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Più Europa e meno USA ma preferenza agli emerging markets

23 Settembre 2014 09:05

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rometer di settembre 2014, la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, ha svelato di aver aumentato la quota europea a discapito degli USA.

“Nel nostro portafoglio regionale promuoviamo l’Europa ad un peso neutrale, mentre riduciamo l’esposizione nei confronti degli Stati Uniti. Confermiamo la preferenza per i mercati emergenti. Abbiamo deciso di rafforzare la ponderazione dei titoli europei in quanto le condizioni di liquidità stanno migliorando e negli ultimi mesi gli investitori hanno evitato l’asset class, alleggerendo il loro posizionamento. Anche le valutazioni appaiono meno elevate dopo il periodo di sottoperformance della regione” fanno sapere gli esperti della PSU.

Secondo i quali, se i dati deludenti sulla crescita dell’Eurozona e l’escalation della crisi fra Russia e Ucraina gettano un’ombra sui mercati, la debolezza congiunturale aumenta le probabilità che nei prossimi mesi la BCE vari ulteriori misure di stimolo monetario per ridare fiato alla ripresa.

La prospettiva di nuove iniezioni di liquidità rappresenta un potente elemento di sostegno per le borse europee, favorite inoltre dal calo dell’euro (–5% contro il dollaro USA da maggio). Questi fattori positivi dovrebbero contribuire a colmare il divario di performance fra il mercato europeo e quello americano. Per gli esperti della PSU, gli Stati Uniti godono ancora di solidi fondamentali: l’attività manifatturiera si intensifica e gli utili aziendali evidenziano una crescita robusta. Tuttavia, l’economia comincia a perdere slancio. I titoli sono saliti ai massimi storici in seguito alla forte crescita del PIL nel secondo trimestre (+4,2%) e le valutazioni cominciano ad apparire elevate. Sul mercato incombe inoltre il rialzo dei tassi di interesse USA dopo la conclusione del programma di acquisto di obbligazioni della Fed, verso fine anno.

“Abbiamo quindi deciso di sottopesare il Paese. Manteniamo invece un posizionamento neutrale sul Giappone. Le valutazioni appaiono ragionevoli ma vediamo segnali di stallo dell’economia. La Bank of Japan (BoJ) ha prospettato un ampliamento del massiccio programma di stimolo, ma la tempistica è ancora incerta. Sinora, inoltre, la terza freccia delle riforme strutturali prevista dal piano per la crescita del Primo Ministro Shinzo Abe non ha dato i frutti sperati. Malgrado questa battuta d’arresto temporanea, lo scenario a medio termine ci sembra positivo grazie ad una serie di fattori: la debolezza dello yen, una migliore corporate governance e la probabile rotazione degli investitori istituzionali verso il mercato azionario” puntualizzano gli specialisti della PSU.

I Paesi emergenti presentano tuttora buoni fondamentali, ma la PSU ha preferito ridurre il sovrappeso dell’asset class in considerazione di performance superiori rispetto a quelle dei mercati avanzati da marzo e di un sentiment diventato più neutrale. Nel medio periodo la PSU conferma un giudizio positivo in previsione di una ripresa delle economie emergenti nella scia dell’accelerazione dell’attività a livello globale. La posizione di maggiore sovrappeso resta quella sulla Cina.

“Nella nostra ripartizione settoriale privilegiamo tuttora le aree cicliche che verso fine anno dovrebbero beneficiare di una robusta crescita globale. I titoli ciclici presentano inoltre valutazioni allettanti rispetto a quelli difensivi” argomenta la PSU che poi conclude” “Sovrappesiamo l’energia sia alla luce di prospettive più favorevoli per il petrolio nel quadro di persistenti rischi geopolitici, sia in considerazione dei prezzi delle commodity, attualmente al livello più basso del recente intervallo di contrattazione. Il settore energetico risulta inoltre il più conveniente in base alle nostre valutazioni. Gli altri settori sovrappesati sono materiali, industria e finanza. Abbiamo invece sottopesato i beni voluttuari, dove vediamo valutazioni elevate e una decelerazione degli utili. In base alle valutazioni ribadiamo infine la nostra preferenza per le large cap rispetto a mid e small cap”.

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