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Il risparmio gestito resta centrale per le banche italiane

2 Ottobre 2014 15:45

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ultime settimane i quotidiani finanziari hanno riportato con grande risalto le notizie riguardanti le prospettive future di due importanti società di gestione italiane: Pioneer Investments, del gruppo Unicredit, e Eurizon Capital, che fa capo invece a Intesa Sanpaolo.

UniCredit, lo scorso 23 settembre, ha deciso di avviare colloqui in esclusiva con il gruppo bancario spagnolo Santander con l'obiettivo di creare una società comune nell'asset management frutto della fusione di Pioneer e di Santander Asset Management.
Questo nuovo polo integrato d’investimento vedrà azionisti, con il 33% sia UniCredit che Santander, mentre il restante 33% sarà suddiviso tra i due fondi di private equity Warburg Pincus e General Atlantic che oggi condividono il 50% di Santander Asset Management, non posseduto dal gruppo spagnolo: questi due fondi, nei prossimi anni, probabilmente tramite una Ipo, dovrebbero dismettere le loro quote. Il nuovo gruppo di asset management che si creerebbe potrebbe contare su un patrimonio in gestione di circa 350 miliardi di euro, posizionandosi tra i primi 15 player in Europa e i primi 25-30 nel mondo: un colosso del risparmio gestito che potrà disporre di una rete distributiva di oltre 21.000 sportelli con forti presenze in Europa, Sudamerica e Stati Uniti.

Nel caso invece di Eurizon Capital, Intesa Sanpaolo ha annunciato il 30 settembre l’avvio di una piattaforma per l’asset management nella quale far confluire anche i fondi di altri grandi firme del risparmio gestito internazionale: fonti vicine alla banca hanno indicato in BlackRock e Fidelity due dei partner ideali in questa partnership.

Queste grandi manovre nell’asset management italiano evidenziano alcuni importanti spunti di riflessione. La prima riguarda la riconferma del ruolo centrale, anche per il lungo periodo, dell’asset management nell’ambito delle grandi banche italiane. Federico Ghizzoni, Ad di Unicredit, ha sempre sottolineato che l'asset management è strategico per il gruppo bancario da lui guidato ma di essere disposti a rinunciare al 100% di Pioneer a fronte di un progetto di grandi prospettive. Stesso discorso per Intesa Sanpaolo.

In pratica, le grandi banche italiane guardano al lungo termine e riconoscono che il risparmio gestito dovrà necessariamente rappresentarne un architrave del loro modello di business. La seconda riflessione, invece, attiene alla valorizzazione delle partecipazioni dell’asset management in portafoglio.
Trattandosi di società non quotate, il valore di Pioneer e Eurizon coincide praticamente con il prezzo di costo mentre una loro fusione con altri asset manager creerebbe un ingente plusvalore. Per esempio, nel caso di Pioneer è stato stimato che il beneficio sul capitale di Unicredit sarà di 20-25 punti base: un aspetto anche questo non secondario alla luce delle valutazioni della solidità delle banche in ambito europeo.
La terza considerazione è relativa all’importanza di collegare, in modo sinergico e strutturale, il risparmio degli italiani allo sviluppo della economia del Paese tramite, per l’appunto, il valore aggiunto del risparmio gestito. Con le operazioni annunciate in queste ultime settimane, le due più importanti banche italiane puntano a gettare le basi per consentire questo collegamento. Tuttavia, per produrre i frutti sperati, l’industria italiana dell’asset management dovrà essere messa in condizione di disporre di strumenti finanziari ad hoc (come i PIR, piani individuali di risparmio, e gli ELTF, i nuovi fondi d’investimento a lungo termine che, grazie anche al recepimento della direttiva AIFM, potrebbero favorire una accelerazione nel processo di avvicinamento tra fondi comuni e PMI) e opportuni incentivi fiscali che invoglino le famiglie a impiegare i loro risparmi in fondi strutturati per lo sviluppo delle imprese italiane nel medio lungo periodo.

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