BlackRock
Le azioni giapponesi meritano attenzione
17 Settembre 2014 14:00
zo al dramma in scena sul palcoscenico geopolitico, dove possono trovare opportunità gli investitori? È questa la domanda che si è posto Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di BlackRock nel commento ai mercati del 15 settembre.
Un interrogativo al quale lo strategist ha risposto indicando il Giappone.
“Tassi di interesse più elevati e una forte economia degli Stati Uniti continuano a spingere il dollaro al rialzo e le altre valute al ribasso: la scorsa settimana, lo yen giapponese ha toccato il minimo degli ultimi sei anni contro il dollaro. La debolezza della divisa nipponica, accoppiato con la prospettiva di ulteriori acquisti di azioni nazionali da parte di fondi pensione giapponesi, ha generato una corrente di acquisti sull’equity del paese: la scorsa settimana, il Topix Index del Giappone ha raggiunto il suo livello più alto di quest’anno. E nonostante un aumento del 17% dai minimi di primavera, i titoli giapponesi rimangono a buon mercato rispetto ad altri mercati sviluppati, in particolare gli Stati Uniti. Ecco perché continuiamo a vedere ancora opportunità in questo mercato azionario” ha spiegato Russ Koesterich che, nel suo commento, ha comunque passato in rassegna le novità emerse sui mercati la scorsa settimana.
“Nonostante le tensioni geopolitiche internazionali, i dati dell'economia negli Stati Uniti continuano a puntare a un rafforzamento Questo, a sua volta, si traduce in un dollaro più forte e in tassi di interesse più elevati. Il rovescio della medaglia di un biglietto verde più forte è la debolezza delle altre valute. In alcuni casi, in particolare, come detto, per il Giappone, questa tendenza sta fornendo un notevole impulso alle Borse locali, un trend che stimiamo possa continuare” ha affermato Russ Koesterich.
Lo strategist ha poi menzionato anche il referendum in Scozia, sottolineando come l’avvicinarsi del voto e l’incertezza dell’esito abbiano contribuito ad aumentare le ansie degli investitori. “La scorsa settimana, gli investitori hanno dovuto fare i conti con una serie di preoccupazioni geopolitiche, tra le quali una forse inattesa. Infatti, a fronte della prospettiva di un rinnovato coinvolgimento militare americano in Iraq e di ulteriori sanzioni UE contro la Russia, si è aggiunta la nuova preoccupazione relativa alla prospettiva di una Scozia indipendente” ha puntualizzato Russ Koesterich. Sebbene gli investitori fossero da tempo a conoscenza del voto, pochi pensavano che il referendum avesse molte possibilità di passare.
Tuttavia, nelle ultime due settimane, diversi sondaggi hanno suggerito una possibilità realistica che la Scozia possa votare per l'indipendenza: uno sviluppo che sembrerebbe aver preso di sorpresa più di un osservatore. Ma quali sono le conseguenze se al referendum in Scozia vincesse il SI? Per Russ Koesterich ovviamente, il voto è più importante per il Regno Unito, ma l'indipendenza scozzese avrebbe un significato più ampio, in particolare per il resto d'Europa.
Intanto, la sterlina e le altre attività finanziarie del Regno Unito finirebbero probabilmente sotto una ulteriore pressione. Inoltre, dal momento che la Scozia è più pro-Unione europea rispetto al resto del Regno Unito, una scissione potrebbe aumentare le probabilità di un eventuale uscita del Regno Unito dall'UE, il che aggiungerebbe altra incertezza alla regione. Un contesto, quindi, che può anche incitare altri movimenti separatisti, come la Catalogna in Spagna.
“Finora la nostra previsione è per una vittoria di misura del NO, ma qualora dovesse prevalere il SI per l'indipendenza della Scozia, gli investitori dovrebbero prepararsi ad uno scenario di maggiore incertezza per l’intera Unione europea” precisa Russ Koesterich. Oltre alle questioni geopolitiche, l'altro fattore negativo sull’equity della scorsa settimana è stato quello relativo alla preoccupazione per l'aumento dei tassi di interesse e, in particolare, il potenziale rialzo prima del previsto da parte della Fed.
I più recenti dati economici degli Stati Uniti sono stati ben al di sopra delle aspettative. La scorsa settimana ha fornito ulteriori prove che l'economia statunitense possa crescere sostanzialmente più veloce nella seconda metà dell'anno rispetto al primo.
Le vendite al dettaglio hanno registrato un rimbalzo nel mese di agosto mentre altre misure economiche si sono rivelati più robusti del previsto. Dati che, come ha fatto notare Russ Koesterich, hanno spinto i rendimenti del Tesoro a 10 anni al loro livello più alto dai primi di luglio con movimenti importanti anche sul lato corto della curva: i rendimenti dei bond a due anni si è avvicinato allo 0,60%, il livello più alto dalla primavera del 2011.
Un interrogativo al quale lo strategist ha risposto indicando il Giappone.
“Tassi di interesse più elevati e una forte economia degli Stati Uniti continuano a spingere il dollaro al rialzo e le altre valute al ribasso: la scorsa settimana, lo yen giapponese ha toccato il minimo degli ultimi sei anni contro il dollaro. La debolezza della divisa nipponica, accoppiato con la prospettiva di ulteriori acquisti di azioni nazionali da parte di fondi pensione giapponesi, ha generato una corrente di acquisti sull’equity del paese: la scorsa settimana, il Topix Index del Giappone ha raggiunto il suo livello più alto di quest’anno. E nonostante un aumento del 17% dai minimi di primavera, i titoli giapponesi rimangono a buon mercato rispetto ad altri mercati sviluppati, in particolare gli Stati Uniti. Ecco perché continuiamo a vedere ancora opportunità in questo mercato azionario” ha spiegato Russ Koesterich che, nel suo commento, ha comunque passato in rassegna le novità emerse sui mercati la scorsa settimana.
“Nonostante le tensioni geopolitiche internazionali, i dati dell'economia negli Stati Uniti continuano a puntare a un rafforzamento Questo, a sua volta, si traduce in un dollaro più forte e in tassi di interesse più elevati. Il rovescio della medaglia di un biglietto verde più forte è la debolezza delle altre valute. In alcuni casi, in particolare, come detto, per il Giappone, questa tendenza sta fornendo un notevole impulso alle Borse locali, un trend che stimiamo possa continuare” ha affermato Russ Koesterich.
Lo strategist ha poi menzionato anche il referendum in Scozia, sottolineando come l’avvicinarsi del voto e l’incertezza dell’esito abbiano contribuito ad aumentare le ansie degli investitori. “La scorsa settimana, gli investitori hanno dovuto fare i conti con una serie di preoccupazioni geopolitiche, tra le quali una forse inattesa. Infatti, a fronte della prospettiva di un rinnovato coinvolgimento militare americano in Iraq e di ulteriori sanzioni UE contro la Russia, si è aggiunta la nuova preoccupazione relativa alla prospettiva di una Scozia indipendente” ha puntualizzato Russ Koesterich. Sebbene gli investitori fossero da tempo a conoscenza del voto, pochi pensavano che il referendum avesse molte possibilità di passare.
Tuttavia, nelle ultime due settimane, diversi sondaggi hanno suggerito una possibilità realistica che la Scozia possa votare per l'indipendenza: uno sviluppo che sembrerebbe aver preso di sorpresa più di un osservatore. Ma quali sono le conseguenze se al referendum in Scozia vincesse il SI? Per Russ Koesterich ovviamente, il voto è più importante per il Regno Unito, ma l'indipendenza scozzese avrebbe un significato più ampio, in particolare per il resto d'Europa.
Intanto, la sterlina e le altre attività finanziarie del Regno Unito finirebbero probabilmente sotto una ulteriore pressione. Inoltre, dal momento che la Scozia è più pro-Unione europea rispetto al resto del Regno Unito, una scissione potrebbe aumentare le probabilità di un eventuale uscita del Regno Unito dall'UE, il che aggiungerebbe altra incertezza alla regione. Un contesto, quindi, che può anche incitare altri movimenti separatisti, come la Catalogna in Spagna.
“Finora la nostra previsione è per una vittoria di misura del NO, ma qualora dovesse prevalere il SI per l'indipendenza della Scozia, gli investitori dovrebbero prepararsi ad uno scenario di maggiore incertezza per l’intera Unione europea” precisa Russ Koesterich. Oltre alle questioni geopolitiche, l'altro fattore negativo sull’equity della scorsa settimana è stato quello relativo alla preoccupazione per l'aumento dei tassi di interesse e, in particolare, il potenziale rialzo prima del previsto da parte della Fed.
I più recenti dati economici degli Stati Uniti sono stati ben al di sopra delle aspettative. La scorsa settimana ha fornito ulteriori prove che l'economia statunitense possa crescere sostanzialmente più veloce nella seconda metà dell'anno rispetto al primo.
Le vendite al dettaglio hanno registrato un rimbalzo nel mese di agosto mentre altre misure economiche si sono rivelati più robusti del previsto. Dati che, come ha fatto notare Russ Koesterich, hanno spinto i rendimenti del Tesoro a 10 anni al loro livello più alto dai primi di luglio con movimenti importanti anche sul lato corto della curva: i rendimenti dei bond a due anni si è avvicinato allo 0,60%, il livello più alto dalla primavera del 2011.