Banca Intesa
Hedge fund a caccia di bond subordinati bancari
17 Settembre 2014 15:50
ttimane fa era stata Unicredit a collocare un miliardo di euro di bond Additional tier 1, obbligazioni ibride (cioè a metà strada, in caso di fallimento dell’emittente, tra i bond tradizionali e le azioni) destinate a investitori istituzionali che ne avevano fatto richiesta per quasi un importo doppio.
Lunedi 8 settembre, invece, è toccato a Intesa Sanpaolo che ha piazzato sul mercato un bond subordinato Tier 2 per un miliardo a fronte di 3,2 miliardi di euro di richieste. Tra i sottoscrittori di quest’ultima tranche, il 55% sono stati asset manager, il 10% compagnie assicurative, il 7% banche e il 16% hedge fund.
Come mai gli investitori più speculativi mostrano tanto interesse per questi titoli?
Semplicemente perché possono guadagnarci. La vera ragione che attrae i gestori hedge è infatti la possibilità di spuntare forti plusvalenze nelle prossime settimane in concomitanza cioè degli AQR (asset quality review).
I risultati dei test delle BCE sulla solidità finanziaria delle principali banche europee saranno resi noti il 17 ottobre (o, al più tardi, il 24) e sono in molti, tra gli addetti ai lavori, a ritenere molto probabile un significativo aumento della volatilità degli asset (bond e azioni) del settore bancario europeo in funzione dei vari rumors di Borsa che circoleranno sui possibili responsi dell’Eurotower sui singoli istituti di credito.
Un contesto ideale per gli speculatori hedge che, approfittando delle ampie oscillazioni di prezzo dei titoli (e i bond subordinati sono tra i maggiori indiziati in questo senso), mirano a cogliere le opportunità che si verranno presumibilmente a creare.
Diverso invece il discorso degli asset manager tradizionali, i gestori di fondi comuni e dei comparti di Sicav, che invece sono mossi da strategie di investimento di medio – lungo periodo e puntano ad individuare ogni nicchia di mercato capace di offrire rendimenti di un certo interesse: e i bond bancari subordinati offrono rendimenti ben superiori a quelli di bond classici della stessa banca o dei titoli di stato di uguale durata.
Lunedi 8 settembre, invece, è toccato a Intesa Sanpaolo che ha piazzato sul mercato un bond subordinato Tier 2 per un miliardo a fronte di 3,2 miliardi di euro di richieste. Tra i sottoscrittori di quest’ultima tranche, il 55% sono stati asset manager, il 10% compagnie assicurative, il 7% banche e il 16% hedge fund.
Come mai gli investitori più speculativi mostrano tanto interesse per questi titoli?
Semplicemente perché possono guadagnarci. La vera ragione che attrae i gestori hedge è infatti la possibilità di spuntare forti plusvalenze nelle prossime settimane in concomitanza cioè degli AQR (asset quality review).
I risultati dei test delle BCE sulla solidità finanziaria delle principali banche europee saranno resi noti il 17 ottobre (o, al più tardi, il 24) e sono in molti, tra gli addetti ai lavori, a ritenere molto probabile un significativo aumento della volatilità degli asset (bond e azioni) del settore bancario europeo in funzione dei vari rumors di Borsa che circoleranno sui possibili responsi dell’Eurotower sui singoli istituti di credito.
Un contesto ideale per gli speculatori hedge che, approfittando delle ampie oscillazioni di prezzo dei titoli (e i bond subordinati sono tra i maggiori indiziati in questo senso), mirano a cogliere le opportunità che si verranno presumibilmente a creare.
Diverso invece il discorso degli asset manager tradizionali, i gestori di fondi comuni e dei comparti di Sicav, che invece sono mossi da strategie di investimento di medio – lungo periodo e puntano ad individuare ogni nicchia di mercato capace di offrire rendimenti di un certo interesse: e i bond bancari subordinati offrono rendimenti ben superiori a quelli di bond classici della stessa banca o dei titoli di stato di uguale durata.
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