non in yuan, quelli sono un multiplo quasi di dieci. Il rallentamento della produzione di milionari si riflettette nella vendita di beni di lusso, dalle Lamborghini a Prada. Ma siamo sempre in Cina, e i numeri restano mostruosi.
Tra i fiumi d’inchiostro versati sul rischio di una Scozia indipendente scegliamo il dotto commento di Martin Wolf sul Financial Times di sabato. Se venerdì prossimo vince di poco il "Sì" a una Scozia separata, allora inizierà un interminabile negoziato sul divorzio, probabilmente in partenza con le migliori intenzioni e tutte le cortesie possibili, ma destinato ad avvelenarsi man mano che si va avanti a decidere cosa è mio e cosa è tuo. Una brutta prospettiva, ma secondo Wolf non la peggiore. Il vero incubo secondo il commentatore sarebbe una vittoria di misura del "No" alla separazione, che darebbe il via a una serie interminabile di nuovi referendum e contenziosi. Conclusione di Wolf: se la Scozia non è capace di dire un "No" secco, allora è meglio che si separi. Auguri!
La Cina rallenta. Non parliamo di PIL o produzione industriale, ma di “produzione” di milionari. CNN Money informa che nel 2013 ne sono spuntati “solo” 40.000, con una crescita del 3,8% rispetto al 2012 quando i nuovi milionari erano aumentati del 3%. Siamo alla metà del ritmo del 2010 e del 2011. Ma i numeri assoluti restano importanti. Il totale è salito a 1,09 milioni, di milionari appunto. Attenzione, parliamo di milionari in dollari, non in yuan, quelli sono un multiplo quasi di dieci. Il rallentamento della produzione di milionari si riflettette nella vendita di beni di lusso, dalle Lamborghini a Prada. Ma siamo sempre in Cina, e i numeri restano mostruosi.
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