crescita economica

Cosa serve all'Italia per tornare a correre

23 Settembre 2014 12:50

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l’Istat ha comunicato i dati del PIL e del deficit di bilancio statale degli ultimi anni rivisti in base al nuovo sistema internazionale SEC 2010, cresce la tensione nel nostro paese per la riforma del mercato del lavoro e, in particolare, sull’articolo 18.

Si tratta di due facce che, in qualche modo, fanno parte della stessa medaglia. Infatti, i nuovi dati Istat mostrano un aumento di 58 miliardi e 880 milioni di euro di maggior PIL nel 2010 e un rapporto deficit PIL a 127,9% (contro il 132,6% calcolato con il precedente sistema Sec 95), ma il quadro generale dell’Italia resta lo stesso: un PIL intorno allo zero (o, addirittura, ancora in rosso dello 0,2%) anche quest’anno e un tasso di disoccupazione oltre il 12%. Per questo sono in molti, e tra questi anche il presidente della BCE Mario Draghi, a ribadire che la politica monetaria dell’Eurotower non può bastare e che sono pertanto indispensabili riforme strutturali per far tornare a crescere in modo più robusto e, soprattutto, sostenibile l’Europa e l’Italia.

Restando nel nostro Paese, quella del lavoro è tra le riforme strutturali più invocate. In questo dibattito, si è inserito stamani il commento contenuto nell’"European Economics Quartely” a cura dell’Economics Research di Credit Suisse che, relativamente all’Italia, prende atto che le dinamiche del debito siano ampiamente sotto controllo ma identifica nella crescita la chiave per la sostenibilità a lungo termine del debito.

“Nonostante l'alto debito, che dovrebbe raggiungere un picco pari a circa il 130% del PIL, la dinamica del deficit di bilancio dell’Italia appare sotto controllo. Il deficit, che era al 2,8% del PIL nel 2013, dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato su questo livello quest'anno, nonostante i deludenti dati sul PIL: d’altra parte i dati finanziari dei primi otto mesi dell'anno appaiono coerenti con un 2,8% di disavanzo” fanno sapere gli analisti di Credit Suisse Giovanni Zanni e Mirco Bulega, che però poi aggiungono: “Come abbiamo già ripetuto in altre circostanze, la competitività dei prezzi non è probabilmente il problema principale dell'economia italiana. E’ vero che le condizioni relative al credito rimangono rigide, soprattutto per le imprese più piccole, ma le ultime indagini sul credito bancario mostrano dati incoraggianti mentre le recenti decisioni della BCE dovrebbero dare un aiuto importante alle aziende. La riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, così come la liberalizzazione del mercato dei beni e dei servizi di consumo, sono, a nostro avviso, i principali ostacoli a una ri-accelerazione della crescita del Paese: è su questi fronti che il governo Renzi deve focalizzare l'azione”.

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